Pistoia, volantini su Bresci e vicende processuali

Nella giornata di ieri Pistoia è stata fatta oggetto di un pesante volantinaggio operato dalla rete antifascista, cominciato la mattina al mercato e proseguito la sera alla festa dell’ANPI. Il volantino distribuito ripercorre gli ultimi risvolti legati alle note vicende dell’11Ottobre 2009.

Stamani la città si è poi svegliata trovando affissi sui propri muri, decine di volantini che ricordavano il sublime atto di Gaetano Bresci a 110 anni da quel 29 Luglio, in cui Umberto primo riceveva il ben servito -a mezzo piombo- da parte del tessitore pratese.

Di seguito le immagini ed i testi dei volantini.

 

 

 


 
L’11 Ottobre 2009 ignoti
danneggiavano la sede pistoiese di Casa pound; a seguito di quei fatti la
questura pistoiese, guidata dal questore Manzo  coadiuvato dalla DIGOS mise in piedi una montatura
giudiziaria fatta di deportazioni in questura, arresti e denunce, il tutto
volto a dimostrare da un lato il coinvolgimento di persone totalmente estranee
ai fatti ma che andavano comunque colpite -ognuna per motivi diversi- e
dall’altro per dimostrare l’efficienza del nuovo corso della questura pistoiese
(Manzo si era da poco insediato).

In questi mesi abbiamo assistito
alla costruzione di testimoni, allo stravolgimento degli eventi, alla
fabbricazione di prove e all’utilizzo della bugia e della mistificazione
sistematica come strumento d’indagine.

 

Il 19 Luglio il rampante e
carrierista PM Luigi Boccia, dopo essersi in ogni modo accanito contro i
compagni imputati, richiedendo addirittura per una vetrina infranta, il reato
di devastazione e saccheggio (la stessa pena comminata per la strage del Vajont
che fece migliaia di morti), si è dimesso dal ruolo di inquisitore del processo
da lui stesso imbastito ed orchestrato con l’ausilio della DIGOS e del
confidente di polizia il fascista Massimo Dessì, a causa -questo quanto
dichiarato- delle fortissime pressioni subite in questi mesi.
"Casualmente" quattro giorni dopo il tribunale delle Libertà di
Firenze sconfessava di fatto le tesi dell’accusa e l’operato del giudice
Costantini del tribunale di Pistoia eliminando le misure restrittive nei
confronti di tutti gli imputati per i fatti del 19 Ottobre: come si dice, i
topi sono i primi ad abbandonare la nave che affonda.

Solo poco tempo fa il giudice
Costantini, per pavidità o incompetenza, rifiutava di restituire la libertà
agli inquisiti, disattendendo anche la sentenza del tribunale fiorentino che
aveva giudicato illegittimi gli arresti. Una domanda sorge spontanea: come mai
Questo giudice si è comportato così? Ci viene da pensare che anch’egli sia
stato vittima delle medesime pressioni che hanno portato all’abbandono del
processo  da parte di Boccia, che
non sono da individuare -come scritto dai giornali- nelle tantissime iniziative
di solidarietà svolte dai compagni in questi mesi, ma bensì sono da ricercare
sia negli uffici del questore che in quelli della DIGOS.

Ma le questure e gli sbirrami
vari non mollano il colpo tanto facilmente e dunque lo stesso giorno della
bella notizia delle scarcerazioni a casa di 9 solidali che in questi mesi si
sono mobilitati costantemente a fianco degli arrestati e dei denunciati attraverso
decine di iniziative di solidarietà e controinformazione sono giunte 9 denunce
a altrettante multe (da 2600 euro!) per manifestazione non autorizzata.

E’ palese come quest’ultima
vicenda si configuri come un’ ulteriore intimidazione bella e buona, il messaggio
è chiaro: "smettetela di metterci i bastoni fra le ruote". Ebbene
come nei mesi scorsi la denuncia della montatura poliziesca e la volontà di
ristabilire la verità per i compagni non è stata fermata dagli arresti, non
saranno certo queste nuove denunce che ci faranno gettare la spugna.

