Pochi giorni fa avevamo diffuso la notizia dell’assassinio di un compagno anarchico cileno,
assassinio avvenuto all’interno di una comunità mapuche. Subito sono
stati arrestati due mapuche di quella stessa comunità e in tanti hanno
creduto alla solita montatura da parte dello stato cileno.
Contemporaneamente la comunità in questione ha mantenuto il silenzio
fino al comunicato che di seguito riproduciamo.
In pratica si conferma la versione fornita da diversi quotidiani
cileni secondo la quale Omar Huenchullan avrebbe confessato la propria
responsabilità nell’omicidio del nostro compagno. Lui sostiene che
stava maneggiando un’arma e che incidentalmente gli è partito un colpo.
E’ una brutta storia, a maggior ragione perché Juan è stato ucciso
proprio da un mapuche di quella comunità che era andato a difendere.
Brutto il tentativo di depistare le indagini da parte di Omar tentando
di pulire la scena del delitto. Brutto anche il silenzio della comunità
per diversi giorni, mentre molti anarchici sono stati indotti ad
accusare altre persone.
Sappiamo quali possono essere le conseguenze di quello sciagurato
incidente. E’ molto alta la possibilità che venga revocata la
personalità giuridica a questa comunità mapuche, con l’impossibilità ad
ottenere le terre rivendicate. Ma è proprio per questo motivo che ci
saremmo attesi un comportamento diverso da parte della comunità
rispetto a Juan, alla sua compagna, ai suoi familiari.
Noi continueremo a seguire le lotte del popolo mapuche, quelle che
meritano; ma com’è avvenuto in passato senza mitizzare e stando bene
attenti alle parole e ai comportamenti dei singoli individui.
Archivio Severino Di Giovanni
All’opinione pubblica nazionale ed internazionale, così come alle
Organizzazioni Sociali, Popolari, Politiche e a tutto il Popolo Mapuche
che ci hanno appoggiato in tutto questo processo di lotta per la
rivendicazione legittima delle nostre terre, dichiariamo quanto segue:
1.- In relazione ai fatti avvenuti il 14 dicembre, in cui si è avuta
la tragica morte di Juan Cruz, che non ancora riusciamo a capire,
vogliamo esprimere il nostro più profondo dolore per l’accaduto alla
famiglia di Juan, che merita il nostro più profondo rispetto per aver
consegnato il figlio nelle mani della nostra Comunidad Mapuche Autónoma
Temucuicui. Vogliamo chiedere anche perdono, soprattutto ai genitori,
alla sorella e Compagna Erica, anche lei ci ha accompagnati, per non
aver potuto chiarire l’accaduto prima, perché non sapevamo quel che
stava accadendo e solo avevamo certe idee sui fatti.
2.- Noi, come il resto delle delle persone, siamo venuti a
conoscenza su come si è verificata la morte di Juan man mano che
procedevano le perizie e le indagini sui fatti. Abbiamo deciso di farlo
così, perché non potevamo assicurare nulla su ciò che era avvenuto.
3.- Vogliamo mettere in chiaro che quanto accaduto non rappresenta
il modo d’agire della Comunità, bensì che è un qualcosa di ripudiabile
da tutta la nostra gente, se quanto accaduto è stato quel che
ipoteticamente ha dichiarato Omar Huenchullán. Il nostro comunitario ha
dichiarato che si è trattato di un incidente mentre stava manipolando
un’arma da fuoco, che non è stata ancora trovata. Gli incidenti possono
succedere in qualsiasi luogo, quando devono succedere. Ciò nonostante
sappiamo come lavora la Policía de Investigaciones (PDI) quando deve
trovare un responsabile. Soprattutto sappiamo quanto lunghi e tortuosi
sono gli interrogatori e come gli agenti manipolino le informazioni per
la propria convenienza. Per noi è di fondamentale importanza, così come
per la famiglia di Juan, che si trovi il colpevole e che questi paghi
per l’accaduto.
4.- Ma è anche di fondamentale importanza che il nostro werken
(portavoce) Jorge Huenchullán resti in libertà perché sappiamo che egli
non ha nessuna partecipazione o responsabilità in questo incidente.
