Torino – Occupato cortile Croce Rossa per assemblea contro i Cie

 Pur se passata, iniziativa degna di menzione:

I partecipanti all’assemblea contro i
Cie hanno ritenuto opportuno svolgere l’incontro in uno dei centri
nevralgici della Croce Rossa Italiana, diretta artefice e responsabile
delle torture inflitte alle persone private della libertà nei moderni
lager di Stato. Pertanto un appello rivolto a tutti coloro che
intendono opporsi agli strumenti xenofobi di morte e segregazione a
recarsi immediatamente in via Bologna 171 presso la sede della CRI di
Torino.

segue appello iniziativa:

UN MESE DI LOTTA CONTRO I C.I.E.

Lo
scorso 8 agosto sono entrate in vigore le nuove leggi razziali chiamate
Pacchetto Sicurezza, che tra l’altro prevedono l’aumento da due a sei
mesi del tempo massimo di reclusione degli immigrati nei Centri di
Identificazione ed Espulsione (Cie).

Già lo
scorso marzo rivolte e tentativi di evasione avevano bloccato una legge
simile. Ora il governo ci ha riprovato, e sono ricominciate anche le
proteste all’interno dei Cie: dall’8 agosto in avanti a Gradisca,
Milano, Torino, Lamezia, Bari, Brindisi, Modena i reclusi si sono in
vario modo rivoltati, diversi sono riusciti a fuggire e grazie alla
loro lotta la capienza complessiva dei Centri si è ridotta, seppur
temporaneamente, di almeno 100 posti e la macchina delle espulsioni
fatica a funzionare.

In
particolare dopo la rivolta che ha semidistrutto il Centro di via
Corelli a Milano quattordici reclusi sono stati arrestati (e due nei
giorni successivi a Bari): gli accusati di Milano stanno affrontando un
processo che grazie alla loro determinazione e alla solidarietà esterna
si sta trasformando in un atto di accusa contro i Cie e chi li
gestisce. Sin dalla sua ripresa il 21 settembre occorrerà mobilitarsi
per continuare su questa strada.

Proponiamo
un incontro per fare il punto della situazione, ascoltare contributi
audio e testimonianze, valutare come sostenere nel modo migliore le
prossime ribellioni. Perché la nostra battaglia è lunga e difficile, ma
può essere vinta.

Libertà  per tutti! Guerra ai razzisti! Fuoco alle prigioni!

Martedì  8 settembre 2009

Presso il cortile della Croce Rossa Italiana in via Bologna 171 attualmente occupato!!!

ore 19.30 aperitivo benefit spese legali detenuti CIE di Milano

ore 21.00 assemblea


Il prossimo appuntamento per decidere le nuove iniziative di lotta sara’

mercoledi’ 9 settembre – ore 21.30

presso la sede di Radio Blackout in via Cecchi 21/A – Torino

 

Pavia – Muore in carcere dopo sciopero della fame

fonte: ANSA

PAVIA – E’ morto dopo un lungo sciopero della fame, iniziato oltre
un mese fa, un detenuto tunisino di 42 anni, che era rinchiuso nel
carcere di Torre del Gallo a Pavia. L’uomo è deceduto due giorni fa al
policlinico San Matteo di Pavia, dove era stato ricoverato per
l’aggravarsi delle sue condizioni. Il tunisino aveva deciso di
intraprendere lo sciopero della fame dopo che aveva saputo di una nuova
condanna emessa contro di lui per un’accusa di violenza sessuale. Una
sentenza che il nordafricano ha contestato, sino a decidere di
interrompere l’assunzione di cibo e bevande. Sono stati inutili i
tentativi del responsabile del carcere di convincerlo a mangiare. Sulla
vicenda sono ora in corso accertamenti da parte dell’autorità
giudiziaria.

Arrapound Smascherati!!

460_0___30_0_0_0_0_0_cb9f_1.jpg

Dai
colloqui riservati dei dirigenti: un’organizzazione ipercentralizzata
con doppi livelli, la paura degli infiltrati, il servizio d’ordine e i
rapporti con la Digos
Saverio Ferrari – Osservatorio democratico – 09/07/2009

