Pistoia-Manifestazione Antifà di Sabato 20 Dicembre. Resoconto.

Sabato 20 Dicembre 700/800 solidali hanno sfilato lungo le vie di Pistoia per dire no ai rigurgiti neofascisti ed in solidarietà agli antifascisti indagati per aver reagito ad un’aggressione squadrista durante un’iniziativa sui fatti di Milano dell’11 Marzo 2006.
La giornata si è aperta con la notizia che nella nottata qualcuno aveva scagliato una transenna contro la porta a vetri della sede di forza nuova (leggendo stamane -21.12.2008- il giornale abbiamo appreso che si sarebbe trattato –e la foto del Tirreno lo conferma- di una transenna che delimitava lo spazio antistante la chiesa di S. Bartolomeo), evidentemente i nazisti non stanno “antipatici” solo a noi…
Il corteo è partito intorno alle 16 dal parcheggio davanti allo spazio liberato ex Breda Est; oltre ai numerosissimi pistoiesi si sono ritrovati nella città di Cino delegazioni di compagni provenienti da varie parti della Toscana: Firenze, Prato, Viareggio, Massa, Carrara ecc…, solidarietà è giunta dai compagni Empolesi (che non sono potuti venire a causa della festa per i 20 anni del C.S. Intifada), Pisani (rimasti nella città della torre a causa della concomitanza di un’iniziativa in solidarietà ai compagni di Grecia in lotta)  Livornesi, napoletani, bolognesi, ecc…. La partecipazione così numerosa dei compagni toscani sta a significare che l’antifascismo non è MAI questione “privata”, localistica, ma problema comune da affrontare uniti e con decisione: Antifascisti sempre e dovunque.
Il corteo era aperto dallo striscione della Rete Antifascista recante la scritta “aggrediti ed indagati per antifascismo” e portato dai compagni rimasti direttamente coinvolti nei fatti di Sabato sera; a seguire i vari striscioni di movimento (“giù le mani dallo spazio liberato” portato dai militanti della palazzina; “Pistoia ripudia il fascismo” portato da vari antifascisti pistoiesi; lo striscione del circolo hochiminh, del comitato antifascista S. Lorenzo, quello dei Carc –il ferito è un loro militante-, quello dei fiorentini e degli studenti autorganizzati e quello del collettivo degli studenti pratesi), a chiusura del corteo i partiti…che  fino a qualche tempo fa guardavano ai “non inquadrati pistoiesi” con sufficienza e ora, trascinati dagli eventi sono costretti a solidarizzare con coloro che avrebbero rinchiuso volentieri nella fortezza di Pietro e Paolo a Pietroburgo…ma si sa, questa è la (loro) politica fatta di convenienze, siamo sicuri che da domani torneremo ad essere i “lebbrosi” di prima…
Tra striscioni e bandiere anche tante rossonere a dimostrazione che gli Anarchici esistono ancora (che ché ne dicano i cgiellini pistoiesi).
La manifestazione si è svolta senza problemi e tra i vari cori lanciati durante il percorso, oltre quelli in solidarietà agli otto indagati per antifascismo, vogliamo ricordare quelli in memoria di Alexis che sono partiti dalla testa del corteo a dimostrare che i fatti di Grecia non passano in secondo piano.
Il tutto si è chiuso in piazza S. Lorenzo, ormai centro dell’antifascismo a Pistoia, con l’intervento al microfono di Aldo Michelotti, arzillo ex comandante partigiano che ha ricordato a tutti come vecchi e nuovi fascismi vadano combattuti con fermezza (il suo “spazzare via tutti insieme” il neofascismo declamato nell’assemblea di Mercoledì in preparazione al corteo deve aver causato più di un mal di pancia ai “democratici antifascisti” sempre attenti a forma e contenuti di loro discorsi) e di come i nuovi fascismi siano tutti nipotini del fascista Licio Gelli, che oggi parla in televisione “e che doveva essere fucilato nel ‘44”.
Dopo questo toccante intervento La manifestazione si è sciolta.
I cortei valgono quel che valgono, l’antifascismo, che poi per non essere solo riproposizione nostalgica dev’essere legato indissolubilmente all’anticapitalismo, all’antitotalitarismo ed all’antiautoritarismo, dev’essere vissuto ogni giorni in ogni singola azione. Noi lo facciamo, lo avranno capito anche i vari drogati di partitismo?

5 pensieri su “Pistoia-Manifestazione Antifà di Sabato 20 Dicembre. Resoconto.

