Pistoia: SLEB(PD)EST, la militanza radical chic e lo schifo che provoca

 

Nell’anno del doSenzanomeminio 2014, mentre diventa sempre più palese quale sia la vera faccia dell’istituzione, ovvero quella del gendarme a guardia degl’interessi economici di multinazionali e dei grandi devastatori; in quel 2014 germinato sull’humus degli arresti, dei pestaggi e delle incriminazioni dei ribelli all’oppressione e alle devastazioni; in quel 2014 che sancisce ancor più la ridicolezza di partiti e politicanti, in questo 2014 che sarà anno di guerra interna…proprio in questo anno che quasi ovunque ha segnato la strada in Pistoia, abulica cittadina come invero ce ne sono tante (troppe), abitata da tanti (troppi) schiavi incoscienti della propria condizione, che difendono con forza le proprie catene in cambio della possibilità che gli vengano solo allentate un minimo, e da tanti (troppi) rassegnati della lotta, il ridicolo prende forma nella creazione di un’associazione nata dalle ceneri dello Spazio liberato ex Breda est, ricettacolo che servirà per andare alla contrattazione per l’assegnazione di uno spazio che verrà gentilmente elargito dal rampante sindaco Bertinelli, anfitrione del locale PD, quel partito che a livello globale avalla la TAV e qualsiasi altra opera di distruzione, che invoca sempre più spesso i manganelli dei birri e la mano ferma dei giudici contro chi occupa case (Torino, Firenze…), chi lotta contro le devastazioni ambientali (Valsusa, Pisa, Livorno, ecc…), chi si batte per il proprio diritto di ESSERE. Che tristezza…Nella città che ha visto nascere i Silvano Fedi, i Manzini, i Mascii, i Gozzoli, ci troviamo ora a dover assistere a questo spettacolo che si pone al di fuori di ogni ambito di decenza militante; al grido (sottovoce) di “a Pistoia non si può fare altrimenti” si cede al compromesso con l’autorità, la si legittima riconoscendola, si entra a farne parte…poco più di un circolo arci…molto di diverso rispetto alle tante esperienze slegate dagli ambiti di dominio che stanno nascendo come funghi in tutta Italia e che la repressione, con l’avallo, il plauso e i gemiti estatici del partito amico PD, colpisce con sempre più violenza.

Ogni scelta ha un peso, questa anche. Hanno deciso di percorrere la comoda strada del dissenso pacificato, dell’acquiescente accettazione della lunga mano dell’autorità che tutto controlla, non solo spazi fisici, ma anche quelli mentali. Ogni ambito dell’esistente.

Certo così è più facile, inoltre ci si pulisce la coscienza, meglio un’azione castrata che l’inazione…ebbene no! Meglio un dignitoso osservare che un agire legittimante l’apparato di oppressione. Meglio la pavidità che la complicità.

Non possiamo che manifestare, pur lontani e dispersi per mezz’Italia ed Europa, tutto lo schifo che questa situazione ci provoca. Per conto nostro continueremo a lottare fuori dall’autorità, fuori dallo stato, fuori dalle carte bollate, con ogni mezzo necessario e accada quel che accada per noi stessi e per quelli che con noi vogliono creare qualcosa di diverso, libero, imprevisto, nuovo, fresco. Contro lo stantio olezzo dell’autorità e di chi gli si prostra ai piedi, per l’Anarchia!

