Riceviamo e diffondiamo questo resoconto del presidio tenutosi davanti al carcere di Alessandria, sabato 15 settembre 2012, in solidarietà con tutti i prigionieri e con i compagni anarchici rinchiusi nella sezione AS2:
Ore 15:00 -Già allo sbocco dell’autostrada iniziano i blocchi alle auto; si capisce subito che il clima è teso.
Arriviamo al carcere che si trova fuori dal paese, per raggiungerlo con i mezzi pubblici esiste solo un autobus a chiamata.
Alle 16:00 il gazebo è montato e la musica inizia ad arrivare oltre le mura del carcere di Alessandria. Ci aspettavano in alto i secondini, sulla torretta ad angolo, e la DIGOS stava già filmando.
I primi volti coperti, i primi lanci di pietre. La sterpaglia tra la rete esterna e la strada di cemento adiacente le mura era secca, dalla nostra parte. Il fuoco ha bruciato per parecchio tempo mentre le persone vicino alla rete urlavano, salutavano chi poteva vedere aldilà delle sbarre e tiravano pietre, petardi, pannocchie e zucchine; tutto quello che si trovava nella campagna. I botti ed i sassi arrivano fino ai secondini, su, sulla torretta. Dopo svariati ( ed inutili ) tentativi di spegnere le fiamme la situazione non sembrava cambiare. È partito il blocco stradale, all’entrata del carcere. Molte sono le scritte di solidarietà, ma era palpabile il desiderio di fondo di aprire ogni gabbia ed abbattere qualsiasi muro. La polizia penitenziaria lancia una manciata di gas CS, ma poca roba. Ci spostiamo qualche metro più avanti ed il blocco continua, insieme al lancio delle pietre, per circa un’ora. Sono ormai le 19, gli ultimi botti fluorescenti vengono sparati sopra al carcere e i detenuti ci salutano.
I giornali parlano poco, omettono (per quanto sia stato un intervento minimo e ridicolo) il fatto che l’unico modo per spostarci dall’ingresso sia stato gettare dei lacrimogeni sulla folla che stava bloccando, da poco, il traffico. I giornali locali parlano di 200 persone.
Lunedì Donato Capece, segretario generale del Sappe, ha affermato che una prima soluzione potrebbe essere quella di impiegare i militari per i servizi di vigilanza esterna degli istituti penitenziari per “garantire, oltre a quella interna, anche la sicurezza esterna delle strutture carcerarie”.
Niente di nuovo nelle sue parole. Questo presidio è stata l’ennesima dimostrazione che più il collare stringe e più l’animale abbaia, si ribella, è furente.
Un abbraccio ai carcerati e a tutte le vittime della repressione.
“Fuori tutti dalle galere! dentro nessuno, solo macerie.”