Martedì 3 novembre, tutti al tribunale del riesame. ALE, ELI ed ALE LIBERI!!

Il 3 Novembre, presso il tribunale del riesame di Firenze,
si terrà l’udienza per Alessandro, il compagno ancora detenuto nel carcere
Santa Caterina di Pistoia (l’altro Alessandro ed Elisabetta sono invece ai
domiciliari) in relazione alla distruzione, Domenica 11 Ottobre, della sede
pistoiese di Casapound.

L’invito a tutti i solidali è quello di trovarsi Martedì
mattina, dalle 8,45, sotto il tribunale per pretendere la liberazione dei
compagni e per denunciare ancora una volta la montatura giudiziaria di cui sono
vittime.
Contro le falsità dei media e contro la violenza del potere è necessario far
sentire la nostra voce e ribadire che non saranno le montature, che non sarà la
repressione, che non saranno le intimidazioni a privarci del nostro desiderio
di Libertà.
Alessandro, Elisabetta ed Alessandro LIBERI!! Che delle gabbie rimangano solo
macerie…

Martedì 3 Novembre, dalle 8,45 presso il tribunale del riesame, Via dell’Agnolo
n°4 – Firenze

Per i compagni e contro la repressione.
FUORI TUTTI DALLE GALERE, DENTRO NESSUNO SOLO MACERIE!

Rete Antifascista Pistoia.

DUE PAROLE SU SOLIDARIETA’, VIOLENZA, ANTIFASCISMO

Sapevamo che nessuna realtà pistoiese aveva ufficialmente
aderito alla manifestazione di sabato per chiedere la liberazione degli
antifascisti arrestati ed il ritiro delle 8 denunce. Abbiamo constatato in
piazza la pressoché totale assenza di militanti, attivisti o semplici
frequentatori di queste realtà. Al di là dei punti di vista, dei vizi di forma,
delle antipatie e chi più ne ha più ne metta (sicuramente non sono
sciocchezze…), riteniamo assurda la diserzione del corteo –fortunatamente
partecipatissimo grazie alla SOLIDARIETA’ di moltissime realtà antifasciste
toscane e non – data l’ESTREMA GRAVITA’ di ciò che è avvenuto domenica 11 Ottobre. Occorre forse ricordare, a chi si affida ai canoni di una certa
giustizia, l’ormai stranota estraneità degli arrestati e dei denunciati ai
fatti avvenuti a casa pound? La domanda che invece ci siamo posti è: quale
solidarietà è stata mostrata da queste realtà nei loro confronti? La risposta
che ci è stata data è: NESSUNA! Proprio per questo ci preme sottolineare che chiunque
dei militanti, degli attivisti o dei semplici frequentatori delle altre realtà
pistoiesi avrebbe potuto (ed in alcuni casi lo ha effettivamente fatto) partecipare per interesse, curiosità, o persino per caso a
quell’assemblea e ritrovarsi in carcere con capi d’accusa fino a 15(!!!) anni
grazie ALLE INFAMIE DI FASCISTI E POLIZIA.

Noi riteniamo e non ci stancheremo mai di ripetere che la
solidarietà è un’arma, un mezzo concreto per combattere la repressione, rompere
l’isolamento e ricreare quel tessuto necessario da cui ripartire, che è inutile
nascondersi o avere paura tanto quanto mostrarsi buoni agnellini di fronte al pastore che, chi prima chi dopo, scopriremo essere
anche il sapiente ammaestratore dei lupi che quotidianamente ci sbranano.

Si è fatto fin troppo parlare e si è sprecato fin troppo
inchiostro per condannare l’azione violenta di alcuni ignoti contro casa pound.
Beh, ci risulta incomprensibile che lo stesso fiato e lo stesso inchiostro non siano
stati usati giustamente per condannare l’abominevole violenza a cui sono state
sottoposte 25 persone. Il carcere non è forse violento? Quale detenuto non
preferirebbe uno schiaffo o persino una scarica di legnate rispetto a 1, 2 o
più anni squallidamente privato della propria libertà? Chiunque! Come si fa a
non considerare nello stato, con le sue polizie e i suoi giudici, la forma
suprema e ineguagliabile di violenza? Due graffi, due vetri rotti e un tavolo
rovesciato sono cazzate.

