Sabato 21 un manipolo di neofascisti aveva sbarrato la strada ad
alcuni partecipanti ad un volantinaggio indetto per chiedere la
chiusura della sede di Via Castiglione della formazione di estrema
destra, tirando fuori cinghie e coltelli. Nel mirino di Digos e
Procura, però, finisce soprattutto il centro sociale Tpo.
3 marzo 2009 – gi.ast.
Riportano le agenzie di stampa che tre attivisti del Tpo sono stati iscritti nel registro degli indagati per i fatti avvenuti durante il volantinaggio dello scorso 21 febbraio nell’ambito della campagna «Chiudere
CasaPound». Un trentacinquene di Padova, un trentasettenne bolognese e
un ventisettenne di Pescara sono indagati per manifestazione non
autorizzata, lesioni aggravate in concorso, percosse e tentata violenza
privata. Questo ultimo capo d’accusa si riferisce alla denuncia di un
negoziante che sostiene di aver subito minacce per non aver voluto
esporre il volantino antifascista. Sotto indagine per lesioni personali
aggravate (una cinghiata), invece, un fascista di CasaPound.
L’indagine, ancora in corso, è in mano al pm Valter Giovannini del pool
antiterrorismo.
Sembra dunque riscuotere un certo successo anche presso i pubblici poteri la strategia di autovittimizzazione sulla quale i fascisti del terzo millennio costruiscono la loro fortuna.