TERZA UDIENZA DEL 29 GENNAIO 2010, TRIBUNALE DI PISTOIA

Venerdì 29 gennaio si è tenuta al tribunale di Pistoia la terza udienza relativa ai fatti dell’11 ottobre. Il primo a deporre è stato Dessì, dichiarando che durante l’aggressione a CasaPound ha riconosciuto un uomo un po’ stempiato, alto press’a poco quanto lui, intorno ai 30 anni, corporatura normale, capelli castani  chiari, maglietta forse gialla o beige, forse jeans. L’uomo che aveva la catena al braccio portava una maglietta militare, occhiali con lenti chiare, occhi scuri, un po’ più alto di Dessì. Un terzo uomo portava una maglietta Nike scura, con barba corta, intorno ai 30 anni, non ha notato orecchini e sostiene di non aver visto altre foto di queste persone.
La seconda deposizione è quella di Luccarelli, il pizzaiolo che ha l’attività accanto a CasaPound. Il teste afferma di aver notato un uomo alto circa un metro e ottanta, snello, capelli corti, occhiali da vista, barba lunga. Vi sarebbe stata anche una donna alta circa un metro e settanta, robusta, coi capelli mesciati e pearcing . Infine u terzo individuo sui 30 anni, senza barba né baffi, alto un metro e settantacinque circa. Dichiara di non aver visto foto di questi personaggi. Successivamente, assieme ad Alessandro, entrano i quattro indagati di Livorno: Alessandro Orfano, Elisabetta Cipolli, Casella e Colombo. Il giudice chiama di nuovo a deporre il Luccarelli, il quale sostiene di aver visto da vicino alcune persone (20-25 individui) pare armati di bastoni e che si stavano sfilando le cinture. Tra gli aggressori la donna mesciata, dove però vi aggiunge altri particolari, ossia che essa avrebbe portato pantaloni neri e maglietta viola scura. Luccarelli continua sostenendo che costoro sarebbero corsi in direzione di Porta S.Marco e che lui, assieme al Ramondia (suo dipendente), li avrebbe inseguiti col suo scooter fino alla stazione, perdendone le tracce. L’avvocato chiede al teste dove si trovava durante il raid e lui risponde che era nei pressi del bar Gianni, accanto alla sua pizzeria, inoltre aggiunge che al momento dell’irruzione lui avrebbe udito un grande fracasso ma che non si sarebbe voltato a guardare cosa poteva essere accaduto, anche perchè il circolo Agogè non era logisticamente in grado di vederlo. Avrebbe notato i vandali scappare a corsa lungo i due marciapiedi e da lì l’inseguimento con lo scooter. Luccarelli ha sottolineato un particolare importante, ossia che in quel mentre stava reggendo una stufa assieme al Ramondia e che assieme dovevano trasportarla da un vicino. Una volta compiuta l’irruzione avrebbero comunque continuato il lavoro, per poi tornare indietro a vedere cos’era successo a seguito anche della telefonata della moglie. Il Luccarelli afferma di  non essere entrato nel circolo Agogè a notare quanto accaduto, né di aver parlato col Dessì, che in quel momento stava sanguinando al braccio, ma si sarebbe soltanto avvicinato a lui. Durante l’inseguimento con lo scooter il teste sostiene di essere passato accanto ad alcune auto non targate Pistoia, perciò avrebbe secondo lui avuto senso proseguire verso la stazione (???), anche per questo particolare egli ritiene che i teppisti non fossero pistoiesi. Riprende a dire che vi si sarebbe trovato anche un uomo rossiccio con la cresta, tra gli aggressori. L’avvocato chiede al teste se il giorno dopo parlò con il Dessì e lui risponde affermando che questi, essendo un cliente, ha sempre avuto modo d’incontrarlo in pizzeria e che all’indomani dell’aggressione, presso il suo locale, si sarebbero scambiati poche battute relativamente al fatto, senza scendere nei particolari. Al Luccarelli viene chiesto di riconoscere in aula Alessandro ed altri tra gl’imputati di Livorno, egli conferma che tra gli esecutori vi sono anche loro. Juri Bartolozzi (già in aula all’inizio dell’udienza) era stato riconosciuto dal Dessì come partecipante al raid.
A seguito interviene a deporre il Ramondia, il quale precisa che non appena udito l’attentato avrebbero posato subito a terra la lavatrice  senza occuparsi di finire il trasporto che il Luccarelli avrebbe ricevuto la telefonata dalla moglie da lì a pochi minuti, che si sarebbero precipitati al circolo e parlato con Dessì dell’irruzione, che si sarebbero diretti alla stazione e che non avrebbe ragionato col Luccarelli relativamente alle macchine non di Pistoia.
Da queste due deposizioni emergono delle contraddizioni rilevanti:

il Luccarelli afferma di aver terminato il trasloco della stufa per poi accorrere sul luogo, mentre il Ramondia testimonia l’opposto, cioè che avrebbero immediatamente posato l’oggetto (che per il Ramonidia è una lavatrice).
Il Luccarelli sostiene di aver parlato col Ramondia a proposito delle auto, il Ramondia contraddice questa testimonianza.
Il Luccarelli precisa di non aver parlato col Dessì, né di essere entrato dentro il circolo Agogè, mentre il Ramondia dice l’opposto.

Nel pomeriggio si è riaperto il processo, con la visione del video dei danni a CasaPound.
Hanno deposto in seguito alcuni agenti della Digos di Pistoia, Christian Boeri dei c.a.r.c., gl’imputati livornesi Alessandro Orfano ed Elisabetta Cipolli i quali hanno menzionato la presenza di una catena a bordo dell’auto che li conduceva a Pistoia, dove avrebbero partecipato al dibattito al circolo 1°maggio. Elisabetta si ricorda della moglie del Bartolozzi ma non di quest’ultimo al momento dell’arresto. Inoltre sono state mostrate le foto della catena per il riconoscimento.
L’udienza si è conclusa con la richiesta di revoca degli arresti domiciliari a carico di Alessandro e degli altri imputati, relativamente al reato di devastazione. Il Pubblico Ministero non ha acconsentito quest’istanza ed il giudice si è riservato di decidere.

Comitato amici e  parenti di Colle Val d’Elsa.