Due parole anche sul camerata
Massimo Dessì: come sa chi ha seguito le vicende pistoiesi questo personaggio è
uno dei tre testimoni fondamentali dell’accusa a carico dei compagni. Dessì il
fascistà dichiarò in un primo momento di non aver riconosciuto nessuno dei
partecipanti alla visita al circolo Agogè salvo poi, due giorni dopo, tornare
in questura e descrivere nei minimi dettagli anche l’abbigliamento dei presunti
ri-arredatori del covo fascista. Ebbene il probo testimone Camerata Massimo
risulta avere numerosi debiti in giro per la città, tanto da essere stato
citato in tribunale -Lunedì 26 Luglio- da un creditore che dal nostro pretende
la restituzione di una cospicua somma…Insomma pare ovvio che il repentino lampo
di memoria avuto dal Fascista Dessì in quei giorni sia legato ad una necessità
personale di recuperare fondi (il nero camiciato ha già chiesto ad un compagno
-ed ottenuto dal tribunale- un risarcimento di 2500 Euro per lesioni) per
pagare i propri debiti; di quì l’accordo con la questura di Pistoia che
evidentemente fornì le generalità delle persone che per vari motivi era
interessata a coinvolgere.

Il 17 settembre riprenderanno le
udienze a carico dei compagni, è necessario essere in tanti quel giorno davanti
al tribunale di piazza del Duomo ed invitiamo quindi tutti coloro che credono
nella necessità di ristabilire la verità sui fatti di quel 11 Ottobre a
partecipare al presidio che dalle 9,30 si terrà sotto il tribunale durante
l’udienza.

 


 

 110 Anni fa a Monza l’Anarchico Gaetano Bresci giustiziava
Re Umberto primo, complice e simbolo della repressione che in quegli anni stava
colpendo, con una violenza inaudita, la popolazione italiana rea soltanto di
volere la possibilità di vivere dignitosamente. Nel 1898 il prezzo di un chilo
pane era arrivato a cifre esorbitanti, pari alla meta dello stipendio
giornaliero di un lavoratore.

In quell’anno a Milano, alle persone che chiedevano la
riduzione del prezzo del pane, il generale Bava Beccaris rispondeva a cannonate
uccidendo più di 200 manifestanti e “meritandosi” vari riconoscimenti pubblici
e la manifesta gratitudine del sovrano. Due anni dopo un tessitore pratese
restituiva il resto, consistente in tre palle di piombo, al Re assassino
Umberto primo.

 

Noi oggi vogliamo ricordarlo ma il nostro sguardo non è
rivolto al passato; Bresci è un simbolo che oggi -in un contesto di crisi
economica nerissima e di repressione violenta- acquista nuovo valore,
ricordando a tutti che in ogni istante può esserci qualcuno che alle
ingiustizie reagisce prendendo direttamente in mano il proprio destino. Gaetano
è a fianco dei rivoltosi greci che non ci stanno a pagare sulle proprie spalle
lo scotto di una crisi nata all’interno del ventre profondo  della bestia chiamata capitalismo, ed è
a fianco di chiunque decida di opporsi all’oppressione violenta dei mercati e
delle oligarchie che ci vorrebbero chini schiavi ubbidienti.

 

VIVA BRESCI!

 

“(…) Oltre a vendicare gli altri, ho voluto vendicare me
stesso, costretto, dopo una vita di miseria, ad emigrare. I fatti di Milano in
cui si adoperò il cannone, mi hanno fatto piangere di rabbia e pensare alla
vendetta. Ho pensato al Re perché costui, oltre a firmare i decreti, premiava
gli scellerati che avevano compiuto le stragi…”

 

25 Luglio 1900 – 25 Luglio 2010

 

 

 

 

[Si] Campofiho Pancharcor

Sabato 31 luglio 2010
@
Campofico Occupato, Sovicille (Siena)

Contro la noia e la
superficialità di questa cittadina borghese, contro i nuovi centri di
aggregazione neo-fasci che ormai hanno raggiunto le nostre campagne,
SIENA RISPONDE!

Campofiho Pancharcor con

PxRxMx
Affluente
Straight
Opposition
My Own Voice
Carlos Dunga

Portate la tenda!

