Aziz è un compagno che abbiamo incontrato nella lotta.
Recluso nel Cpt (Cie) di via Corelli a Milano, ha voluto tenere la testa alta e ribellarsi;
ha saputo trovare forza e determinazione per non rassegnarsi alla prevaricazione di uno Stato razzista,
per far uscire la voce della sua rabbia e della sua protesta, per organizzare una lotta coi propri compagni di detenzione,
salendo sui tetti del lager in cui era recluso, resistendo ai pestaggi
polizieschi, attuando un determinato sciopero della fame e della sete.
Per chiunque l’abbia sentita, la sua voce strozzata [II],
che in diretta radiofonica con Radio Blackout urlava rabbia e
disperazione durante i pestaggi nel Cpt di Corelli, resterà per sempre
segno dell’intollerabile, l’intollerabile di questo sistema infame che
esclude, sfrutta e reprime.
Aziz doveva uscire da Corelli tra sette giorni.
Alle quattro del mattino i cani da guardia del sistema l’hanno prelevato dalla sua camerata, l’hanno privato del telefonino
l’hanno fatto deportare con un aereo Alitalia.
Prima di partire ci ha lasciato parole che rivendicavano, con
immutata forza, l’importanza della lotta contro questo sistema
concentrazionario, contro la matrice razzista di cui è espressione,
contro lo sfruttamento sociale che garantisce;
un sistema basato sul terrorismo statale, diffuso e quotidiano, fatto di minacce, soprusi e retate nei quartieri;
un sistema che ci vorrebbe tutti impauriti, silenti e rassegnati.
Le forze politiche e poliziesche di questo Stato militarizzato
hanno voluto privarci di un amico, di un compagno, di un complice. Ma
noi sappiamo che Aziz tornerà, quando e come vorrà, per ritrovare sua
moglie e sua figlia, alle quali va tutta la nostra solidarietà, ma
anche per riprendere, con altri dieci, cento, mille altri Aziz,
una guerra sociale per la giustizia e la libertà.
17 aprile 2009,
Comitato Antirazzista Milanese