Egli è un pilastro fondamentale e importante per le sue idee e la sua
coerenza lungo il cammino per il recupero del nostro territorio
ancestrale ed un sasso nelle scarpe degli apparati repressivi dello
stato cileno e pertanto il suo arresto risponde chiaramente ad una
persecuzione politica.
5.- Non è nel nostro potere assicurare quel che è accaduto a Juan,
perché non lo sappiamo e lo lasciamo nelle mani di coloro che stanno
indagando; ma faremo il possibile per chiarire l’orrenda situazione che
stiamo vivendo, in quanto non si tratta solo di trovare il colpevole,
ma perché si getta a terra tutto il nostro modo d’agire leale, diretto
e trasparente come abbiamo fatto in questi lunghi e ardui anni di lotta.
6.- Per noi, Juan è sempre stato un sostegno incondizionato, un uomo
rispettoso, sincero e notevolmente solidale, perché lui è venuto nella
nostra Comunità a proteggere le donne e i bambini che si trovavano soli
per via della prigione politica dei genitori, situazione che porteremo
sempre nei nostri cuori come Juan, che è stato parte di noi e
continuerà a esserlo per sempre.
7.- Chiediamo sinceramente a tutti coloro che ci hanno appoggiato
lungo tutti questi anni, a continuare a farlo perché quest’incidente
non è ascrivibile all’interno della lotta né del conflitto contro i
latifondisti, i ricchi e gli usurpatori del nostro territorio, visto
che in questo fatto è coinvolta solo una persona di tutto un insieme di
uomini e di donne che fanno parte di questa gran lotta. Questi fatti
non possono continuare a succedere in nessun luogo in cui s’è
combattuto per tanti anni.
8.- Da quel che ha dichiarato la Intendente Nora Barrientos (che
non ha mai partecipato al processo di negoziazione con la nostra
Comunità), il 18 dicembre sul quotidiano "Diario Austral" -giornale che
ha una relazione diretta con la negoziazione delle terre per le quali
abbiamo lottato tutti questi anni, vedendo la nostra gente detenuta, o
in clandestinità lasciando le mogli e i figli alla deriva- adesso lei
dice che non si negozierà con le comunità violente. La Nostra Comunità
non è mai stata protagonista di atti violenti che abbiamo relazione con
il conflitto con Renè Urban. Noi abbiamo sempre rispettato la legalità
e non siamo mai incorsi in fatti delittuosi. Quanto accaduto rispetto a
quel che ipoteticamente ha dichiarato Omar, non sarebbe nemmeno un
fatto delittuoso, bensì un incidente fortuito. Adesso questa persona
sta pensando di toglierci la personalità giuridica. Noi abbiamo sempre
sostenuto che la nostra lotta non era per una personalità giuridica che
abbiamo dovuto richiedere per obbligo, per poter avviare il processo di
negoziazione. Sebbene, certamente, la morte di Juan sia un fatto grave
che nessuno mette in discussione, non può essere messo in mezzo con il
processo inoltrato da molto tempo per la restituzione del nostro
territorio ancestrale e per la libertà di tutti i Prigionieri Politici
Mapuche che hanno portato avanti questa lotta.
9.- Lo stato cileno prepara tutto uno scenario a propria
convenienza dopo la morte di Juan, per fare ciò che volevano fare da
molto tempo. Vuole frenare l’acquisto di terreni per la Comunidad
Autónoma Temucuicui, e adesso vocifera una chiara scusa per nascondere
la sua inefficienza nel facilitare l’acquisto di terreni per la nostra
Comunità, che avrebbe finito con tutto questo conflitto.
Tutti sanno che la Comunidad Autónoma Temucuicui porta avanti molti
anni di lotta e che è stata in piedi resistendo ai Carabineros
appostati nel nostro territorio. Inoltre abbiamo sofferto una ventina
di perquisizioni senza che siano mai stati trovati un’arma o alcun peñi
clandestino. Lo stato cileno vuole distruggere in qualche modo la
nostra Comunità. Non permetteremo che questo accada; continueremo a
lottare in piedi, fermamente, resistendo in maniera legittima e degna
per recuperare le nostre terre e per la libertà dei Prigionieri
Politici Mapuche.
Comunidad Mapuche Autónoma Temucuicui
Wallmapuche Temucuicui
venerdì 19 dicembre 2008