senza reagire?
La sera del
24 febbraio di quest’anno, quattro ragazzi immigrati vengono portati
nella caserma di Via del Campo dai Carabinieri di Ferrara, che li
avevano fermati vicino al centro città.
Qui i militari si
accaniscono su alcuni di loro: sembra il solito copione di una brutalità
poliziesca metodica e però quasi sempre sconosciuta, celata dietro le
mura di un carcere, l’oscurità di un vicolo notturno o, appunto,
l’omertà di una caserma.
Questa volta c’è un però; i carabinieri
commettono il pestaggio davanti alle telecamere poste nei locali, non
curandosi nemmeno di nascondere le bassezze poste in essere.
Le
immagini (visibili sui siti www.innocentievasioni.net o
www.italiarazzismo.it) mostrano un carabiniere che colpisce con il
manganello, peraltro usato a rovescio per far più male, uno dei ragazzi,
totalmente inerme, mentre un altro militare ne trattiene a terra un
altro salendo sulla sua schiena, allo stesso modo di come fu ucciso
Federico Aldrovandi la notte del 25 settembre 2005 al termine di un
pestaggio da parte di quattro porci in divisa. Il tutto avviene sotto lo
sguardo dei colleghi.
I 4 ragazzi verranno poi trattenuti per
ore in Via del Campo ed accusati di resistenza a pubblico ufficiale,
nello stile di questi vigliacchi che prima ti pestano e poi ti
denunciano pure. Il processo avrà luogo l’11 maggio prossimo, nel quale
la difesa chiederà di visionare le immagini delle telecamere della
caserma mentre sette carabinieri della stessa si costituiranno come
parte civile contro i ragazzi.
Che questo non sia un caso isolato
ma un episodio di una lunga scia di fatti analoghi che vede come
primattori coloro che indossano una divisa è documentato non solo dalla
cronaca pubblica, che negli ultimi mesi ed anni ne ha episodicamente
messo alla luce quelli più disgustosi o culminati in uccisioni, ma anche
dall’arroganza sempre più diffusa con cui queste vere e proprie bande
armate presidiano e controllano il territorio e le città in un
escalation di soprusi, violenze e intimidazioni a danno specialmente
degli immigrati. Le pattuglie per strada e i militari nei centri urbani
servono peraltro ad abituarci a tutto ciò.
Per quanto concerne la
caserma di Via del Campo, poi, questa è ben conosciuta da alcuni
compagni ferraresi, che nel 2001 furono trattenuti dalle 3 della notte
fino a mezzogiorno inoltrato con corollario di minacce e provocazioni
varie.
Da Aldrovandi a Cucchi, da Lonzi ad Uva, da Giuliani ai
“suicidati” in carcere ogni anno o ai detenuti nei campi di
concentramento per stranieri che arrivano a mandare giù lamette e pezzi
di vetro per protestare contro la reclusione forzata fino a chi ci
lascia le penne mentre scappa da una retata dell’anti-immigrazione, ci
chiediamo quanti debbano morire ancora prima che la rabbia faccia
capolino nei cuori e faccia prendere la più saggia delle decisioni ed
anche la più giusta: la rivolta aperta ed insanabile contro gli apparati
della violenza istituzionale, contro gli uomini e le strutture fasciste
di questo stato assassino.
A chi festeggia il primo maggio, tra
crisi, cassintegrazione e licenziamenti, uno sguardo alla Grecia per
capire che gli sbirri, dovunque, difendono gli interessi di capitalisti,
multinazionali e banche e non quelli della gente, che finalmente
dovrebbe capire che non c’è proprio nulla da festeggiare, anzi.
ANARCHICI
FERRARESI – 1° maggio 2010