Ecco un documento scritto qualche tempo fa dai compagni dell’U.S.I Liguria sulla crisi che sta arrivando e che già in parte si fa sentire (ma "il bello" ha ancora da venire); "in chiaro" pubblichiamo la premessa, chi fosse interessato a leggere tutto lo scritto può scaricarlo cliccando il link poco sotto.
PREMESSA
Le avvisaglie per una fase di aspro scontro sul piano sociale e sindacale sembrano esserci tutte. Dopo la spallata di luglio con il decreto Brunetta, che prefigurava un pesante attacco ai lavoratori pubblici e altrettanto pesanti tagli ai servizi, i proconsoli di Berlusconi si sono messi tutti attivamente all’opera.
Ultima, ma non per la gravità del suo intervento, la ministra Gelmini: dal punto di vista occupazionale verranno infatti tagliati 70mila posti di insegnanti e 43mila di ATA che sommati ai 47mila della Finanziaria- Prodi danno un totale di 160 mila posti in meno; per quanto riguarda le risorse è previsto un taglio di 8 miliardi di Euro per i finanziamenti delle scuole pubbliche nei prossimi 4 anni, il taglio dei fondi alle università (con il progetto della loro privatizzazione) e infine per quanto riguarda la qualità del servizio c’è il ritorno al maestro unico alle elementari. Poco da commentare, i numeri parlano da soli, se non rilevare l’ennesimo regalo all’istruzione privata.
C’è stata poi la questione Alitalia, dove sono saltati migliaia di posti di lavoro e tagliati gli stipendi dei lavoratori, con tutto il suo corollario di vicende apparentemente surreali, ma molto materialmente interpretabili: dall’esplodere della crisi, alla trattativa con Air-France per finire alla cordata di imprenditori italiani che rilevano la parte sana della compagnia di bandiera. In tutto questo campeggia la drammaticità della situazione dei lavoratori: gli esuberi, il taglio degli stipendi (30-40%), l’aumento degli orari di lavoro, ecc.
Infine, è entrato in campo il ministro Sacconi con un progetto di decreto di legge che tende a limitare ancora di più l’esercizio degli scioperi nei servizi.
Siamo dunque di fronte ad un quadro assolutamente devastante, che si situa in un contesto internazionale colpito dalla crisi finanziaria, dal crollo delle borse e dalla conseguente crisi economica e produttiva.
Al di là della drammaticità della situazione internazionale, della quale non è facile prevedere gli sviluppi e l’impatto che avrà sulla nostra situazione, vengono spontanee alcune riflessioni: -l rapporto finanza- economia reale non è totale, tuttavia le crisi finanziarie si traducono inevitabilmente in crisi generali. Anche in questo caso gli effetti del crack finanziario, in particolare la crisi di liquidità e la stretta creditizia si sono riversate su un’economia già in fase depressiva e ne hanno amplificato la tendenza ad una vera e propria profonda recessione. Questo negli USA, come in
Europa e, potenzialmente, nel resto del mondo, compreso gli iper-produttivi giganti asiatici (India e Cina).
Ultima, ma non per la gravità del suo intervento, la ministra Gelmini: dal punto di vista occupazionale verranno infatti tagliati 70mila posti di insegnanti e 43mila di ATA che sommati ai 47mila della Finanziaria- Prodi danno un totale di 160 mila posti in meno; per quanto riguarda le risorse è previsto un taglio di 8 miliardi di Euro per i finanziamenti delle scuole pubbliche nei prossimi 4 anni, il taglio dei fondi alle università (con il progetto della loro privatizzazione) e infine per quanto riguarda la qualità del servizio c’è il ritorno al maestro unico alle elementari. Poco da commentare, i numeri parlano da soli, se non rilevare l’ennesimo regalo all’istruzione privata.
