La tristezza della rappresentazione, sull’ “attacco alle reti” ad Arquata di Sabato 5 aprile

Il vizio dell’autorappresentazione simbolica e mediatica è duro a morire e continua ad esercitare uno strano fascino su una parte di così detto “movimento”, e quello che è accaduto Sabato ad Arquata, al di là dei video esultanti e dei fieri comunicati, la dice lunga su quanta strada ci sia ancora da fare in itaglia prima di riuscire a creare sacche di resistenza ed attacco realmente capaci di opporre il proprio agire alle devastazioni sociali ed ambientali.

Sabato ad Arquata eravamo un buon numero, non moltissimi invero, ma un quantitativo potenzialmente sufficiente a poter fare qualcosa più che una sfilata. Tutto dipendeva dalla logistica del cantiere (che molti non conoscevano) e dallo schieramento di forze del disordine. Durante tutto il percorso una petulante vocina annunciava dal camion che l’intenzione era quella di tagliare le reti “pacificamente”, mantra ripetuto talmente tante volte da diventare stucchevole, come se poi si potesse prevedere prima quello che sarebbe stato l’atteggiamento del birrame al di là delle intenzioni del corteo (verrebbe quasi da pensar male…).

Giunti al cantiere i più smaliziati si sono immediatamente resi conto che si sarebbe potuto fare qualcosa di più di un semplice taglio delle reti mordi e fuggi, polizia e carabinieri erano pochi e mal schierati (un complimento agli incompetenti dirigenti birreschi) e l’aria sembrava essere quella di guadagnarsi una bella giornata di lotta e di riconquista di un bel prato. Alcuni convenuti si dirigono quindi su uno stradello soprelevato rispetto all’area del cantiere, dove erano schierati (male) alcuni carabinieri in assetto antisommossa, altri si spostano leggermente più in alto a lato dei birri. In basso le reti son cadute, in alto si comincia a spingere. I birri da prima arretrano, poi reagiscono, volano qualche manganellata ed un paio di gas CS, ma niente di che, le persone insistono, i birri sotto non possono risalire il ciglio troppo ripido e stanno a guardare impotenti, a questo punto basterebbe solo che chi spinge continuasse a farlo e chi è schierato dai lati del birrame carichi in discesa facendo così rotolare i sacchi di letame in divisa giù verso i loro colleghi di schifo. In quel caso la cosa sarebbe fatta, da sotto accerchiare e scacciare i divisati sarebbe stato uno scherzo ma…ecco i pompieri che si schierano fra riottosi e birrame, intimando ai manifestanti di arretrare dicendo che non era stato deciso di “fare questo”(!), come se la possibilità di prendersi fattivamente il cantiere non fosse contemplata (concordata?), in più si assiste anche alla solita scenda di urla verso chi, saggiamente travisato, stava dando il suo contributo “via quella maschera, mandatelo via!”. Subito il pensiero è volato a brutti ricordi di metodi in salsa disobbediente che si credevano estinti assieme alle tute bianche…la situazione quindi “rientra”, un’altra vocina chiede a tutti di spostarsi dietro il camion, ci dev’essere qualche intervento e poi si devono ellestire le strutture per il concerto…è palese…il cantiere non si poteva prendere perché non si VOLEVA prendere, la giornata doveva servire come carta mediatica da giocare evidentemente in sede di contrattazione mediatica e politica, si doveva dimostrare che la “gente” c’è ed è decisa, doveva essere solo una prova di forza utile a rimodulare la capacità di concertazione…e sia, ma la cosa ci stomaca…ci chiediamo poi quando ricapiterà un’occasione del genere? I birri si organizzeranno meglio, lo spazio verrà organizzato in maniera più funzionale al controllo ed alla repressione e il prato sparirà, è successo altrove e succederà anche ad Arquata. Si, il movimento è “giovane”, le persone magari non sono così preparate ai gas o ai manganelli, ma queste non sono scusanti che motivano il teatrino che è andato in scena Sabato. Una riconquista ieri avrebbe significato dare un messaggio forte ancor prima che ai gestori della cosa e del disordine pubblico ai cuori degli individui presenti e non, e questo messaggio avrebbe recitato “si può fare!”. Ma tutte queste sono parole al vento, di Sabato 5 aprile 2014 rimane soltanto una bella giornata di sole primaverile e l’amaro in bocca per un’occasione persa.

2 thoughts on “La tristezza della rappresentazione, sull’ “attacco alle reti” ad Arquata di Sabato 5 aprile

  1. Ci crediamo, e conoscendo alcune delle persone che erano presenti non mettiamo in dibbio quello che scrivete, c’è solo da evitare che ricapiti una cosa del genere, sperando che non sia davvero un’occasione persa da scontare in futuro: Coraggio e forza, un abbraccio! M.

  2. in seguito al vostro commento pubblicato su indy Piemonte, commento che condividiamo in larga misura, vorremmo sottolineare che il coordinamento genovese no terzo valico non ha nessun tipo di compromissione con questo tipo di gestione della giornata. Nessuno, nemmeno gli attivisti di base di alcuni partiti, si sognerebbero di concordare azioni mediatiche con le questure, almeno sul tema tav.
    Non rispondiamo su indymedia per evitare i soliti sproloqui in rete. Stiamo discutendo di quanto avvenuto e porteremo con forza la nostra posizione critica in modo da evitare in futuro episodi simili.

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