Pistoia – Presentazione de “Le scarpe dei suicidi”

Sabato 7 Aprile, presso la Libera officina Primo Maggio, in via Argonauti 10 a Pistoia Mario Farisetti (Skizzo) presenta “Le scarpe dei suicidi” di Tobia Imperato.

Il 5 marzo 1998 i PM di Torino Maurizio Laudi e Marcello Tatangelo arrestano gli anarchici (squatters) Silvano Pelissero, Edoardo Massari (BALENO) e Maria Soledad Rosas (SOLE) con l’accusa di Associazione Sovversiva, accusandoli di alcuni attentati in Val di Susa con prove inesistenti e/o costruite a tavolino. La stampa di Regime non perde tempo costruendo intorno ai tre squatters torinesi una campagna diffamatoria e infame basata su accuse semplicemente false.

I tre squatters vengono sottoposti  da subito ad un trattamento d’isolamento carcerario e fatti oggetto di angherie, oltraggi e soprusi di ogni sorta.

Il 28 marzo 1998 BALENO viene trovato “impiccato” nella sua cella di isolamento.

Successivamente, l’11 luglio sarà la sua compagna SOLE a “impiccarsi”.

 Dopo mesi e anni d’ingiurie e calunnie dei giornali di Regime, dopo aver subito le peggiori vessazioni, nel 2002 la Corte di Cassazione stralcia l’accusa di Associazione Sovversiva, riconoscendo la falsità di tutte le accuse montate ad arte dai PM torinesi.

La MONTATURA non ha retto, ma Laudi e Tatangelo possono andare fieri di aver eliminato due Anarchici!

 Tobia Imperato, con questo libro smonta tutte le falsità, riporta la VERITA’ su Silvano, Baleno e Sole. Ma pagherà a caro prezzo questo suo impegno, perseguitato con denunce e fermato in diverse occasioni. Tuttora è fatto oggetto della repressione della Procura di Torino: il 26 gennaio è stato tratto in arresto nell’indagine contro il Movimento No Tav. Per questo il 7 non sarà possibile la sua presenza.

Dalle ore 20 Cena, a seguire la presentazione.

Il ricavato sarà destinato alle spese legali dei NO TAV arrestati il 26 Gennaio

COORDINAMENTO NO TAV PISTOIA

28 marzo 1998 – 28 marzo 2012 con Sole e Baleno nel cuore. No Tav!

SOLEDAD, HERMANA…

Solitudine, compagna…

In fondo al tuo lenzuolo c’è la nostra disfatta
la fine del pensiero, la certezza inutile
che ogni nostra rivolta era una frase fatta
gridata per confondersi a un universo futile.
Solitudine, compagna…

In fondo alla tua vita c’è la roccia perduta
la cima irraggiungibile, la distanza infinita
la nostra vita fatta, quotidiana e fottuta
il lavoro, la casa, la tristezza, la vita…

Compagna solitudine, noi partiamo in vacanza
la tua disperazione conservacela in frigo
ce ne occuperemo alla fine del rigo
dove nei nostri slogan parliamo di speranza.
Solitudine, compagna…

In fondo a quest’estate, quando ritorneremo,
fatti trovare ancòra come un’àncora rotta
ed affondando insieme potrò dirti «Porteremo
quest’ odio sociale nella storia corrotta»
Solitudine, compagna…

La storia ormai è finita e affoga dentro un pozzo
se la stanno sbranando questi quattro assassini,
l’urto sui nostri volti, la violenza del cozzo
ci ha strappato le armi e spezzato i canini.

Compagna solitudine qui son tutti colpevoli:
la repressione che ci ammazza senza pausa,
gli schiavi abbrutiti, il torpore della causa,
lo Stato assassino i boia consapevoli.
Solitudine, compagna…

Però anche noi tutti, compagni troppo stanchi
troppo occupati a cercare un domani
per difendere l’oggi dai colpi sui fianchi
per difenderci oggi, per usare le mani.
Solitudine, compagna…

Brindavamo alla chiusura del luglio libertario
alla nostra sconfitta onorevole e certa
questo treno in partenza di cui non so l’ orario
e non esce più sangue ma la ferita è aperta.

Compagna solitudine, di te posso dire “morta”
ma io non sono certo di poter respirare
questo paesaggio aspro di continuo dolore
questo cielo fumoso, questa luna contorta.
Solitudine, compagna…

In fondo al tuo lenzuolo c’è la nostra sconfitta
la fine del futuro, la perdita d’ orgoglio
la rivolta ingabbiata, c’è la morte già scritta
c’è la mia speranza impiccatasi in luglio.

11 luglio 1998

Questa canzone fu scritta all’indomani della notizia del suicidio di Maria Soledad Rosa, appunto la “Compagna Solitudine”. Ci sono attaccatissimo, ma non la propongo mai, né nei dischi né in concerto perché tocca il fondo di un dolore senza fondo. Quel fondo che fa si che nessun anarchico si senta mai del tutto solo, perché ci sono gli altri anarchici dovunque lui vada ed è pazzesca la solidarietà. Ma per converso quando uno di noi se ne va, la ferita non può rimarginarsi e butta sangue ancora. E poi è forse troppo disperata… e mi rompe fare canzoni sui fatti sociali senza un minimo di speranza.

Alessio Lega