Silvio va alla guerra, un contributo al dibattito

Una risposta critica al Mio articolo "Silvio va alla guerra, una possibile lettura", è arrivata in una mailing-list di movimento (Anarchia in azione) da parte di un compagno, Andrea Papi, che stimiamo è che riteniamo sempre molto puntuale e preciso nei suoi interventi; pubblichiamo il suo breve scritto perché lo riteniamo utilissimo (oltre che fondato) nell’ottica del dibattito che speriamo possa seguire a questi due interventi…facciamoci trovare pronti…
Evjenij Vassil’ev Bazarov.
 
Ciò che dici lo trovo giustissimo, ma al contempo trovo insufficiente le
proposte di un eventuale intervento nostro.
Riporto parti del tuo scritto:
"…quello che realmente possiamo fare è partecipare attivamente alle
mobilitazioni mettendo in campo tutto il nostro portato ideologico in maniera
chiara ed inequivocabile, restando certo sui temi contingenti, ma tentando di
fare un passo in più tentando –per quanto possibile- di analizzare la
mobilitazione all’interno del contesto nella quale è nata e si sviluppa,
“aprendo” la tematica a tutte le correlazioni ch’essa ha con altre
tematiche sensibili anche apparentemente lontane (economicizzazione esasperata
dell’esistente, militarizzazione del territorio, inasprimento della piramide
sociale, restringimento degli spazi di libertà e di azione, ecc…)…"
Ciò che trovo nella sostanza inadeguato e insufficiente è il limitarsi a
denunciare l’opera del sistema di potere che produce le nefandezze contro le
quali si insorge e si lotta. Lo trovo insufficiente perchè un salto di qualità
si realizza quando, oltre alla protesta (che va portata avanti e denunciata in
tutta la sua portata), si riesce a mettere in campo anche una proposta
alternativa, radicale e soprattutto operativa, di modo diverso e alternativo al
potere di agire, pensare e condurre le cose. Es. solo per rendere l’idea. Quale
tipo di scuola e di società proponiamo, quale metodo di sperimentazione, di
lotta e quali realizzazioni pensiamo siano corposamente funzionali a superare e
abbattere il sistema di potere? Se continuiamo a limitarci, perchè ritengo che
sostanzialmente sia un limite teorico strategico, a denunciare e combattere il
modo di essere del potere, senza tendere e tentare cosa si vuole proporre di
mettere al suo posto, che lo vogliamo o no, comporta accettare di muoversi
esclusivamente sul terreno del nemico. Essendo il suo terreno, dato il potere e
le risorse che ha, non può che vincere e schiacciare o dileguare alla fine
tutto il dissenso. Come nei fatti è avvenuto soprattutto negli ultimi decenni.
Non sarebbe male se decidessimo tutti insieme di discuterne, riflettendo a
fondo e tentando di elaborare cosa poter fare, sempre insieme, con più
chiarezza e condivisone e consensualità. Anche accettando più ipotesi che si
confrontano nel fare e riescano a coordinarsi, ma all’interno, ovviamente, di
intenti comuni dichiarati. La giustezza dell’agire e del pensare non è mai in
un’unica linea ritenuta giusta, che quindi tende ad imporsi sulle altre.
Del resto questo sarebbe perfettamente coerente con ciò che a suo tempo si
disse quando si cominciò a pensare la coordinazione.
Andrea Papi 

Un pensiero su “Silvio va alla guerra, un contributo al dibattito

  1. Continua il dibattito…sempre dalla lista di Anarchia in azione…

    Mi pare che come anarchici possiamo ribadire il tema dellúniversita´ libera, aperta e pubblica che non e´ per nulla quello dell´Universita´di Stato … in questo senso possiamo avere un ruolo illuminante su questa deriva (o evoluzione?) che vede Stato e capitale alleati nei propri piani di privatizzazione … e una parte del “movimento” difendere a spada tratta le istituzioni … come si puo´difendere lo Stato e la sua organizzazione cosiddetta democratica se poi e´l a stessa organizzazione a varare le leggi (o “riforme”)? In questo senso abbiamo molto da dire per mantenere alto il livello delle lotte e dissipare le ingenuita´…
    A.L.

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