Se l’antifascismo è una bandiera da sventolare solo in caso
di colpi subiti; forse meglio ammainarla.

Se essere antifascisti si ritiene una provocazione nei
confronti dei fascisti; forse meglio ammainarla.

Se riteniamo che i fascisti siano compagni che sbagliano,
con cui magari dialogare, o bulli oppure malati di una qualche demenza
giovanile (che talvolta permane fino alla senilità); forse meglio ammainarla.

Se si cade nel trabocchetto democratico, per cui negare la
parola e l’azione ai fascisti è fascismo, fino a che la democrazia non si
tramuta in dittatura; forse meglio ammainarla.

Noi crediamo semplicemente che l’antifascismo sia la pratica
di opposizione e liberazione da quella che si manifesta come la forma di oppressione
suprema. Senza se e senza ma abbiamo scelto da che parte stiamo.

La solidarietà è un’arma, lo ripetiamo, puntarla contro noi
stessi è ciò che ci chiedono.

Nella stessa settimana “carne da macello” rumena di 24 anni
veniva ucciso nella caserma dei carabinieri di Montecatini con la complicità
del 118. In un silenzio ormai assordante. Questa è violenza.

Rete Antifascista Pistoia.

 

T.$.O.natura morta!

 

 acrilico su tela + disegno

T.$.O.natura morta!:una delle
pratiche più autoritarie della psichiatria attuale.

TRATTAMENTO $ANITARIO OBBLIGATORIO

Come sempre, anche
se siamo contrari per partito preso, dalla parte della libertà degli
individui, ad ogni trattamento autoritario, avesse pure le
caratteristiche della “terapia”, quando a quel trattamento la persona
non è d’accordo né consensiente, non ci porremo nei riguardi della
problematica da un punto di vista ideologico.Ed è chiaro che il t.s.o. è un arma usata usata:dal medico generico , sindaco , pulotti!!?? che esercita x reprimere qualsiasi  individuo agitato! irrequieto , incazzato (come è normale che sia !!)o magari se è già conosciuto come antagonista libertario e incline a non tollerare il potere e le sue ingiustizie !,

Dopo diversi casi di repressione , a un compagno pistoiese e un ragazzo ucciso   ( http://anarchicipistoiesi.noblogs.org/post/2009/10/20/pistoia-giovane-arrestato-muore-all-interno-della-caserma-dei-carabinieri  ) e infiniti casi in tutt’italia ,

Cosa fare ?!!? per fermare la repressione ,che sempre di più si fà più a$$a$$ina !

!x info:

 http://www.incompatibile.altervista.org/index.php/trattamento-sanitario-obbligatorio.html

http://violetta.noblogs.org/

http://www.ecn.org/telviola/

 

 

 

Pistoia – Il bastone e la carota…

Domenica è stato arrestato un noto naziskin pistoiese, reo di aver pestato un ambulante bengalese qualche giorno prima a Prato…il noto naziskin è lo stesso coinvolto mesi prima nel pestaggio di un migrante Marocchino -sempre a Prato- che tutt’ora rischia di perdere un occhio, dell’aggressione ad un vigile, e dell’aggressione ad un compagno il 13 Dicembre 2008. G.G (i giornali per discrezione mettono solo le iniziali, ma come mai la stessa discrezione non c’è stata per i compagni arrestati Domenica 11?) ora è rinchiuso alla dogaia di Prato.

Secondo noi l’arresto di Giulio è da mettere in stretta correlazione con la riuscita manifestazione di Sabato 24 a Pistoia, che ha creato qualche grattacapo a questore e sindaco, e dove il caso del migrante pestato dal nazifascista è stato citato più volte dal microfono. Dunque un colpo al cerchio ed uno alla botte, le questure toscane si danno una mano, questa sarebbe la dimostrazione che i nazifascisti non godono di impunità…eppure a guardare meglio le vicende non si assomigliano nemmeno un po…a fronte di prove inesistenti e di una palese montatura giudiziaria 3 compagni sono agli arresti ed 8 denunciati, mentre un nazi che da almeno due anni gira la Toscana aggredendo migranti e compagni, ha avuto solo la sfortuna di essere individuato come capro espiatorio…e giorni dopo l’ennesimaazione.