  1. “nessuno dei compagni Anarchici che erano alla manifestazione Sabato pensano che le idee si impongano con le spranghe”

    Voglio prendere per buona questa affermazione, e quindi mi convinco aver capito male io le parole di chi ha parlato con me. Chiedo scusa per aver pensato male e spero che il tempo dimostri il mio sbaglio (e dico sul serio, senza sarcasmo – su certe cose sono più felice di sbagliarmi che di aver ragione).
    Alla prossima manifestazione spero comunque di non vedere bastoni di legno usati per cercare di rompere delle telecamere. Diciamo che spero di non vedere proprio nessun bastone. E nessuno che si copre il viso.
    Sul discorso storico lascio l’ultima parola a chi ne sa più di me.
    Grazie per lo scambio di opinioni.

  2. Alcune precisazioni: naturalmente la lotta tra antifà e anti-antifà (questi i termini di moda) è sterile, se non altro perché priva di contenuto ogni rivendicazione ideale; credo altrettanto vero che però sia doveroso sapersi difendere dagli attacchi portati dai fascisti e dal fascismo (intesi nell’accezione larga che mi sembra condividiamo).
    Non sono così convinto che la ritirata dei partiti “democratici” in quegli sciagurati anni sia stato un’assist per il pelatone (solitamente non parlo di storia, giochiamoci la data al lotto), né che il Re avrebbe potuto comportarsi altrimenti.
    Venivamo da due anni di fermento in salsa socialita a forti tinte libertarie (il famoso biennio rosso ’18/’19), gli operai armati nelle fabbriche aspettavano solo il “Via” della CGL (vecchio nome solita solfa) e delle camere del lavoro, l’USI -a quel tempo secondo sindacato per mole di tesserati- lavorava per la rivolta da trasformarsi in rivoluzione, ed effettivamente qualcosa stava accadendo (qualche autogestione operaia) e lo sciopero generale avrebbe dovuto dare il là all’era nuova…Riportano i giornali dell’epoca che all’arrivo di Malatesta al porto (se non erro) di Genova lo stesso fu acclamato -e questo accadde per varii giorni in varie zone del paese- come il “Lenin d’Italia” con grande disagio suo (non era proprio un fan del russo) e grande scorno dei caporioni socialisti e di sindacato che avrebbero sognato per loro quel titolo.
    Fatto sta che il Malatesta nei periodi successivi, denunciando i tentennamenti della sinistra sedicentemente rivoluzionaria ammonì che o si sarebbe fatta la rivoluzione o la borghesia avrebbe fatto pagare al movimento operaio questi tentennamenti (pardon per la ripetizione) con lacrime e sangue…di li a poco si sarebbe palesata, con l’aiuto di Francia ed altre potenze europee -preoccupate per una possibile rivoluzione italiana dall’esito inaspettato sullo scacchiere europeo- l’ascesa del movimento fascista (controrivoluzione preventiva l’ha definita Armando Borghi con intelligente lucidità). Per questo penso che il fascismo sia stato lo scotto da pagare per l’incapacità del movimento italiano di portare a compimento un reale progetto rivoluzionario e per questo penso che comunque si fosse comportata la classe politica italiana gli interessi europei che fomentarono il fascismo contro il pericolo rosso avrebbero comunque avuto la meglio…fine della digressione storica…
    Detto ciò nessuno dei compagni Anarchici che erano alla manifestazione Sabato pensano che le idee si impongano con le spranghe, ma nemmeno pensano che queste stesse idee dalle spranghe possano essere piegate…non porgiamo l’altra guancia, più volentieri il Narranjero di Durruti.
    Mi capita spesso di parlare con ragazzi di varie età ed il mio primo intento è quello non di insegnare l’Anarchia o l’Anarchismo, Questi sì come il DNA unici per ognuno e Ideali traditi qual’ora si tentasse una schematizzazione che li fissasse eterni ed unici, ma l’intento è quello di fugare i dubbi sul reale (sempre che esista una “reale” comune e conoscibile dal quale attingere) portato Ideale dell’Anarchia, fuggendo le mistificazioni massmediatiche e letterarie…se qualcuno mi chiede cosa penso della violenza non mi vergogno a dire che non la rifiuto, e spiego naturalmente il perché e cosa intendo per “violenza”; non ne faccio apologia e non la rifiuto…Alessio Lega in una sua canzone dice “…sospesi al centro esatto fra violenza e cultura…” (la canzone si chiama “mare nero”, la trovi, se vuoi ascoltarla, sul suo sito http://www.alessiolega.it); credo di essere in quella posizione anch’io, tra coscienza e natura…tra violenza e cultura. Saluti.

