Rispettiamo solo i pompieri? Poteri in essere e poteri in potenza…

“Rispettiamo solo i pompieri” è o meglio era uno slogan che si sentiva spesso durante le manifestazioni, coro passato piuttosto di moda visto il ruolo sempre più attivo che questi ultimi interpretano durante gli sgomberi delle occupazioni.
Esistono vari tipi di pompieri; ci sono quelli che spengono incendi preservando ad esempio i boschi che ci circondano (fino a quando ci saranno…) e quelli ben più sinistri che si arrogano il ruolo di domare la rabbia sociale che preme sempre di più. A scanso di equivoci, non parlerò di gendarmi o funzionari di partito, già troppe parole si sono spese sul loro ruolo, ma voglio puntare il dito contro i capi popolo in potenza, i detentori della verità e dell’opportunità rivoluzionaria, voglio puntare il dito contro chi a parole si spende a favore di un non ben precisato futuro alternativo a quello cui vogliono destinarci oligarchi e mercato globale e che nella pratica, più o meno scentemente si spendono, in ogni frangente di conflitto, ad agire appunto da pompieri e da gendarmi al fine da estinguere ogni anelito alla rivolta per poi decantare ai quattro venti la riuscita di questo o quel corteo, dove “riuscita” significa partecipazione folcloristica all’autorappresentazione di un movimento che nella pratica si configura solamente come il vecchio che non passa, come una dimostrazione simbolica di dissenso che non rompe con i meccanismi di controllo e gestione dell’esistente lasciando in sospeso il come ed il quando affrontare in maniera seira e radicale il nodo del rovesciamento degli schemi d’oppressione.

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