Torino. G8: sei anarchici a giudizio

Da Indy Piemonte:

Un PM alla pummarola

Più veloce della luce. Il PM Rinaudo,
della Direzione Provinciale Antimafia, indefesso cacciatore di
anarchici, sprezzante del rischio di cadere nel ridicolo, ha rinviato a
giudizio sei compagni, cinque di Torino e uno del Monferrato, per “i
delitti 81 cpv, 110, 639 comma 2 perché con più azioni esecutive di un
medesimo episodio criminoso (…) deturpavano e imbrattavano parte di un
immobile sito in via Fanti 17, facente parte di un edificio parzialmente
costruito nel 1700 e quindi ritenuto di interesse storico, luogo dove
ha sede il centro congressi dell’Unione Industriali di Torino”.

Si va in aula il 24 settembre.
Una roba dal tono dannatamente serio.
“Delitto”, “disegno criminoso”, “deturpare ed imbrattare” e poi anche
l’antimafia.

Sangue e soldi all'Unione Industriali
Sangue e soldi
all’Unione Industriali

Facciamo un passo indietro.
Era il 7
luglio. All’Aquila i padroni del mondo facevano la loro passerella tra
le rovine della città distrutta dal terremoto. La gente in tenda
circondata da uomini armati, i potenti in una caserma/fortezza
milionaria. Roba da brividi. Un G8 tra le macerie. Metafora reale di un
tempo segnato dalla ferocia e dalla forza, dalla guerra e dalla miseria,
dal banchetto di una minoranza di ricchiepotenti sulle spalle dei più.
L’arroganza
nemmeno si maschera dietro la retorica, nemmeno finge i buoni
sentimenti.
L’Aquila è il simbolo inquietante di un futuro che è già
presente. Un’intera popolazione sotto controllo, mentre i soliti noti
costruiscono fortune “umanitarie”. Roba sperimentata fuori, tra Somalia e
Albania e, adesso, pronta anche per noi.

A Torino, quel 7 luglio, sul
marciapiede di fronte all’ingresso dell’Unione Industriali in via Fanti,
vengono gettate mazzette di soldi in una pozza rosso sangue. Sulla
cancellata della palazzina che ospita l’organizzazione dei padroni della
città uno striscione bianco con la scritta “G8: guerra, schiavitù,
oppressione”, siglato FAI.
Sangue e soldi al palazzo dei padroni, la
cifra di un mondo diviso tra chi ha troppo e chi nulla, chi comanda e
chi è obbligato a chinare il capo, ma anche il segno della lotta e della
resistenza che, ogni giorno, in ogni dove, vede gli ultimi alzare la
testa.

Neanche un anno dopo scatta la
vendetta. Pomodoro e soldi finti di fronte all’ingresso dell’Unione
Industriali diventano “imbrattamento e deturpamento”, “delitto”,
“disegno criminoso”. Il marciapiedi di via Fanti si è trasformato un
edificio storico del 1700!
Si rasenta il ridicolo. Peccato che quando
i pagliacci recitano in toga nelle aule di un tribunale ci sia poco da
ridere.
Non ci stupiamo. Il prezzo che chiedono per chi si oppone è
ben più lieve di quello pagato dai tanti immigrati che in quest’anno
terribile sono stati ammazzati in mare dalle leggi razziste di questo
paese. Molto più lieve di quello che pagano ogni giorno i reclusi dei
CIE di che si ribellano, tentano la fuga, osano denunciare i loro
aguzzini.
Resta il fatto, che dovrebbe inquietare la coscienza dei
più, che in questo paese vogliono tappare la bocca ad ogni voce scomoda,
trasformare in delitto ogni piccolo gesto di protesta simbolica.
Giorno
dopo giorno si restringono gli spazi di libera espressione: se la
critica finisce in tribunale quella che è in ballo è la libertà di
tutti.

Per info e contatti:
Federazione
Anarchica Torinese
Corso Palermo 46
La sede è aperta ogni giovedì
dopo le 21
fai_to@inrete.it
338 6594361