C’è stata poi la questione Alitalia, dove sono saltati migliaia di posti di lavoro e tagliati gli stipendi dei lavoratori, con tutto il suo corollario di vicende apparentemente surreali, ma molto materialmente interpretabili: dall’esplodere della crisi, alla trattativa con Air-France per finire alla cordata di imprenditori italiani che rilevano la parte sana della compagnia di bandiera. In tutto questo campeggia la drammaticità della situazione dei lavoratori: gli esuberi, il taglio degli stipendi (30-40%), l’aumento degli orari di lavoro, ecc.
Infine, è entrato in campo il ministro Sacconi con un progetto di decreto di legge che tende a limitare ancora di più l’esercizio degli scioperi nei servizi.
Siamo dunque di fronte ad un quadro assolutamente devastante, che si situa in un contesto internazionale colpito dalla crisi finanziaria, dal crollo delle borse e dalla conseguente crisi economica e produttiva.
Al di là della drammaticità della situazione internazionale, della quale non è facile prevedere gli sviluppi e l’impatto che avrà sulla nostra situazione, vengono spontanee alcune riflessioni: -l rapporto finanza- economia reale non è totale, tuttavia le crisi finanziarie si traducono inevitabilmente in crisi generali. Anche in questo caso gli effetti del crack finanziario, in particolare la crisi di liquidità e la stretta creditizia si sono riversate su un’economia già in fase depressiva e ne hanno amplificato la tendenza ad una vera e propria profonda recessione. Questo negli USA, come in
Europa e, potenzialmente, nel resto del mondo, compreso gli iper-produttivi giganti asiatici (India e Cina).
– il liberismo selvaggio si è suicidato. Le teorie della libera iniziativa e del libero mercato come unici regolatori dell’economia mostrano tutti i loro limiti e la loro impotenza ad arginare le crisi cicliche del capitalismo. Si ricorre perciò alle nazionalizzazioni e all’intervento diretto dello Stato nell’economia, che sembravano ormai solo un retaggio del socialismo reale. Il capitalismo però sopravvive… alla faccia di quelli che vedevano nel neoliberismo il nemico assoluto e non c’è motivo di pensare che diventerà più “umano”.
– la mondializzazione mostra – in negativo – tutte le sue potenzialità di volano di crisi devastanti. Alla
libera circolazione delle merci si possono opporre dazi protettivi; a quella degli uomini, confini militarizzati, a quella della forza-lavoro, leggi; a quella dei capitali, regole; ma a quella delle crisi nulla si può opporre… vera e propria merce virtuale globale, viene esportata in abbondanza.
Se questo è quanto, oltre all’ovvio riconoscimento della necessità di una immediata e radicale risposta da parte della working class a livello internazionale, ci sembra anche importante rafforzare il nostro patrimonio di conoscenze, le nostre armi critiche e i nostri strumenti analitici, ovvero ottenere la massima chiarezza possibile sulle dinamiche e gli sviluppi che hanno portato alla situazione attuale.
A questo scopo pubblichiamo nel seguito due scritti del compagno R.S. di Torino, militante del sindacalismo di base, che da anni si occupa con impegno e competenza di questioni che l’opinione comune relega all’attività di “esperti” e “specialisti” di parte.
– la mondializzazione mostra – in negativo – tutte le sue potenzialità di volano di crisi devastanti. Alla
libera circolazione delle merci si possono opporre dazi protettivi; a quella degli uomini, confini militarizzati, a quella della forza-lavoro, leggi; a quella dei capitali, regole; ma a quella delle crisi nulla si può opporre… vera e propria merce virtuale globale, viene esportata in abbondanza.
Se questo è quanto, oltre all’ovvio riconoscimento della necessità di una immediata e radicale risposta da parte della working class a livello internazionale, ci sembra anche importante rafforzare il nostro patrimonio di conoscenze, le nostre armi critiche e i nostri strumenti analitici, ovvero ottenere la massima chiarezza possibile sulle dinamiche e gli sviluppi che hanno portato alla situazione attuale.
A questo scopo pubblichiamo nel seguito due scritti del compagno R.S. di Torino, militante del sindacalismo di base, che da anni si occupa con impegno e competenza di questioni che l’opinione comune relega all’attività di “esperti” e “specialisti” di parte.