[Bo] Proiezione ‘DIVIDE et IMPERA’

 

Proiezione del video sulle nuove politiche di controllo e repressione dei/lle migranti

+ discussione e condivisione di pratiche ed esperienze di lotta contro i C.I.E.

presente un INFOPOINT e una mostra contro i Centri di detenzione per migranti

Aula_C
SCIENZE POLITICHE, Strada Maggiore – 45
[ B O L O G N A ]

Non siamo schiaviā€¦

(Alfredo M. Bonanno e Christos Stratigopoulos sono rinchiusi nel carcere di Amfissa, a centocinquanta chilometri da Atene. Un carcere fatiscente, nel quale le condizioni detentive sono vicine a quelle di un campo di concentramento, tanto da essere soprannominato “il crematorio”. Sono stati rinviati a giudizio e aspettano il processo. Chi volesse scrivere loro può farlo inviando la corrispondenza a: Tzamala 3 – 33100 Amfissa – Greece. Il manifesto che vi abbiamo appiccicato qua sopra è – da quel che sappiamo – il primo scritto abbastanza sensato e significativo che sta circolando in Italia a proposito del loro arresto. Ci piace pubblicarlo qui, mescolandolo ai nostri racconti quotidiani di sommosse, evasioni e rivolte, proprio a dimostrare che “la dignità offesa che scaccia la disperazione e  si trasforma in azione” non è una esortazione colma di speranza ma un fatto già concreto e che di processi insurrezionali in corso, bene o male, qualcuno ce n’è. Circoscritti e limitati quanto si vuole, ma meglio spendersi in questi che invecchiare aspettando i prossimi – sicuramente più vasti e puri e distruttivi –, magari lamentandosi a voce alta nell’attesa. Vi invitiamo dunque a scaricare e far circolare questo manifesto. E se poi avete voglia di leggere un po’, date una occhiata a questi brevi passaggi sulla “solidarietà” con i prigionieri, stralci di un articolo pubblicato proprio sulla rivista di Alfredo poco prima del suo arresto. Potrebbero essere un nuovo inizio di una vecchia discussione.)

Roma – Parco Schuster, vernice rossa su opere dedicate ai caduti

 

Questa mattina all’interno del Parco Schuster, nei pressi della Basilica di San Paolo fuori le mura, nell’area dedicata ai caduti italiani nelle missioni di pace in Iraq e Afghanistan, alcuni vandali hanno gettato della vernice rossa ad alta resistenza su due lapidi (una alle vittime in Iraq e l’altra a quelle in Afghanistan, quest’ultima inaugurata il 17 ottobre 2009), su due delle 19 steli del monumento ai caduti di Nassirya e sul marmo antistante l’opera stessa. E’ stato, inoltre, trovato un volantino con la scritta "Da Nassirya a Mattarello, guerra alle guerre dei padroni".

Rivolte, evasioni, processi e proteste. Da Torino, Milano, Brindisi e Roma

 

Torino, Milano, Brindisi… e ritorno

Dopo gli arresti di diversi reclusi nei Cie di Torino e Milano, il Ministro dell’interno Roberto “non c’è nessun problema” Maroni pensava di partire tranquillo verso la Libia, senza pensare alla minaccia di queste rivolte “di chi sta lì e non ci vuole stare”. E invece, a guastargli la visita, arriva oggi la notizia di una rocambolesca evasione dal Cie di Brindisi, domenica sera, preceduta da una bella sommossa. Non abbiamo più contatti da quelle parti, a dimostrazione del fatto che queste rivolte non hanno certo bisogno di sovversivi fuori per scoppiare, per cui vi ricopiamo la notizia così come la leggiamo dal sito di un giornale.

Quattro arrestati e una decina di extracomunitari fuggiti: è il bilancio della sommossa scoppiata la notte scorsa nel Centro di identificazione ed espulsione di Restinco, a Brindisi. Una cinquantina i nordafricani che vi ha preso parte, quasi tutti bloccati dalle forze di polizia. Il gruppo di ribelli ha aperto il cancello interno della struttura e, dopo essersi fatto strada con il lancio di sassi e di oggetti contundenti, tra cui un estintore, ha ingaggiato una lotta corpo a corpo con le forze dell’ordine. Una decina gli extracomunitari che è riuscita a fuggire, quattro quelli arrestati con l’accusa di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento. Si tratta di un marocchino di 30 anni e di tre tunisini di 37, 22 e 33 anni. Tre i militari lievemente feriti.

 

Nel frattempo, al Cie di Torino, non si può certo dire che sia tornata la calma. Questa sera i reclusi hanno gettato a terra l’immondizia per protestare contro la mancanza di riscaldamento, di coperte, di acqua calda e contro il caro-spesa. La protesta è rientrata solo quando un’ispettrice ha promesso che da domani si cambia. Per comprendere le ragioni di questa protesta, ascolta l’intervista a due reclusi del Cie di corso Brunelleschi a Torino. Il secondo è Mimì, lo conoscete già. Il primo è Tawfik, entrato da poco nel Cie di Torino, nonostante abbia in mano un regolare permesso di soggiorno.