Cena
– 20.00
Concerto – 22.30

Ingresso + cena a buffet vegan a
offerta libera

Leonardo Landi condannato a 6 anni in primo grado

Ieri 20 Luglio si è svolta a Lucca l’ultima udienza del processo a
Leo.
La richiesta della P.M. era di 6 anni per rapina con
l’aggravante di terrorismo, la corte ha escluso l’aggravante confermando
però una condanna a 6 anni di reclusione.
Un processo lungo, una
sentenza già scritta, non solo per i cinque minuti di camera di
consiglio che sono serviti ai giudici per decidere, ma anche per il
clima repressivo che contraddistingue ormai da anni la Toscana e per
l’andamento più generale che vede il potere imporsi sempre più nel
tentativo di eliminare ogni nemico che più o meno coscientemente gli si
para davanti.
Ci fa inevitabilmente rabbia sapere che Leo rimarrà
ancora in galera, non stupisce che gli abbiano voluto far pagare il suo
essere anarchico, l’aver sempre portato avanti a testa alta le sue idee,
con determinazione le lotte, con la pratica il suo amore per la
libertà.
Molto spesso ci siamo trovati a parlare e ad occuparci di
repressione, anche quando avremmo preferito dedicare tutte le energie
alle lotte senza "rincorrere" le scadenze che ci venivano "imposte".
Questi
anni però ci hanno fatto riflettere molto su quanto sia stata e sia
fondamentale una solidarietà attiva e concreta ai compagni e alle
compagne, tanto più se imprigionati.
A loro, infatti, viene fatto
pagare il prezzo di una guerra dichiarata contro una realtà
inaccettabile.
Noi al loro fianco continuiamo a preferire l’attacco
al nemico allo sterile piagnisteo sulle sue brutture. Preferiamo non
fermarci impotenti di fronte agli ostacoli che incontriamo sul nostro
percorso, ma cercare il modo di scavalcarli.
La libertà non si
mendica ma si conquista!
Quando colpiscono uno di noi intendono
tutti!
La rabbia non si placa, il pensiero e il cuore a Leo.
    

           Anarchiche e anarchici di
via del cuore

I rosso-bruni: vesti nuove per una vecchia storia

Come si sa,
l’ideologia del Fascismo è nata storicamente da una rete di scambi e
ibridazioni fra “destra” e “sinistra”, combinando lotta di classe e
nazionalismo, dittatura del proletariato e stirpe eletta, socialismo e
razzismo. L’ideologia fascista da sempre si è alimentata di discorsi
rivoluzionari per virarli verso l’autoritarismo. Per questo la
resistibile ascesa dell’estrema destra porta con sé persistenti fenomeni
di collaborazionismo e mimetismo politico. Per questo i neofascisti
sono tanto interessati a fare discorsi “di sinistra”, “anticapitalisti”,
“rivoluzionari”, “antimperialisti”. Non da oggi è la loro strategia, tanto più in tempi di crisi economica e crescente disagio sociale. Ripubblichiamo da Carmilla un articolo che fa il punto sulle organizzazioni neofasciste “rosso-brune”.

I rosso-bruni: vesti nuove per una vecchia storia
di Valerio Evangelisti

[Questo breve articolo di tono divulgativo, apparso sul numero di giugno della rivista Su la testa,
legata al PRC, non doveva apparire su Carmilla. Esistono in rete
inchieste sullo stesso tema molto più accurate, di cui fornirò i
riferimenti. Se mi risolvo a pubblicarlo qui è perché, a scoppio
ritardato, ha causato nei diretti interessati reazioni scomposte, ai
limiti dell’isteria. In particolare, ciò è avvenuto per le tre righe
piuttosto neutre consacrate a Costanzo Preve, elencato tra i marxisti
sedotti dall’ipotesi rosso-bruna. In appendice, fornirò qualche
indicazione bio-bibliografica sui curiosi difensori che, per
l’occasione, l’illustre “filosofo marxista” ha trovato. Naturalmente, a
tutti è lecito cambiare idea, ma se la schiera dei “versipelle” è troppo
folta dà adito a sospetti.]

L’ultimo, sconcertante prodotto della strana famiglia che sto per
descrivere ha per nome “autonomi nazionalisti”. Si tratta in effetti di
giovani neonazisti che fanno propri alcuni simboli esteriori non tanto
dell’autonomia, quanto dell’anarchismo più radicale.

Vestono le tutine nere dei “Black Bloc”,
si fregiano della A cerchiata. Di recente hanno occupato una casa
rurale abbandonata nei pressi di Pavia, con l’intento di farne un centro
sociale. Inalberano l’insegna del movimento internazionale “Antifa
Aktion”, rappresentata da una bandiera rossa giustapposta a una nera, se
i militanti sono in prevalenza marxisti, o una nera su una rossa, se
prevalgono gli anarchici. L’emblema vuole comunque indicare l’unità di
anarchici e marxisti contro il fascismo. Non è così per gli “autonomi
nazionalisti”. Nella loro versione, la bandiera nera copre la rossa, ma
la scritta attorno è “Anti-Antifa Aktion”. Il nemico è dunque
l’antifascismo militante.

