L’11 ottobre 2005 opponemmo una decisa resistenza alle forze dell’ordine venute in massa a sgomberarci dallo storico circolo anarchico di Vicolo del Panico, occupato dal 1° maggio 1979.
Il 14 novembre prossimo venturo si terrà a Firenze la prima udienza dibattimentale per più di venti persone in relazione a quei fatti. Le accuse vanno dall’occupazione al danneggiamento di immobile, dalla resistenza alle lesioni a pubblico ufficiale fino al tentato incendio.
Come al solito nell’impianto processuale non mancano teoremi e deliri polizieschi, ma non è questo l’essenziale. L’essenziale è che, quell’11 ottobre di più di tre anni fa, diversi compagni hanno deciso di contrastare con fermezza la rapina di un pezzo di storia del movimento anarchico da parte dell’amministrazione comunale: quattro mura che sudavano vita, emozione, rabbia; quattro mura strappate, la bellezza di ventisei anni prima, ad un centro storico in via di mercificazione irreversibile; quattro mura espropriate con l’azione diretta, con il vecchio ferro sovversivo dell’occupazione. Quattro mura che il mondo dell’autorità e della merce intendeva riprendersi con una concertazione asettica e indolore, anestetizzando politicamente ogni tensione ribelle. Gli è andata male: l’azione diretta si è ripresentata, mandando all’aria ogni calcolo da bottega.
Ne è passata, da allora, di acqua sotto i ponti. Riempiti di fogli di via, siamo rimasti a Firenze collezionando una denuncia dietro l’altra, da nemici di ogni espulsione quali siamo. Abbiamo rioccupato più volte, siamo stati sgomberati più volte: Piazza Ghiberti, San Salvi, Santo Spirito in allegra compagnia e di nuovo San Salvi. Dentro diverse mura continuiamo a vivere e ad agire insieme. Come ci siamo ripresi gli edifici ci siamo presi le strade e le piazze con presidi, feste, libere derive senza mai chiedere permesso ai padroni della città e ai loro servi in divisa. Non siamo feticisti delle quattro mura. Amiamo i luoghi dove abitiamo, ma amiamo soprattutto vivere una vita senza capi, gregari e permessi. Una vita da portare, da diffondere ovunque.
E allora, perché difendere gli spazi?
Perché siamo convinti che i posti occupati possano essere qualcosa di più che semplici sedi dove dispensare "controcultura" e "socialità". Siamo convinti che uno spazio conquistato e difeso in autonomia possa costruire l’autonomia delle lotte, essere presidio di resistenza contro una società sempre più onnivora e assassina.
Siamo convinti, nella fattispecie, che la resistenza in Vicolo del Panico e tutto ciò che ne è seguito abbiano aperto nuove strade, nuove prospettive, nuovi "spazi" non solo materiali.
Come sempre ponti, e non mete.
Per la libertà e per l’anarchia.
ieri in Vicolo e oggi a S Salvi Intoxicated exist.