Ah! Dimenticavamo. C’è uno dei protagonisti di questa settimana di fuoco in corso Brunelleschi che sembrava uscito di scena già da ieri mattina. Sul momento sospettavamo fosse stato espulso per vendetta, oppure trasportato in qualche Cie – il più lontano possibile. E invece no, la direzione del Centro, semplicemente, aveva deciso di liberarlo: zitta zitta, per non dover ammettere la propria sconfitta. Si tratta di S., il recluso appena trasferito da via Corelli che aveva dato il fuoco alle polveri della rivolta di mercoledì scorso. Testardo e incontenibile, ora finalmente è a casa sua, libero.

Sul processo ai ribelli di Corso Brunelleschi

Aggiornamento 9 novembre. Si è svolta dentro al Palazzo di Giustizia di Torino l’udienza contro Adel, Mohammed e Maathi. Il giudice ha convalidato gli arresti, ma ha disposto la scarcerazione degli imputati. I tre, dunque torneranno nelle gabbie di Cso Brunelleschi già da questo pomeriggio. L’aula era gremita di solidali, che hanno esposto a fine udienza uno striscione contro i Centri. Il prossimo appuntamento in Tribunale è per il 20 novembre prossimo, quando Adel sarà processato – questa volta con Mustafà e Amin – per il tentativo di evasione del 27 settembre scorso.

Ascolta il servizio trasmesso da Radio Blackout alla fine dell’udienza: http://www.autistici.org/macerie/?p=22053

Vi invitiamo a continuare a scrivergli, ma attenzione che ora l’indirizzo è quello del Cie: via Mazzarello, 31 – 10142 Torino. I loro nomi sono Adel Ben Fdhila, Maati Boumesa, Mohammed Ben Alì.

Sul processo ai ribelli di Via Corelli

Aggiornamento 9 novembre. L’udienza contro i quattro reclusi, accusati di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale inizia la mattina e si conclude nel tardo pomeriggio con la disposizione della custodia in carcere per tutti, nonostante siano tutti incensurati. Sono tutti giovanissimi, e uno di loro addirittura ha dichiarato di avere compiuto 18 anni il giorno stesso dell’arresto, e quindi sarebbe stato rinchiuso ancora minorenne in via Corelli. Dei quattro, tre sono arrivati in Italia da poco più di tre mesi, sbarcati in Sardegna. Portati dal Cie di Elmas direttamente in  via Corelli, e da via Corelli al carcere di S. Vittore, non hanno mai vissuto in Italia un giorno di libertà. Durante l’udienza emerge anche il modo umiliante in cui in quattro sono stati costretti ad inginocchiarsi davanti ai poliziotti e percorrere i corridoi del centro camminando “come le galline”, il tutto condito dai soliti schiaffi. Questa volta, ancora più smaccatamente che in altre, si vede come le accuse siano state totalmente montate ad hoc su quattro dei ragazzi più giovani del centro. Impossibilitati ad entrare nella sezione C, cuore della rivolta, la polizia ha deciso di pescare a casaccio tra i ragazzi dell’altra sezione, la B. L’arbitrarietà dell’arresto ha creato subito una forte solidarietà negli altri reclusi. Ad esempio i loro compagni di sezione, molto legati a questi ragazzi anche per la loro giovane età, si sono subito dati disponibili per testimoniare e promettono di seguire con molta attenzione il processo. La prossima udienza sarà martedì 17 novembre, alle ore nove e trenta, al Tribunale di Milano.

Ascolta un’intervista con l’avvocato che difende i quattro: http://www.autistici.org/macerie/?p=22043

Per chi volesse scrivere lettere e telegrammi di solidarietà, questi sono i nomi dei quattro

  • Karim Zitouni
  • Toufik Webet
  • Samai Bernini
  • Saiffedin Sougidi

c/o Carcere di S. Vittore – piazza Filangeri, 2 – 20123 Milano

Aggiornamento da Ponte Galeria

Aggiornamento 9 novembre. Alla fine la direzione di Ponte Galeria si è decisa a riattaccare la corrente e poi addirittura a spegnere i condizionatori d’aria. Solo che ora i faretti delle stanze rimangono accesi tutta la notte, puntati sulle facce dei reclusi quasi fosse un lunghissimo interrogatorio. Per il resto piove ancora, e di accendere il riscaldamento non se ne parla neanche.