Si tratta, in Italia, di un pugno di giovanotti, per di più invisi a
Casa Pound, che li ha trattati a male parole. In realtà il piccolo
movimento è nato in Germania, dove, visto il successo degli “Antifa”,
alcuni militanti di estrema destra hanno pensato che fosse solo
questione di look; poi il nucleo iniziale si è ramificato,
raggiungendo persino l’Australia. Prassi di questi gruppi? Infiltrarsi
nelle manifestazioni degli Antifa e causare il maggior numero possibile
di danni insensati, con obiettivi certamente diversi da quelli dei Black
Bloc propriamente detti.

Restano comunque un’esigua minoranza, come gli “anarchici nazionalisti”
che li avevano preceduti. Ben diverso – anche se numericamente ancora
marginale – il peso esercitato dalla tendenza fascista detta
“rosso-nera”, o “comunitarista”, o “nazional-bolscevica”, o “socialista
nazionale”. In Italia è una lunatic fringe, eppure può contare
su un quotidiano, qualche rivista, diverse case editrici e molti siti
web, che alcuni, in buona fede, credono di estrema sinistra. Il fatto è
che questo filone ha una sua storia e, qui e là per l’Europa, persino un
suo radicamento.

Un recente numero del Bollettino Aurora di Alex Lattanzio –
pubblicazione “rosso-bruna” in rete molto ben dissimulata, tanto che
prende nome dal famoso incrociatore che appoggiò gli insorti della
Rivoluzione d’Ottobre – rievocava i “padri nobili” in quei comunisti
nazionalisti che negli anni ’20, in Germania, ebbero un qualche seguito,
fino a venire cancellati dai nazisti hitleriani. In realtà, l’origine
della corrente è più recente. Il fondatore autentico è il belga
Jean-François Thiriart (1922-1992), ex combattente delle SS valloni,
collaborazionista in nome di gruppuscoli provenienti dall’estrema
sinistra approdati al sostegno al Terzo Reich. Nel dopoguerra, Thiriart
pagò le sue scelte con alcuni anni di carcere. Tornato in libertà, fondò
alla fine degli anni ’50 il movimento Jeune Europe (avente per simbolo
la croce celtica, poi divenuta di uso comune a destra), che si opponeva
alla decolonizzazione del Congo belga, dell’Algeria e degli altri
possedimenti europei in Africa. In Italia, Jeune Europe ebbe quale primo
referente Ordine Nuovo, mentre all’interno dell’OAS (Organisation Armée
Sécrète) franco-algerina, trovò un discepolo brillante e intelligente
in Jacques Susini, l’ideologo del gruppo terroristico.

Lentamente, tuttavia, le idee di Thiriart, inizialmente tanto
antiamericane quanto antisovietiche e centrate sulla nozione di Europa
quale culla della civiltà, mutarono. Cominciò a leggere l’URSS quale
baluardo nazionalista, specialmente nella figura di Stalin, e a
considerare con simpatia la Cina. Formulò la nozione di “Eurasia”,
entità politica e culturale in fieri capace di dare scacco
all’imperialismo americano, ormai quasi il solo nemico (con la sua
appendice ebraica, Israele). Accantonò il filocolonialismo per
appoggiare i movimenti di resistenza dell’America Latina e del Medio
Oriente.

In Italia i referenti cambiarono. Per i dettagli rimando a un saggio di Claudia Cernigoi, La strategia dei camaleonti: comunitarismo e nazimaoismo,
apparso nel 2003 sulla rivista triestina La Nuova Alabarda e facilmente
reperibile sul web. Vi si trova anche un dizionario con i nomi più
significativi, sempre ricorrenti. Riassumendo almeno tre decenni, chi
traspose in Italia le nuove idee di Thiriart fu in primo luogo “Lotta di
popolo”, il più noto gruppo detto nazi-maoista. Seguirono “Lotta
Studentesca”, in parte “Terza Posizione”, la rivista “Orion” di Milano
(facente capo alle edizioni Barbarossa e alla Libreria del Fantastico di
viale Plinio), fino all’ala estrema e armata, i NAR di Giusva
Fioravanti. Più raggruppamenti minori, misticheggianti o aventi
radicamento locale, in forma di circoli e associazioni culturali.

