SOLEDAD, HERMANA…
Solitudine, compagna…
In fondo al tuo lenzuolo c’è la nostra disfatta
la fine del pensiero, la certezza inutile
che ogni nostra rivolta era una frase fatta
gridata per confondersi a un universo futile.
Solitudine, compagna…
In fondo alla tua vita c’è la roccia perduta
la cima irraggiungibile, la distanza infinita
la nostra vita fatta, quotidiana e fottuta
il lavoro, la casa, la tristezza, la vita…
Compagna solitudine, noi partiamo in vacanza
la tua disperazione conservacela in frigo
ce ne occuperemo alla fine del rigo
dove nei nostri slogan parliamo di speranza.
Solitudine, compagna…
In fondo a quest’estate, quando ritorneremo,
fatti trovare ancòra come un’àncora rotta
ed affondando insieme potrò dirti «Porteremo
quest’ odio sociale nella storia corrotta»
Solitudine, compagna…
La storia ormai è finita e affoga dentro un pozzo
se la stanno sbranando questi quattro assassini,
l’urto sui nostri volti, la violenza del cozzo
ci ha strappato le armi e spezzato i canini.
Compagna solitudine qui son tutti colpevoli:
la repressione che ci ammazza senza pausa,
gli schiavi abbrutiti, il torpore della causa,
lo Stato assassino i boia consapevoli.
Solitudine, compagna…
Però anche noi tutti, compagni troppo stanchi
troppo occupati a cercare un domani
per difendere l’oggi dai colpi sui fianchi
per difenderci oggi, per usare le mani.
Solitudine, compagna…
Brindavamo alla chiusura del luglio libertario
alla nostra sconfitta onorevole e certa
questo treno in partenza di cui non so l’ orario
e non esce più sangue ma la ferita è aperta.
Compagna solitudine, di te posso dire “morta”
ma io non sono certo di poter respirare
questo paesaggio aspro di continuo dolore
questo cielo fumoso, questa luna contorta.
Solitudine, compagna…
In fondo al tuo lenzuolo c’è la nostra sconfitta
la fine del futuro, la perdita d’ orgoglio
la rivolta ingabbiata, c’è la morte già scritta
c’è la mia speranza impiccatasi in luglio.
11 luglio 1998
Questa canzone fu scritta all’indomani della notizia del suicidio di Maria Soledad Rosa, appunto la “Compagna Solitudine”. Ci sono attaccatissimo, ma non la propongo mai, né nei dischi né in concerto perché tocca il fondo di un dolore senza fondo. Quel fondo che fa si che nessun anarchico si senta mai del tutto solo, perché ci sono gli altri anarchici dovunque lui vada ed è pazzesca la solidarietà. Ma per converso quando uno di noi se ne va, la ferita non può rimarginarsi e butta sangue ancora. E poi è forse troppo disperata… e mi rompe fare canzoni sui fatti sociali senza un minimo di speranza.
Alessio Lega