anarchicipistoiesi

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Milano,6 giugno:incontro,concerto e discussione, a Villa Vegan

Pur rilevando varie criticità nel testo di indizione, che non condivido in pieno, pubblico l’iniziativa che reputo interessante, soprattutto alla luce dei precedenti incontri padovani cui ho partecipato e che ho ritenuto utili ed importanti per i temi trattati e per la qualità del dibattito.

CONCERTO BENEFIT PER ALFREDO E NICOLA

Sabato 6 / 6 / 6 bands!

Dalle ore 15 discussione su metodo ed organizzazione delle lotte

anarchiche:

Partendo da una prospettiva anarchica ed ecologista, intendiamo concentrarci su ciò che potrebbe dare respiro alla nostro anelito di rivolta contro il dominio.

Senza voler abbassare i contenuti e i metodi che ci sono propri e che non mirano al consenso, ci chiediamo come portare avanti una lotta che mantenga intatta la nostra tensione, ma che non sia unicamente (ma anche) condotta attraverso l’azione diretta distruttiva.

Prendendo come spunti esperienze come la resistenza della foresta di Hambach, l’opposizione al CPT di S. Foca a Lecce, la lotta contro la costruzione della maxi-prigione di Bruxelles e le campagne SHAC e

chiudere Morini, tenteremo di capire come impostare un tipo di lotta simile sviscerando i punti critici, o ancora se è possibile la convivenza di pratiche con natura ed incisività diverse senza che entrino in contrasto tra di loro.

Proposta di discussione sul rilancio della lotta alle nocività
da una prospettiva ecologista radicale anarchica

A partire da quanto emerso nell’ambito di due discussioni precedenti (i dibattiti svoltisi a Padova alla Marzolo Occupata il 29-30 novembre 2014 e il 21-22 febbraio 2015 in occasione di due giornate benefit rispettivamente per Gianluca e Adriano e Daniele e Francesco), vorremmo proseguire il dibattito che ne è emerso con lo scopo di rilanciare la lotta alle nocività. Nei primi due incontri si è avuto modo non solo di affrontare criticamente alcune esperienze di lotta attuali (es. Valsusa), ma anche di chiarire, tra i/le presenti, ciò che, nell’approcciarci ad una lotta che coinvolga anche altrx oltre noi stessx, rifiutiamo, tra cui:

la ricerca di rapporti con comitati e/o gruppi di cittadini vagamente contrari ad un’opera nociva

qualsivoglia tentativo di entrare all’interno di lotte esistenti con l’intento di radicalizzarle e indirizzarne l’incedere
l’allargamento delle lotte solo sulla base della condivisione dell’obiettivo, senza tenere in conto le prospettive, i metodi, le motivazioni e le affinità che ne conseguono.

In base a queste poche premesse, intendiamo ora concentrarci su quello che potrebbe dare un ulteriore respiro alla nostra tensione di rivolta contro il dominio. E’ possibile e auspicabile una lotta che, non abbassando i contenuti e i metodi che ci sono propri e non mirando alla ricerca di consenso, non sia condotta unicamente (ma anche) attraverso l’azione diretta distruttiva? Come impostare un tale tipo di lotta e quali sono gli eventuali punti critici?

Prospettiva e organizzazione.

Vogliamo provare a immaginare una situazione ipotetica: poniamo che tra un anno si abbia notizia del progetto di creazione di una nocività. Dati i pochi numeri di persone affini intenzionate a impedirne la realizzazione, ci interessa interrogarci su come potersi muovere, da un lato con una certa tempestività – senza ritrovarsi a dover inseguire gli eventi –, dall’altro facendosi trovare prontx a costruire una lotta da zero. Ragioniamo per ipotesi, ma alcune esperienze di lotte già esistenti o passate possono darci qualche spunto di riflessione per quanto riguarda i metodi utilizzati (es. lotta della foresta di Hambach, lotta contro la costruzione della maxi-prigione di Bruxelles, lotta contro il CPT S. Foca di Lecce, campagne SHAC e Chiudere Morini).

Ci preme sottolineare la prospettiva ecologista dalla quale partiamo, tesa a criticare l’abitudine di isolare il contesto sociale umano dalla sua connessione con il resto del pianeta. Molte lotte contro le nocività vedono impegnatx gli/le stessx anarchicx all’interno di una prospettiva parziale: si lotta da una prospettiva banalmente anticapitalista o anticivilizzazione? La prospettiva da cui partiamo porta con sé una critica radicale dell’esistente, cioè comprende una critica della tecnologia? Questa critica si limita alla rivoluzione industriale e ai suoi effetti sociali più superficiali, oppure risale alla mentalità antropocentrica, patriarcale, militarista che vi sta dietro?

Alcuni esempi di lotte con prospettive e contenuti a noi affini da citare possono essere quella portata avanti recentemente a Pisa contro lo sversamento di acque radioattive o la campagna iniziata qualche anno fa dalla Coalizione Contro le Nocività contro EFSA. Lotte che però hanno avuto vita molto breve, per cui ci sembra importante valutare i motivi del loro rapido esaurirsi formulando ipotesi e possibili soluzioni per non trovarsi impreparatx ad affrontare gli stessi problemi in futuro: difficoltà a rialzarsi dopo i colpi repressivi? Eccessiva distanza sul territorio delle persone affini attive in quella lotta, o distanza dall’obiettivo prescelto? Eccessivo coinvolgimento e carichi di responsabilità su alcune persone anziché distribuiti orizzontalmente? Si era scelto un obiettivo troppo grande per le forze che si potevano mettere in campo? Quell’obiettivo aveva scarsi collegamenti (filiali, finanziatori, clienti ecc.) sparsi sul territorio così che difficilmente la lotta si sarebbe potuta espandere anche lontano dal suo centro?

Emerge anche la questione di come scegliere strategicamente obiettivi e metodi per utilizzare al meglio le proprie energie e non disperderle. Ci interessa comunicare con l’esterno i contenuti e gli obiettivi della nostra lotta? A chi e a quale scopo? Come effettuare preventivamente una ricerca approfondita sul nostro obiettivo che permetta ai/le suoi vari nemicx di mettere in atto un’ampia varietà di pratiche e di agire con maggiore fantasia? Una volta chiarito che le nostre pratiche mirano a mettere i bastoni tra le ruote ai nostri nemici e non alla ricerca di consenso verso l’esterno, le varie possibili pratiche di disturbo messe in atto possono convivere l’una con l’altra per rafforzare la lotta senza delegittimarsi a vicenda, pur non volendo porre sullo stesso piano metodi con natura e incisività diverse, né esaltarne solo alcuni delegittimandone altri?