Più interessante vedere gli sviluppi attuali. Non senza avere notato che
quella componente, sicuramente minoritaria, del fascismo “di sinistra”,
ha comunque contagiato l’intero arco della destra extraparlamentare, o
parzialmente extraparlamentare in quanto associata elettoralmente ai
partiti del centrodestra. Se ne trovano tracce in Fiamma Tricolore, in
Forza Nuova, in Casa Pound-Blocco Studentesco (l’espressione più
“moderna” e originale) e in molte formazioni assenti dalla scena
nazionale. Una rassegna dei gruppi e dei siti che sto per citare è
compresa in un saggio, L’arcipelago della destra radicale, presente nel
sito web L’Avamposto degli Incompatibili (ora qui). Quello che tento ora è un rapido aggiornamento.

Anzitutto è d’obbligo il rimando a una delle maggiori formazioni che
agiscono a livello europeo, a dimostrazione che siamo di fronte a una
piccola Internazionale. Si tratta del Partito Comunitario Nazional-Europeo,
i più diretti eredi di Jean-François Thiriart. Quando si accede in rete
al loro sito, si è accolti dall’inno sovietico. Si passa poi a una
pagina fitta di ritratti di Stalin e Che Guevara. Il partito sembra
avere molte filiazioni soprattutto nell’Est europeo, e, quanto
all’Europa occidentale, in Francia. Qui pubblica un periodico, Les
Causes du Peuple. Fa il verso a La Cause du Peuple, il noto settimanale
maoista francese diretto, negli anni successivi al ’68, da Jean-Paul
Sartre. Per comprendere l’ispirazione autentica basta esaminare il
dossier dedicato a Thiriart, in termini osannanti.

Il PCN non sembra avere relazioni dirette con il russo Partito Nazional-Bolscevico
fondato dal poeta e scrittore Eduard Limonov (eccellente, va detto, in
entrambe le sue espressioni artistiche). Questo è un partito slavofilo,
aggressivo, trasgressivo, che di comunista non ha molto, a parte il
solito richiamo alla grandezza di Stalin. Raccoglie giovanissimi sotto
bandiere curiose: falce e martello in un cerchio rosso (o nero) che
ricorda le insegne naziste, o, addirittura, l’immagine di Jean Marais
con maschera verde nel film “Fantomas ‘70”.
Gli italiani sono più seri e, pur condividendo in certa misura le idee
dei loro confratelli dell’Europa orientale, sono più abili a camuffarsi.
Prima di catalogarli, vediamone le idee di fondo (non comuni a tutti i
nuclei, ma alla maggior parte):

– L’unione di Europa e Asia (“Eurasia”) è in grado di sconfiggere
l’imperialismo statunitense. Chiaramente, l’attuale Unione Europea non è
un passo avanti in quella direzione (e qui mi sento di concordare);

– A questo fine, va bene l’alleanza con tutti gli Stati e le forze che
perseguono il medesimo obiettivo, dagli integralisti islamici, ai
nazionalisti slavi, a paesi socialisti o socialisteggianti come Cuba, il
Venezuela o altri dell’America Latina;

– Il capitalismo è aborrito, ma identificato in sostanza con le banche e
i grandi fondi di investimento. Nella maggior parte dei casi nelle mani
di ebrei;

– Il conflitto di classe è taciuto o considerato “superato”. Non rientra
negli schemi interpretativi. I rapporti di forza sono diventati
“geopolitici”, e la Russia di Putin, la Cina o il Vietnam che promuovono
il neocapitalismo, l’Iran ecc. sono oggettivamente oppositori del
sistema globale. Le classi escono dal quadro. Si parla di “nazioni”,
“etnie” o “popoli” come surrogato delle classi;

– Nessun “comunitarista” si definirebbe razzista. Ogni comunità deve
mantenere la sua identità culturale, e nel proprio ambiente va più che
bene. Gli esodi di massa verso i paesi più ricchi sono dovuti non a
miseria, ma un piano americano per piegare l’Europa – e la futura
Eurasia. Ovviamente con l’appoggio della finanza internazionale e dei
suoi organi di controllo, che mirano a soffocare la nostra cultura e ad
averci in pugno per debolezza di fronte all’invasione;

– Israele è identificato con gli ebrei in toto, e comanda in
pratica il mondo intero. La resistenza alla politica del governo
israeliano è indifferenziata. Contro gli israeliani, per i rosso-bruni,
va bene di tutto: i palestinesi veri e propri (in tutte le loro
componenti, spesso assai diverse), i talebani, gli estremisti islamici,
Ahmadinejad, fino ai naziskin di quartiere. Il nemico sono “gli ebrei”
in genere. Controllano il sistema finanziario, si sono inventati
l’Olocausto per tenerci sotto ricatto perenne. Ciò li coinvolge come
“genus” potenzialmente pericoloso, a prescindere da età, sesso, cultura,
fede religiosa o non religiosa effettiva, ecc.

