Cie – Lo sciopero a Ponte Galeria, un mese senza mangiare a Gradisca, alcune iniziative di solidarietà

Il quarto giorno

 

È il quarto giorno di sciopero della fame nel Cie di Ponte Galeria,
a Roma. Già dalla mattina metà degli scioperanti cedono alla stanchezza
e poi a pranzo cederà ancora qualcun altro. La forza si sta esaurendo,
come è naturale, ma quasi nulla è perduto. Rimane la rabbia, rimane la
disperazione e rimane anche la voglia di lottare. In questi quattro
giorni i reclusi si sono fatti sentire come quasi mai era accaduto
prima per un “semplice sciopero” dentro ad un Centro. Vedremo domani
cosa succederà.

Una storia, però, ve la dobbiamo raccontare subito. In una camerata,
su di una barella, c’è un recluso disteso da ieri sera. Si era tagliato
le vene, lo ricorderete,
e dopo essere stato curato sommariamente in infermeria è stato
riportato dai suoi compagni. Loro l’accudiscono, ogni tanto chiamano il
dottore che non arriva mai, e lo guardano che si spegne: non vuole
ricominciare a mangiare, anche se è debolissimo, e spesso ha dei
momenti di incoscienza. Oggi è stato trascinato via dalla polizia che
voleva fargli delle foto, e poi è stato risbattuto in cella. Insomma,
sta veramente male ma le autorità del Centro fanno finta di niente:
fino a ieri era uno di quelli che si difendevano, che rompevano le
scatole, che non si lasciavano mettere i piedi in testa. Meglio
lasciarlo così, dunque, steso e dissanguato: non disturberà più nessuno
per un po’.

Ascolta la testimonianza che abbiamo raccolto questa mattina su http://www.autistici.org/macerie/?p=20583

Un mese di sciopero della fame

Un mese senza mangiare, da solo, per essere regolarizzato. Perché
gli venga riconosciuto di aver lavorato per anni con un contratto
regolare. Un mese di sciopero della fame individuale. Robe da pazzi,
direte voi. E infatti oltre a tenerlo rinchiuso al Cie di Gradisca,
volevano fargli pure un TSO, un Trattamento sanitario obbligatorio, per
levarselo di torno. Ora è in ospedale, perché ha perso troppo peso. E
continuerà a non mangiare finché non vedrà il Giudice di pace che deve
decidere del suo destino.

Ascolta un’intervista con il recluso in sciopero della fame e il suo appello in arabo su: http://www.autistici.org/macerie/?p=20573

Torino, Parigi e Teramo

Giusto all’ora di pranzo di giovedì, una decina di antirazzisti è entrata nella mensa del Politecnico di Torino,
esponendo uno striscione con la scritta “La Sodexho ingrassa sui lager”
e distribuendo volantini ai presenti. Studenti, cassiere e cuochi sono
così stati informati che la grande multinazionale del catering Sodexho,
oltre a gestire questa mensa, ha anche l’appalto per la fornitura dei
pasti ai reclusi dei Centri di identificazione ed espulsione di via
Corelli a Milano e di Roma Ponte Galeria. Reclusi che da sempre si
lamentano per la pessima qualità del cibo e per la presenza di vermi e scarafaggi cotti. Reclusi che spesso, come da quattro giorni proprio al Cie di Roma, sono in sciopero della fame
contro le condizioni di detenzione e contro l’estensione a sei mesi del
tempo massimo di permanenza, per la libertà. Reclusi che spesso si
ribellano e distruggono questi lager, come hanno fatto i quattordici
rivoltosi di via Corelli, sotto processo per la grande rivolta dell’agosto scorso. Reclusi che spesso evadono da quelle gabbie, come è successo al Cie di Torino
nella notte tra domenica e lunedì. Detto questo, il gruppetto si è
dileguato prima dell’arrivo della polizia, chiamata da un’inviperita
funzionaria amministrativa della Sodexho.