Anarchici Pistoiesi

Pisa – Perquisizione al Garage Anarchico

Pisa: perquisizione al Garage Anarchico

Su un piatto della bilancia l’ennesimo progetto latore di distruzione e avvelenamento, tanto abominevole quanto concreto; gli sforzi di presentarlo quale ordinaria amministrazione, quale “lieto fine” dell’avventura nucleare italiana, mal celano l’abominio di un’eredità che contiene in sé il peso di una millenaria civilizzazione e domesticazione dell’esistenza. Stiamo parlando dello sversamento, iniziato lo scorso ottobre e tuttora in corso, di 750.000 litri di acqua radioattiva nel canale dei Navicelli, un canale che da Pisa sbocca nel mare vicino a Livorno; l’acqua proviene dalla piscina di raffreddamento del reattore nucleare sperimentale del CISAM (Centro Interforze Studio e Applicazioni Militari) in fase di smantellamento.
Sull’altro piatto un manipolo di oppositori, i quali, scansati i professionisti del dissenso democratico e delle vie istituzionali, si sono organizzati e hanno provato a spostare l’ago della bilancia. Vari i tentativi da parte degli anarchici di smerdare la campagna mediatica sulla trasparenza del procedimento, portata avanti dal CISAM in collaborazione con ARPAT, campagna a colpi di rassicurazioni, dati, e ovviamente di falsità, ipocrisie e quell’odiosa tranquillità di chi avvelena la Terra e pretende docile silenzio in cambio di partecipazione e morte. E così: presidi, concerti, volantinaggi, manifestazioni di piazza… Poco, tuttavia, hanno raccolto in termini di riscontro.
In tutto ciò, qualcheduno ha pensato bene di esprimere il proprio dissenso in altri modi: prima è comparso un manifesto, sui muri della città, che usando i loghi di ARPAT e Comune di Pisa metteva in allerta la popolazione circa i pericoli connessi a un tale sversamento, poi, il 26 novembre, un gruppo di  “ignoti incappucciati” che ha fatto irruzione all’ARPAT sbattendo in faccia agli impiegati della devastazione ambientale le proprie responsabilità, lasciando scritte e uscendo prima dell’arrivo delle forze dell’ordine.
L’ago della bilancia non ha neanche sussultato, questo è chiaro a tutti: di fronte a chi ci propina morte e devastazione c’è stato solo uno stizzito rigurgito di rabbia, niente di più. Altro sarebbe restituire ciò che questi signori elargiscono, come alcuni dei nostri generosi compagni hanno saputo fare: Alfredo e Nicola azzoppando Roberto Adinolfi, Marco Camenisch sabotando con la dinamite i cantieri delle centrali atomiche, e tanti altri ribelli, in passato come adesso, opponendosi, con una miriade di lotte diverse, alla morte nucleare.
Non è mancata, rapida, la reazione da parte delle istituzioni che hanno condannato il gesto come opera dei soliti “professionisti del terrore”, invocando solerte la grave mannaia della repressione a stroncare gli animi di questi incappucciati che hanno osato esprimere conflittualità in un contesto pacificato, dove lamentele e istanze vengono sapientemente recuperate. Ed eccola la “mannaia” (in questo caso ricorda più un giocattolino di plastica che una vera e propria mannaia): il 4 febbraio scorso, agenti della DIGOS di Pisa hanno perquisito le abitazioni di una compagna e un compagno del Garage Anarchico nonché la sede stessa. Alla ricerca di prove schiaccianti hanno sequestrato abiti, computer, hard disk, opuscoli, volantini, dossier e copie del foglio locale Controtempo. Le accuse contestate sono: minaccia a pubblico ufficiale, imbrattamento, falso e procurato allarme.
Il sistema produce, sfrutta, inquina, contamina e si arricchisce, mentre le conseguenze di questi processi si manifestano nell’acqua che beviamo, nell’aria che respiriamo, nel cibo di cui ci nutriamo. Tutto ciò non merita altro che odio e rabbia, motori di una risposta organizzata contro questa faccia tanto malvagia quanto vigliacca e disgustosa del dominio tecno-industriale.
Per conto nostro, ribadiamo la ferma volontà di continuare a contrastare questo progetto. La loro mannaietta di plastica non può che rompersi sulle nostre teste dure.
Non un passo indietro!
Solidarietà rivoluzionaria con i compagni prigionieri in lotta!

Garage Anarchico

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Da parte nostra, ovviamente, solidarietà complice ed incondizionata. Guerra a chi devasta e violenta l’ambiente, per l’Anarchia!

Insuscettibili di ravvedimento pistoiesi.