Questo “corpus” di idee, condiviso in larga misura ma raramente in ogni
punto, connota vari piccoli gruppi esistenti in Italia, maestri di
confusione.

Il sito Aurora, già citato, è apparentato con la rivista Eurasia, che
fin dal nome denuncia i suoi riferimenti nascosti. Quando Arcoiris TV
trasmetteva via satellite, dedicò a Eurasia anche una rubrica
settimanale, forse senza sospettare che si trattasse di “rosso-bruni”.
Sia Aurora che Eurasia svolgono una cospicua attività editoriale. Sono
fascisti almeno quanto a estrazione, ma lo nascondono con notevole
abilità.

Ancora meglio lo nasconde il sito Comedonchisciotte. Chi lo seguì dalla
nascita, ricorda che in principio offriva da scaricare I protocolli dei
Savi di Sion. Adesso pare un sito di estrema sinistra, che colleziona
articoli di ogni tendenza. Fulvio Grimaldi, la cui collocazione a
sinistra non è in discussione, lo linka sul suo blog, quasi fosse
affidabile. In effetti converge su molte valutazioni. Ma questo è un suo
problema. In equivoci analoghi cade abbastanza spesso Giulietto Chiesa,
che con i rosso-bruni condivide l’interpretazione – fondata o meno che
sia – degli attentati dell’11 settembre 2001 come complotto maturato
all’interno degli Stati Uniti. Antiamericanismo viscerale e antisionismo
(da leggersi come detto sopra) sono i punti di forza di
Comedonchisciotte, un sito che gode di una certa popolarità.

Qui va detto, per inciso, che non riconoscere il conflitto di classe
come centrale priva la destra “nazional-bolscevica” della filosofia
della storia propria della sinistra. A ciò sopperisce cercando il motore
degli eventi in cospirazioni raffinate (a volte credibili in parte,
altre volte no), e in gruppi di potere che nascostamente guidano le
scelte palesi di Stati e coalizioni tra nazioni (Gruppo Bildeberg, Club
di Roma, ecc.). Se l’11 settembre è il cavallo di battaglia, attraverso
“personalità” come il saggista americano di estrema destra Webster
Griffin Tarpley (autore tra l’altro di un libro contro Toni Negri,
visto, tanto per cambiare, come manovratore delle BR), in siti che
costeggiano l’area senza appartenervi integralmente, come Luogo Comune,
ciò si estende anche a eventi come la spedizione dell’Apollo 11 sulla
luna, frutto di manipolazione cine-televisiva. L’importante è che ci sia
qualcuno che complotta nell’ombra, dai banchieri ai Savi di Sion
attualizzati.

Malgrado simili bizzarrie, alcuni transfughi della sinistra sono finiti
per approdare alle sponde rosso-brune, con maggiore o minore
consapevolezza. È il caso dell’economista Gianfranco La Grassa, allievo
di Antonio Pesenti (firmò con lui un cospicuo Manuale marxista di
economia politica), sempre citato dai “nazional-bolscevichi”; di un
altro economista radicale, Vittorangelo Orati, che a suo tempo
collaborava alla Monthly Review (1); ma soprattutto è il caso del
“filosofo marxista” Costanzo Preve, divenuto un autentico teorico del
“comunitarismo”. Ha un suo sito, Comunismo e Libertà (prima si chiamava
Comunitarismo.it), da cui divulga il nuovo verbo, sempre richiamandosi a
Marx.

Tornando all’ala “militante” dei rosso-bruni, ecco Socialismo Nazionale e
Gerarchia, vincolati a Militia, gruppuscolo (un tempo denominato
Movimento Politico Occidentale) che di recente ha avuto guai giudiziari,
anche per le sue connessioni con alcune curve calcistiche di tifosi; ed
ecco Rinascita – Quotidiano di Sinistra Nazionale (da non confondere, è
chiaro, con La Rinascita del PdCI). Il giornale ha una versione
cartacea, non facile da reperire in edicola. Accanto al titolo riporta
una citazione di Nietzsche; i contenuti sembrano di estrema sinistra. In
realtà i fondatori hanno vecchi percorsi che ben poco hanno a che fare
con la storia del movimento operaio. Rimandano invece al terribile
vecchietto ex SS, Jean Thiriart, e alla sua Jeune Europe.