Se avete un attimo di tempo ascoltate questa testimonianza, registrata nel pomeriggio da Radio Onda Rossa: http://www.autistici.org/macerie/?p=21963

Belgio – Arrestati due compagni

Nella notte del 6 ottobre, Goethals Jürgen non è tornato a casa. E ‘stato arrestato per strada dagli sbirri, interrogato da un p.m. e rinchiuso nel carcere di Ghent.
Quello stesso giorno, poche ore prima una banda di fascisti è stata ospitata ancora una volta dalla tollerante città di Ghent. Cosa che, a quanto pare, non è stata apprezzata da tutti. In diversi luoghi le persone hanno espresso il loro disaccordo provocando danneggiamenti contro i simboli di questa società capitalista. In seguito abbiamo saputo che Jürgen è stato accusato d’aver partecipato a queste azioni di protesta.
I giorni successivi, molte persone hanno subito le vessazioni da parte della polizia. Una settimana e mezzo più tardi, viene perquisita la casa di Paolo Melis. Due giorni dopo deve presentarsi al commissariato per essere sottoposto ad interrogatorio. Ma quello stesso giorno, il 21 ottobre, lo arrestano nel pomeriggio sulla strada di casa. Anche lui scompare dietro le sbarre del Nieuwe Wandeling.
Il 9 novembre, la detenzione di Jürgen e Paolo è stata confermata. Il fascicolo è stato inviato al tribunale correzionale; appariranno davanti al giudice entro due settimane.
Non ci fermeremo fino a che non potremo abbracciare i nostri compagni, come e quando vorremo.
Jürgen e Paolo liberi!
Contro ogni forma di detenzione!
Per la distruzione del carcere e il suo mondo.

Gli indirizzi dei due compagni:
Jürgen Goethals
Nieuwe Wandeling 89
9000 Ghent
Belgio

Gian-Paolo Melis
Nieuwe Wandeling 89
9000 Ghent
Belgio

Comunicato RAF-PT + qualche osservazione

Sappiamo benissimo che le perquisizioni e le intimidazioni ai danni dei compagni Antifascisti aoscani avvenute questo lunedì e proseguite con gli arresti domiciliari per tutti, non aggiungono, come affermano i compagni livornesi nel loro comunicato stampa, "nessuna novità sulle dinamiche della vicenda… […] Infatti non si capisce come mai debbano essere dati gli
arresti domiciliari dopo un mese a chi era già denunciato a piede
libero. C’è il pericolo di fuga, reiterazione dell’atto o inquinamento
delle prove dopo così tanto tempo?
". Questura e magistrati sanno fin troppo bene che tutti gli indagati di questa vicenda non c’entrano assolutamente niente con quanto avvenuto l’11 ottobre scorso con la devastazione della sede di casa pound; l’obbiettivo è abbastanza chiaro ed evidente: il loro interesse è quello di colpire i compagni del movimento antagonista toscano, colpire coloro i quali si stanno adoperando in prima persona nelle più importanti questioni sociali, dalle battaglie per il lavoro alle lotte contro fascismo e razzismo, vogliono colpire chi tenta di autorganizzarsi, senza l’ausilio di partiti e sindacati, e chi non vuole piegarsi alla fascistizzazione della società.
Per la magistratura democratica e per i loro cani da guardia in divisa, oggi le parole d’ordine sono paura e intimidazioni.
Sappino lor signori che "possono arrestare, possono perquisire, possono picchiare, umiliare, torturare, imprigionare… ma la lotta dei compagni quella no, non la possono fermare… nessun magistrato lo può neanche pensare…"

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COMUNICATO STAMPA 9-11-2009

Dopo i tre fermi di omenica 11 Ottobre a Pistoia la repressione colpisce nuovamente gli Antifascisti. Questa mattina altri quattro compagni -due di Pistoia e due di Livorno che erano già stati denunciati Domenica 11­ sono stati prelevati dalle loro abitazioni, portati in questura e messi agli arresti domiciliari, pur essendo totalmente estranei alla devastazione   della   sede   fascista   di casapound.
È evidente che l’operato della questura mira a reprimere chi, nella propria realtà cittadina, si mobilita sul tema dell’antifascismo e dell’antirazzismo e a chi cerca concretamente di porre un freno all’ondata repressiva e xenofoba che si sta perpetuando nel nostro paese. Le perquisizioni effettuate nell’ultimo mese non si limitano a Pistoia e a Livorno: Venerdì scorso a Firenze sono state effettuate alcune perquisizioni ed è stato arrestato un compagno accusato di vari capi d’imputazione tra cui la presunta detenzione di esplosivi, i rapporti di solidarietà internazionale e le iniziative contro la  presenza dei fascisti nella città fiorentina.
Difronte a questo clima di intimidazione e di repressione non possiamo tacere e esprimiamo la nostra più profonda solidarietà ai perquisiti e ai fermati, richiedendo l’immediata liberazione dei  compagni e l’immediata cancellazione delle denunce.
Contro fascismo e repressione la nostra lotta continua.


Rete Antifascista Pistoiese