Perché tifiamo Rivolta e diffidiamo della rivoluzione

Perché tifiamo Rivolta e diffidiamo della rivoluzione

Ebbene per comprendere il senso di questo scritto devo forzosamente chiarire l’utilizzo di alcuni termini. In queste poche righe intendo la “Rivoluzione” come rivoluzione di stampo autoritario, alla russa per intenderci, mentre per rivolta intendo un movimento che nasce spontaneo, per varie motivazioni non necessariamente afferenti all’immaginario rivoluzionario, nel quale la partecipazione degli antiautoritari si configura come dimostrazione della fattibilità anarchica senza velleità egemoniche ma con precisa riconoscibilità e chiarezza. Non si tratta quindi di uno scritto contro la “Rivoluzione”, ma bensì contro la rivoluzione autoritaria di stampo comunista classico, che ancora esercita una discreta fascinazione negli ambiti dei riottosi. Una provocazione? Forse…ma anche no.

 

Rivolta e rivoluzione sono due termini che vengono riferiti alla medesima aspirazione sociale che vede in un rivolgimento radicale dell’esistente un rinnovamento totale del medesimo.

a mio vedere invece Rivolta e rivoluzione parlano due lingue ben diverse, l’una fatta di Vitalità, Furore, Colore, Fuoco, Nuovo, talmente Nuovo da non esistere figura retorica per descriverla; l’altra fatta di preconcetti, schemi, appretto, ingessata come le fantasie di chi la preconizza e le speranze di chi vorrebbe dirigerla. Possessore esso della verità da vidimare.

Non sono rivoluzionario, sono bensì Rivoltoso, non sono prete, bensì Io. La rivoluzione chiama alle armi gli uomini in nome di un futuro preordinato, già chiaro nella mente delle avanguardie rivoluzionarie. Ma la rivoluzione ed i rivoluzionari spesso non tengono conto dell’imprevisto, del non calcolato del non pensato…e per questo nascono tribunali rivoluzionari  e prigioni del popolo, per questo la libertà viene strozzata in nome di un realismo che non è altro se non un voler piegare il divenire ad uno schema, ad una forma mentis non necessariamente adatta a decodificare ed affrontare il non pensato, l’imprevisto, il contingente. Il pensiero diventa azione (turpe filastrocca di

velleitarie tartarughe fascistoidi), la teoria fatta potere diventa prigione, il rivoluzionario diventa dittatore. La rivoluzione non ammette alterità, la controrivoluzione è tutto ciò che si muove fuori dagli uffici, la rivoluzione non può che essere autoritaria.

 

La Rivolta invece compie un percorso diverso, nasce come lava nel profondo degli animi, selvaggia come una fiera, crudele come i bambini, imprevista come un lampo a ciel sereno, impetuosa come un’onda anomala, riscalda come l’incendio di Roma.

La Rivolta nasce da un sentimento profondo, atavico, di Riscatto che nessuna teoria può instillare sì profondamente nell’animi; la rivolta è (in)coscienza Individuale che si fa molteplicità; la Rivolta è un Fuoco che concimando con le ceneri che produce nutre il suolo dal quale germinerà l’Avvenire…quale Avvenire? Non è dato di saperlo. La rivolta, figlia di rabbia e necessità informa con il quotidiano l’idea, dall’azione al pensiero, o meglio, azione e pensiero si fanno massa inscindibile…pensiero e azione – azione e pensiero…e così nasce come continuo divenire.

Non voglio certo gettare il bambino con l’acqua sporca e mi rendo ben conto che in una realtà ove l’abitudine inoculata a mezzo educazione verso la delega e l’eterodirezione un’esplosione come quella preconizzata possa ben rivolgersi a soluzioni (rosse, nere, arancioni, viola…) autoritarie e verticali, non sto dicendo che debba comunque rinunciare a lavora  re per un futuro liberato, ed orizzontale, sto solo dicendo che non mi pongo come apostolo, ma che mi pongo come possibilità il concorrere a dimostrare fattivamente la possibilità dell’Anarchia attraverso semplicemente l’essere, le pratiche individuali e quella collettiva formata dalla somma, non dalla sintesi, di queste ultime devono essere il mezzo; conta più una sacca d’autogestione autorganizzata funzionante che mille pagine di astruse teorie, conta più il fare del predicare. Lasciamo le certezze che si fanno catena agli altri, giochiamo con l’inconoscibile, la fantasia e l’istinto ci appartengono più d’ogni altra cosa. La rivolta negando prepotentemente afferma, afferma che non c’è più spazio per il sopruso, che il nuovo nasce mentre tutto crolla, che non c’è niente da salvare, e quindi che tutto bruci.

M.

 

Spoleto – E’ morto Damiano Corrias

da anarchaos

Spoleto – E’ morto Damiano Corrias

Con queste brevi righe diamo l’orribile notizia della morte, a 31 anni, di Damiano Corrias. Uno dei 5 spoletini arrestati il 23 ottobre 2007 nella cosiddetta Operazione Bruswood.

Non è il momento di cadere in complottismi o peggio ancora in esoterismi (è il secondo morto, dopo Fabrizio, su 5 giovanissimi arrestati). Domani sera, dopo l’autopsia, ne sapremo di più. Damiano soffriva di epilessia. Lunedì si terrano i funerali al Duomo di Spoleto.

Ma anche il giorno della sua morte, anzi ancora di più in queste ore ferali, vogliamo alzare al cielo la nostra maledizione nei confronti dei suoi persecutori. Nei confronti dei ROS guidati dal generalissimo Ganzer, quello che smerciava mitra e droga. Nei confronti dell’allora Presidente regionale Lorenzetti, oggi ai domiciliari per corruzione.

Nei confronti dello zerbino di Perugia, il pm che firma tutto quello che i ROS le ordinano di firmare, errori di battitura compresi: la dottoressa Comodi. La belva di Perugia, quella che contro Damiano chiese ben 6 anni di carcere per una scritta su un muro!

E comunque non si è piegato.

Era il dj di tutte le feste in montagna organizzate dagli anarchici spoletini. E di molti altri rave, più o meno politici.

L’ultima volta che è stato in piazza è stato il 23 giugno del 2012 al corteo in solidarietà con gli anarchici arrestati per l’Operazione Ardire. Facendo, nella notte, anche delle bellissime scritte sui muri. Alla faccia della Comodi. Siamo sicuri che lui dalla tomba le sta alzando il dito medio.

CIAO DASCHIA