Sabino Romero, difensore dei diritti e delle terre dei nativi venezuelani (Yukpa di Chaktapa e Guamo Pamocha), è stato assassinato domenica scorsa nel silenzio totale dei media europei e nordamericani. Sabino ha avuto la forza e la dignità di portare avanti una lotta per l’autonomia degli indigeni che, su richiesta di Hugo Chavez, subiscono persecuzioni e sfruttamento massiccio dei loro territori. Del 2003 è infatti l’annuncio di Chavez relativo all’innalzamento a 36 milioni di tonnellate di carbone da estrarre dai territori dei nativi per mezzo di un aumento spropositato di mega-miniere. Sabino aveva intrapreso diverse forma di lotta per restituire al popolo le terre confiscate, compresa l’azione diretta e l’occupazione delle fattorie sottratte ai contadini. Sabino si opponeva anche all’establishment capitalista che ha imposto al Venezuela l’aumento di estrazione del petrolio, del gas, dei minerali. Ma mentre Sabino si attivava per i diritti del popolo, il governo promuoveva strategie per dividere gli attivisti, e tre indigeni vennero uccisi. Questa è stata la scusa per criminalizzare Sabino e militarizzare le fattorie. Tuttavia la lotta di Sabino è andata avanti, nonostante i media vendessero ai venezuelani menzogne, e nonostante la terra bruciata fatta intorno a lui. Ma 3 sicari di stato lo hanno ucciso, come altri 13 Yukpa. Gli anarchici venezuelani continueranno la lotta di Sabino, a fianco dei nativi, ben consapevoli che non può esistere giustizia là dove alberga la logica sfruttati e sfruttatori. Onore a Sabino, solidarietà a tutti gli sfruttati!