Potrei continuare pagine e pagine con l’elencazione. Mi limito invece a
fare un breve riferimento a un’altra corrente rosso-bruna, di origini
differenti. Si tratta dei seguaci, che si potrebbero definire “fascisti
ecologisti”, del filosofo francese di destra Alain de Benoist. Costoro
hanno circoli, siti e riviste, nonché una casa editrice di dimensioni
non piccole, con sede a Bologna: Arianna Editrice (appoggiata a una
catena distributiva, Macrolibrarsi). Arianna pubblica testi di medicina
alternativa, libri su cospirazioni varie, saggi sulla decrescita e su
forme di illuminazione interna, pamphlet contro il “signoraggio
bancario”. Diffonde quotidianamente un bollettino in rete, in cui hanno
ampio spazio il negazionismo dell’Olocausto, le tesi sul superamento
delle distinzioni tra destra e sinistra, la geopolitica di impostazione
“eurasiatica”.

Cosa pensare di tutto ciò? Ho inteso limitarmi a una semplice, sommaria
rassegna. La mia idea è che la “crisi delle ideologie” non si sia
abbattuta solo sulle forze del movimento di classe, ma abbia lasciato
orfana anche parte della destra più aggressiva, desiderosa di scendere
sul terreno del sociale a occupare le piazze lasciate vuote da una
sinistra sfiancata. Lo fa ripescando teorie ambigue e tutt’altro che
nuove, come si è visto. Vi riuscirà? Non ci si faccia illusioni sui
numeri, i “rosso-bruni” sono pochi ma non mancano di potenziale di
crescita. L’unico modo per impedirlo è che quelle piazze tornino a
riempirsi di bandiere rosse.(?o bandiere nere anarchiche..A.P.)

Pistoia, buone nuove e nuove denunce…

– Il giorno 19 Luglio il torquemada Luigi Boccia, il pubblico ministero che fino ad allora aveva orchestrato la montatura giudiziaria a carico dei compagni riguardo i fatti dell’11 Ottobre, si è dimesso dal suo incarico a causa delle pressioni -così ha dichiarato- subite in questi mesi.

– Qualche giorno dopo e precisamente il 21, il tribunale del riesame di Firenze ha definitivamente revocato tutte le misure restrittive ancora applicate ai compagni sotto processo, restituendogli così libertà di movimento e sconfessando in maniera decisa l’operato del pavido giudice pistoiese Costantini, che invece aveva a suo tempo confermato le misure.

– Sempre il giorno 21 a 9 solidali -tra cui 2 compagni Anarchici- che pochi giorni dopo gli arresti di quell’Ottobre si ritrovarono davanti al carcere S. Caterina di Pistoia per dimostrare la propria vicinanza ai colpiti dalla montatura repressiva, sono state recapitate altrettante denunce per manifestazione non autorizzata e pari numero di multe consistenti nella cifra pro capite di 2600 Euro.

Mentre la montatura giudiziaria a carico dei compagni si sta lentamente ma inesorabilmente sgretolando, cosa dimostrata anche dalla fuga repentina di Boccia (si sa, quando la nave sta per affondare i topi sono i primi ad abbandonarla) e dallo schiaffo  ricevuto a mezzo tribunale di Firenze dal giudice Costantini e dagli apparati repressivi cittadini (questore Manzo, digos), lo sbirrame pistoiese non sta certo con le mani in mano, portando avanti una nuova offensiva ai compagni che da quell’11 Ottobre hanno minuto dopo minuto portato avanti controinformazione e solidarietà militante nei confronti dei colpiti dalla repressione.
Queste nuove denunce, grottesche e risibili hanno un chiaro intento intimidatorio ed è impossibile non leggerle come un evidente ritorsione contro chi in questi mesi ha lavorato per elidere alla base il colosso dai piedi d’argilla della montatura giudiziaria perpetrata da Questura e PM con l’aiuto fondamentale di un noto confidente di polizia, il fascista Massimo Dessì.

Due parole anche sul camerata Massimo: come sa chi ha seguito le vicende pistoiesi questo personaggio è uno dei tre testimoni fondamentali dell’accusa a carico dei compagni. Dessì il fascistà dichiarò in un primo momento di non aver riconosciuto nessuno dei partecipanti alla visita al circolo Agogè salvo poi, due giorni dopo, tornare in questura e descrivere nei minimi dettagli anche l’abbigliamento dei presunti ri-arredatori del covo fascista. Ebbene il probo testimone Camerata Massimo risulta avere numerosi debiti in giro per la città, tanto da essere citato in tribunale -Lunedì 26 Luglio- da un creditore che dal nostro pretende la restituzione di una cospicua somma…Insomma pare ovvio che il repentino lampo di memoria avuto dal Fascista Dessì in quei giorni sia legato ad una necessità personale di recuperare fondi (il nero camiciato ha già chiesto ad un compagno -ed ottenuto dal tribunale- un risarcimento di 2500 Euro per lesioni) per pagare i propri debiti; di quì l’accordo con la questura di Pistoia che evidentemente fornì le generalità delle persone che per vari motivi era interessata a coinvolgere.