Vogliamo precisare anche un’altra cosa: molti hanno gioito per questo arresto, invece noi continuiamo a dire che delle gabbie devono rimanere solo macerie…infatti sarebbe ipocrita combattere l’istituzione carceraria e applaudirla quando viene utilizzata contro i nostri avversari…questa, oltre che ipocrisia, sarebbe anche una legittimazione indiretta del carcere e di tutto l’impianto repressivo/autoritario che gli sta dietro…e questo noi non lo vogliamo…ma allora cosa fare con questi figuri…beh, non staremo certo a scriverlo qui, sarebbe troppo bello per il questurino (e anche per quel carabinieruccio che sappiamo essere nostro lettore) addetto al nostro monitoraggio trovare qui elementi per costruire, magari, un’altra montatura…ognuno faccia quel che vuole e si sente…

Comunque sappiano i repressori in divisa e in doppio petto, che il giochino degli opposti estremismi, dello scontro fra bande e dell’istituzione buona che vigila e reprime non passerà, noi continueremo il nostro lavoro come sempre, a fianco dei lavoratori e contro capitale, stato ed autorità, e come sempre non ci stancheremo di ripetere che è il potere che uccide, com’è successo nella caserma dei Carabinieri, maiali assassini, di Montecatini, dove un ragazzo di 24 anni è stato ammazzato di TSO con la complicità del 118…noi non dimentichiamo..

Anarchici pistoiesi

Stefano Cucchi, pestato a morte in galera

LA STORIA
Giallo per la morte di un geometra dopo l’arresto. «Vogliamo la verità»
Denuncia della famiglia di Stefano Cucchi, assistita dal legale che seguì il caso di Federico Aldrovandi

Regina Coeli (Reuters)
ROMA – «Vogliamo la verità sulla morte di
Stefano. Quando lo hanno arrestato stava bene. La mattina dopo aveva il
volto tu­mefatto. Sei giorni più tardi è morto, senza che noi
potessi­mo vederlo prima…».
È lo sfo­go di Ilaria, sorella di
Stefano Cucchi, 31 anni, geometra nello studio di famiglia nel
quartiere Casilino. Il ragazzo, basso di statura e molto magro, è stato
arrestato la notte del 16 ottobre nel par­co Appio Claudio. I
carabinieri lo hanno bloccato mentre spac­ciava droga: ecstasy, cocaina
e marijuana. Cucchi, piccoli pre­cedenti alle spalle, è stato
ac­compagnato a casa dove viveva con i genitori per la perquisizio­ne.
Il padre e la madre lo hanno visto che «camminava sulle pro­prie gambe –
ricordano – . Era preoccupato, è normale, ma sta­va bene. E non aveva alcun se­gno sul viso».

La mattina suc­cessiva, al termine dell’udienza di convalida in
tribunale, il ra­gazzo è stato condotto a Regina Coeli dopo che i
carabinieri lo avevano consegnato alla poli­zia penitenziaria. «Non c’è
sta­to alcun maltrattamento», assi­curano i militari dell’Arma.
Cucchi,
secondo la ricostru­zione dei carabinieri, ha trascor­so la notte
dell’arresto in came­ra di sicurezza nella stazione Tor Sapienza.
«Appena
arrivato ha detto di essere epilettico – ag­giungono i militari
dell’Arma ­. In quella stessa notte il pianto­ne l’ha sentito
lamentarsi. Tre­mava, aveva mal di testa. Così è stata chiamata
un’ambulanza, ma Cucchi ha rifiutato le cure e non è voluto andare in
ospeda­le. Poi si è messo a dormire e la mattina è stato condotto in
tri­bunale ».
Quando il giovane è arrivato in carcere è apparso però
in pre­carie condizioni. È finito al pronto soccorso, «per dolori al­la
schiena», spiegano Luigi Manconi e Patrizio Gonnella, delle
associazioni «A buon dirit­to » e «Antigone», e il giorno successivo
nel reparto peniten­ziario del «Pertini». Lì è morto per arresto
cardiaco la notte di giovedì scorso. E solo allora ai genitori e alla
sorella è stato permesso di vederlo, ma da die­tro una vetrata: «Aveva
il volto pesto, un occhio fuori dal bul­bo, la mandibola storta»,
rac­contano.