  3. È un piacere riuscire a cogliere un commento pacato e interessante.
    Forse è vero che l’antifascismo è come il DNA. Nel mio DNA l’antifascismo è un modo per combattere un’ideologia repressiva (e quindi anche il fascismo sotterraneo dei massmedia, del mercato, …), non una lotta contro singoli individui. Una legittimazione della violenza (seppur per giungere a un risultato condiviso) mi sembra fortemente diseducativa nei confronti di quelle persone che, crescendo oggi, rischiano di imparare che le proprie idee si impongono con le spranghe. Al di là delle idee, è proprio questo tipo di mentalità che ha creato problemi in Italia con Mussolini, in Spagna con Franco, in Grecia con i colonnelli.
    Tra l’altro, forse non parleremmo di ventennio in questi termini neanche se i politici di allora fossero rimasti in Parlamento, invece di andarsene sdegnati da Mussolini lasciando il campo libero. O se, qualche anno prima, il re avesse usato l’esercito per cacciare da Roma i fascisti (in fondo non mi chiamo Gandhi, e mi unisco volentieri nel saluto a chi a suo tempo ha osteggiato il fascismo).
    Saluti.

  4. Ognuno, caro rospo in fiore (il nome è fantastico!) intende l’antifascismo, come ogni branca dello scibile umano, alla propria maniera: chi intendendolo come riaffermazione di un’egemonia culturale (un po troppo gramsciano a mio vedere), chi come una contrapposizione fisica decisa (che forse slegando troppo l’atto “violento” dal contesto socioeconomico che crea i vari fascismi si getta anima e corpo in uno scontro sterile), chi minimizzando l’importanza della recrudescenza fascista se paragonata alla crisi neoliberista (l’opposto quasi preciso del punto di 2), chi come testimonianza “francescana” del “bene” contro il “male”, chi semplicemente come una categoria dialettica da contrapporre ad un’altra ed opposta categoria…riducendo il tutto ad uno scontro di sofismi che nemmeno al tempo di Socrate…Ora, secondo lo scrivente, la forma migliore sarebbe quella di riuscire a sintetizzare i primi tre punti scritti poco sopra (gli ultimi due non li prendo nemmeno in considerazione quantomeno per rispetto di chi il fascismo, sia quello italiano, spagnolo o greco, lo ha vissuto e combattuto…spesso morendo): Continuare a lavorare tentando di creare ogni giorno ed in ogni gesto (pochi teoremi e più pratica) quell’orizzonte “altro” che esclude nei suoi assunti fondamentali ogni autoritarismo, ogni razzismo…in pratica ogni fascismo; nel contempo smascherando quelli che sono i veri beneficiari -e che lo sono sempre stati- della violenza e della forma/mondo fascista, ovvero potere e capitale.
    In questi ambiti poi la necessità di riuscire comunque a rispondere in maniera decisa agli attacchi che il fascismo ci porta (per fascismo intendo non solo le teste rasate, ma il fascismo massmediatico, il fascismo del potere, il fascismo del mercato, ecc…, tutti intimamente collegati) ci porta ad analizzare il ruolo della violenza…che non può e non dev’essere cieca ma nemmeno rifiutata a priori…parla con quei pochi partigiani che sono ancora in vita e ti diranno di quanto la violenza sia aberrante, ma di come in certi casi sia quasi ineluttabile. Quel “quasi” lascia aperte molte porte, anche alternative, ma non chiude fuori la violenza.
    Nel ’19 quando i primi Anarchici ed i primi arditi del popolo cominciarono a scontrarsi con le squadracce di camicie nere vennero tacciati dai media e dai borghesucci impauriti di perdere i propri privilegi, di essere solo delle bestie violente…ebbene, se qualcuno in più avesse seguito il loro esempio forse ora non staremmo qui a parlare di ventennio né di neofascismo. Con questo non voglio dire di “andarli a prendere a casa”, lungi da me e dalla mia indole, intendo che comunque la necessità di organizzarsi c’è. Ripeto, l’antifascismo è come il dna, ognuno ha il suo. Mio punto di vista, spero chiaro e come sempre inutilmente lungo. A presto.
    Ps: mi si scusi la nostalgia: VIVA ARGO SECONDARI, VIVA SILVANO FEDI!

  5. Avrei preferito non sentir dire a qualche “antifascista” che la soluzione è fare dei gruppi (chiamiamole pure squadre) per andare a prendere i fascisti uno a uno e pestarli bene bene. Usare questo tipo di violenza per tarpare chi ha idee diverse è, adesso come 70 anni fa, un atteggiamento fascista, quello stesso atteggiamento contro cui sabato abbiamo manifestato.

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