Duemila tesserati e migliaia di simpatizzanti, sedi su tutto il
territorio nazionale, 15 librerie, otto associazioni sportive, una web
radio con 25 redazioni in Italia e dieci all’estero”. Con queste parole
Gianluca Iannone, presidente di Casa Pound Italia, il 22 giugno scorso
ha introdotto i risultati raggiunti dall’associazione, festeggiando il
primo anno di attività, a Roma ad Area 19, una delle quattro
occupazioni poste sotto l’egida del gruppo.
È stata anche l’occasione per sottolineare come ben 150 siano state le
conferenze organizzate e che a Casa Pound Italia fanno ormai
riferimento “dieci gruppi musicali, una compagnia teatrale, una
galleria d’arte e un circolo di cultura cinematografica”, ma
soprattutto il Blocco studentesco che “ha conquistato 120
rappresentanti alle Superiori e 37 mila voti solo a Roma con una media
del 18% dei consensi”. “È stato un anno intenso” – ha concluso Iannone
– “che ha portato a risultati che vanno oltre quanto sperassimo, a
cominciare dalla capacità del Blocco studentesco di guidare la protesta
contro la riforma Gelmini”. Un giudizio decisamente ben oltre il vero
anche se è indubbio che questa realtà di Casa Pound nel suo complesso
rappresenti un fenomeno in crescita. Quasi un piccolo evento mediatico.
I riconoscimenti a destra si sprecano: solo negli ultimi mesi la sede
romana di via Napoleone III ha ospitato, a febbraio, la presentazione
di un libro dell’ex brigatista rosso Valerio Morucci con Giampiero
Mughini e il vicecapogruppo del Pdl in Campidoglio Luca Gramazio,
occasione per lanciare un appello a “mettere fine al meccanismo
diabolico dell’antifascismo”, e successivamente il 2 aprile, la
proiezione del film-documentario apologetico su Bettino Craxi “La mia
vita è stata una corsa”, con tanto di intervento della figlia, nonché
attuale sottosegretario agli esteri, Stefania Craxi.
Recentemente è stato anche pubblicato dalle edizioni Contrasto un
interessante libro foto-giornalistico su Casa Pound: “OltreNero. Nuovi.
Fascisti. Italiani” di Alessandro Costelli e Marco Mathieu. Una ricerca
più antropologica che politica. Ultima in ordine di tempo, a fine
maggio, l’intervista su l’Altro a Giancarlo Iannone da parte di Ugo
Maria Tassinari, da sempre loro entusiastico sponsor, che ha suscitato
non poche critiche e rimostranze a sinistra.
Ma dietro le quinte la realtà sembra ben diversa da quanto appaia. Non
proprio nuova, si potrebbe dire, anzi, decisamente datata. Sulla base
di alcuni colloqui riservati, raccolti casualmente, sfuggiti via
internet all’uso esclusivo dei dirigenti, emergerebbe, infatti, non
proprio la dimensione di un universo così originale, scevro da dogmi e
aperto al dialogo con tutti.
Il dibattito interno a cui ci riferiamo è dell’aprile scorso. Ebbene,
il capo, ovvero Gianluca Iannone, dietro lo pseudonimo di Geronimo, nel
relazionarsi con i dirigenti locali sparsi sul territorio, così
illustra e detta le linee organizzative: “Le comunità vanno strutturate
in cerchi concentrici, il primo deve essere il direttivo, il secondo
cerchio deve essere quello della comunità e poi i vari cerchi con tutti
gli altri. Per comunità intendo un insieme di persone che mantengono un
segreto, uno zoccolo duro serrato, fido, agguerrito…”. Il terrore è
quello delle infiltrazioni: “Siate sempre diffidenti” – dice – “occhio
soprattutto a vecchi camerati di vecchie organizzazioni che si
riaffacciano dal nulla. Noi vi fidate di nessuno. Siamo una foresta che
cresce . Occhio ai parassiti”.
In questo quadro, tra citazioni di Alessandro Pavolini e altri, si
invita tutti a “dare informazioni il meno possibile”. “Chi vuole
conoscerci realmente” – queste le conclusioni – “chiama e si fissa un
appuntamento. In questo periodo dobbiamo essere molto selettivi”.
Anche il mondo delle curve è vissuto con un certo sospetto: “Se inteso
come contenitore per aggregare e poi formare al di fuori, lo stadio è
fondamentale e ho grande rispetto per i gruppi perché anche noi ne
abbiamo uno forte e radicato”, ma “gli stadi pullulano di infiltrati.
La politica trasportata nello stadio porta dietro un sacco di controlli
e situazioni con le forze dell’ordine”. L’impianto sembrerebbe quello
già sperimentato delle formazioni neofasciste degli anni Settanta,
ipercentralizzate e compartimentate, con doppi livelli, impermeabili e
pronte allo scontro non solo politico. “Ogni regione” – è sempre
Iannone a parlare – “deve avere un minimo di 10 elementi facenti parte
del servizio d’ordine nazionale che faranno capo direttamente al
coordinatore regionale e al sottoscritto. Compito dei coordinatori
regionali è individuare gli attivisti più portati a discipline marziali
e unirli sotto il servizio d’ordine locale. Il servizio d’ordine deve
essere basato su un reale allenamento settimanale e una serie di
letture mirate che saranno comunicate in seguito. Bell’aspetto
(interiore ed esteriore) e sangue freddo sono solo i primi due
requisiti per accedere a questa struttura che avrà riunioni nazionali e
compiti delicati. Appartenere al servizio d’ordine è un onore che non
tutti possono rivestire. Scegliete bene”.
C’è dunque un piccolo Duce al vertice di Casa Pound che tutto decide e
comanda, ma soprattutto sarebbe interessante sapere a cosa dovrebbe
servire un servizio d’ordine e quali siano “i compiti delicati” di cui
si parla. Anche alla luce di alcune inquietanti ammissioni in relazione
ai rapporti non sempre conflittuali che sembrerebbero intercorrere tra
alcune sedi di Casa Pound e le Digos locali. “Solita amicizia con la
Digos” – comunica il responsabile di Siena a cui fa da sponda Perugia –
“Qua la situazione è la solita, fanno gli amiconi e i cammarati”.
Storie già sentite. Anche queste.

http://anarchicicarpi.noblogs.org/