Ora si attende l’esito dell’autopsia, già effettuata, «senza darci
il tempo di nomi­nare un perito di fiducia, anche se sembra che Stefano
avesse tre vertebre rotte», sottolinea Ilaria, che ha nominato come
le­gale Fabio Anselmo: è lo stesso che ha assistito la famiglia di
Fe­derico Aldrovandi, il giovane morto a Ferrara nel 2005 dopo una
colluttazione con alcuni po­liziotti che lo stavano arrestan­do.
«Vogliamo la verità – con­clude Ilaria – Stefano era un bra­vo ragazzo.
Avrà pure commes­so qualche errore, ma non dove­va morire così».

Sulla vicenda interviene il garante dei diritti dei detenuti del
Lazio, Angiolo Marroni: «Aver impedito ai genitori di far visita al
figlio moribondo è un reato ed è di una gravitá estrema – spiega -. È
previsto dall’ordinamento che si consenta ai parenti di visitare il
malato anche quando è in stato di detenzione e se gli è stato vietato
per evitare che possa parlare e raccontare quello che gli è successo, è
un reato di occultamento»
Secondo Marroni, al giovane è stato
proibito di denunciare i suoi aggressori, perciò «trasferirò tutti i
dati alla magistratura come di norma si fa in questi casi, sia in
presenza di un reato, ma anche nell’ipotesi di un reato».

Paolo Foschi e Rinaldo Frignani
Corriere della sera, edizione romana pagina 5
27 ottobre 2009

Prato: COMUNICATO degli STUDENTI IN LOTTA

Riceviamo e pubblichiamo:

Lunedì
26 circa 800 studenti sono partiti dalle rispettive scuole per
raggiungere piazza dell’università, da dove si sono diretti in corteo
fino alla stazione. Lungo il tragitto il corteo è passato davanti alle
sedi di Lega Nord e Alleanza Nazionale, dove è stata urlata la rabbia
contro i fautori dell’ultima ed ennesima riforma che porta scempio
all’istruzione, da sottolineare l’ingente numero di celerini a
presidiare le sedi, temevano forse un assalto di massa?

Giunto
alla stazione il corteo decide spontaneamente di raggiungere il liceo
Copernico, dove ad attenderlo c’era un’altra schiera di poliziotti e
carabinieri in assetto antisommossa. Il presidio che nasce sotto
l’istituto prosegue per circa un’ora per poi spostarsi nuovamente fino
al liceo Cicognini, qui gli studenti riescono ad entrare nel cortile e
svolgere un’assemblea nonostante le minacce di denunce. L’assemblea si
è sciolta intorno alle ore 15,00. Martedì mattina invece si è tenuta
un’altra assemblea straordinaria convocata dagli studenti del
Cicognini/Rodari che hanno deciso di occupare la sede del Cicognini e
alle 13,00 prendevano possesso della scuola. Quelle di lunedì e martedì
sono state due giornate di lotta e di azione da parte degli studenti,
costruite e gestite in prima persona da chi le ha vissute, lontano da
logiche partitiche e demagogiche. Abbiamo dato forza ed espressione
alle nostre idee e al nostro diritto di scegliere sulle nostre vite e
scuole.

La lotta degli studenti è già iniziata, vogliamo riprenderci le nostre scuole, vogliamo gestirci le nostre vite.

26-27/10/’09 – PRATO

STUDENTI IN LOTTA

Brasile – Hanno “suicidato” un compagno anarchico!

Da informa-azione:

fonte: ANA

La agências de notícias anarquista (ANA) informa che l’anarchico
Chrystian è deceduto nello stato di Roraima. La polizia locale ha
subito parlato di suicidio, ma la  compagna smentisce tale versione.
Questa è la sua testimonianza:

"Il mio nome è Adriana Gomes, sono professoressa dello Stato di
Roraima (Brasile) ed ero la compagna dello storico formatosi nella
Universidad de São Paulo (USP), professore, poeta, scrittore,
musicista, compositore ed anarchico Chrystian Paiva. Durante i quasi 2
anni che siamo stati nello Stato di Roraima abbiamo lottato assieme nel
sindacato dei professori (SINTERR).
Il 17 ottobre, sabato, con
un’amica libertaria che è venuta a trovarci dallo Stato di São Paulo ci
siamo recati al balneario Caçarí, che è un po’ isolato dalla città di
Boa Vista, capitale dello Stato di Roraima. Avevamo con noi un’arma per
difenderci. L’abbiamo messa in uno zaino perché la zona è isolata ed il
potere è nelle mani dei latifondisti. Qui comandano i colonnelli e
costoro fanno le proprie leggi, essi sono la legge. Per questo avevamo
con noi l’arma, come precauzione e autodifesa. Abbiamo trascorso la
notte del 17 e all’alba del 18 ottobre ci siamo resi conto che avevamo
lasciato la chiave dentro la macchina. Per questo abbiamo iniziato a
chiedere aiuto. Mentre eravamo in attesa che qualcuno ci desse una
mano, parlavamo con diverse persone. Chrystian stava bene in quel
momento. Verso le 10 mi sono allontanata di pochi metri e mi sono
appisolata sotto un albero.
Verso le 11, Chrystian è stato
bruscamente circondato da una brigata della Policía Militar,  sotto il
comando del sottotenente Machado, senza alcun precedente indizio che
avesse intenzione di suicidarsi in un balneario pieno di gente ed in
pieno giorno. La versione della polizia sostiene che si è suicidato. Le
testimonianze sono contraddittorie: Chrystian non era mancino mentre la
pallottola che gli ha perforato il cranio è entrata dal lato sinistro.
La mano sinistra era ferita ed inoltre aveva ematomi e graffi di unghie
sul viso. Tutto porta a supporre che non s’è potuto difendere e che se
avesse potuto farlo con un’arma da fuoco non si sarebbe sparato in
testa davanti agli agenti. Non crediamo alla versione ufficiale della
stampa e della polizia secondo la quale egli s’è suicidato.
Il
professor Chrystian era un agguerrito anarchico. Nei suoi quasi due
anni di residenza a Roraima ha mobilitato i professori dello Stato per
lottare contro le cattive condizioni dell’Educazione, l’autoritarismo
dei colonnelli inculcato nelle scuole e la politica menzognera del
sindacato dei docenti.
Abbiamo trascorso nottate ad inviare e-mail,
abbiamo creato il Mote (Movimento de Organização dos Trabalhadores em
Educação) e da buon anarchico era innamorato dei suoi ideali e
dell’azione diretta.
Collezionava materiale relativo alle lotte di
ripercussione nazionale ed internazionale a partire da quando viveva
nello stato di São Paulo, dov’era nato, ed era punk dall’età di 12
anni. Siamo indignati nel sapere che un compagno di lotta così
importante per il movimento sia rimasto vittima di un’azione di
poliziotti truculenti e vogliamo vendetta.
Lotteremo con tutto quel
che potremo, affinché la responsabilità ricada sui veri colpevoli.
Chiediamo l’aiuto di tutti gli amici ed i compagni di lotta per la
divulgazione regionale, nazionale ed internazionale di quanto accaduto."

Adriana Gomes (professoressa di storia regionale)
21 ottobre 2009, Boa Vista, Roraima, Brasile

Aggiornamento su Alfredo e Christos

AGGIORNAMENTO SU ALFREDO E CHRISTOS

Per contribuire alle spese legali di Alfredo Bonanno e Christos
Stratigopulos, detenuti presso FILAKES AMFISSAS (PRIGIONE DI AMFISSA)
TZAMALA 27,
33100 AMFISSA, GRECIA.
E’ possibile inviare soldi anche sul conto corrente della compagna di Christos:

ΙΒΑΝ, GR0801103590000035978574115 al nome:TZIOUTZIA EVANGELIA, di
(il nome del padre) THEMISTOKLIS, specificando: per Alfredo e Christos.

Solidali con chi non s’arrende

http://www.informa-azione.info/

29 Ottobre: Sentenza per Daniele e Francesco

Da Informa-azione:

 

 
Il 29 Ottobre nell’Aula Bunker di Firenze è prevista la
lettura della sentenza per Daniele e Francesco. I compagni hanno deciso di non
partecipare a questa ennesima farsa e noi con loro.

 

E’ annullato quindi l’appuntamento di fronte all’aula
bunker. Non appena avremo aggiornamenti li comunicheremo

 


Solidarietà a Daniele, Francesco e Leo


Libertà per tutti i prigionieri rivoluzionari

 

Anarchici e Anarchiche di Via del Cuore

 

Cogliamo l’occasione per ricordare che il Cap di Alessandria
è cambiato.

Adesso l’indirizzo a cui scrivere è:

 

Via casale 50/A

15122 San Michele (AL)