Da un lato salutiamo con un abbraccio la ritrovata libertà di movimento dei compagni, dall’altro facciamo presente ai vari sbirrami (di questura e tribunali) che i loro attacchi non ci hanno né intimidito né fermato e che certo non saranno queste nuove denunce a farlo…si mettano pure l’animo in pace…
VIVA L’ANARCHIA!!

Firenze- Scelto il luogo per il CIE

riceviamo e diffondiamo:

Ci siamo. Dopo un anno di dichiarazioni politiche, voci, smentite e balletti,  Maroni ha dichiarato che il CIE si farà nella località indicata fin dall’inizio: l’area ex dirigibili di Sant’Angelo a Lecore, Comune di Campi Bisenzio, a pochi chilometri da Firenze. Maroni aveva già dichiarato di voler decidere entro luglio, per realizzare la struttura entro la fine dell’anno. Due volte responsabile anche la giunta regionale toscana guidata da Enrico Rossi (PD) sostenuta anche da IDV, SEL e Rifondazione. Prima per aver accettato di inserire il CIE (tra mille astrusi distinguo "umanitari")
nel programma di governo della Regione; e adesso anche perché proprietaria dell’area, passata dal Demanio alla Regione in nome del federalismo demaniale.
A presto aggiornamenti, il CIE non deve passare!

Appello per una campagna di solidarietà per Marco Camenisch

Appello per una campagna di solidarietà per Marco Camenisch

Marco Camenisch, conosciuto per la sua partecipazione attiva al movimento antinucleare negli anni settanta, è un prigioniero politico incarcerato da quasi 20 anni. Durante tutti questi anni ha partecipato a lotte, campagne e proteste dentro e fuori dal carcere come anarchico ecologista combattente. Attualmente è detenuto nel carcere Poeschwies / Regensdorf vicino a Zurigo.

Fra due anni (nel 2012) sarebbe possibile arrivare alla sua scarcerazione in libertà condizionale, che dovrebbe venirgli concessa per principio, secondo la norma del sistema carcerario svizzero. Ma la situazione di Marco è particolare. Tutti i benefici e le misure per prepararsi alla liberazione gli sono rifiutati categoricamente. Il supporto sanitario, di cui necessita in quanto malato di cancro, resta insufficiente. I normali periodi di licenza dal carcere gli vengono negati in base al fatto che lui non rinnega la sua fede politica e che ha troppi amici e amiche in  tutto il mondo, che potrebbero aiutarlo a scappare, anche se allo stesso tempo, avere delle buone relazioni sociali fuori della galera dovrebbe essere una condizione favorevole alla scarcerazione condizionale. 

Tutto ciò suggerisce che le autorità giudiziarie concedano la libertà condizionale solo ai/alle detenuti/e che si sono piegati/e o adattati/e. Questa tendenza si può constatare per quasi tutti/e i/le prigionieri/e politici/che segregati ai margini delle metropoli. I detenuti e le detenute che difendono la loro identità politica sono sepolti vivi nelle galere, anche se hanno già espiato la condanna inflitta. Il tutto con l’intenzione di indebolire i progressi del movimento al quale appartengono – e di mantenere viva la paura del carcere come arma dei potenti.  Alcuni esempi fra tanti che potrebbero servire come esempio sono Leonard Peltier negli Stati Uniti, i prigionieri e le prigioniere di Action Directe in Francia o i militanti baschi prigionieri dello Stato spagnolo.

Per queste varie ragioni facciamo un appello, insieme al Soccorso Rosso Internazionale, per una campagna internazionale di solidarietà con Marco Camenisch, che si vuole unire alle lotte per la libertà di altri/e prigionieri/e politici/che con lunghe condanne da scontare in altri paesi o continenti. Non vogliamo perdere di vista la prospettiva di una società senza galere, e abbiamo già cominciato la campagna il 19 di giugno, giorno d’azione per i/le prigionieri/e antagonisti/e e contro il carcere.

Vi domandiamo di sottoscrivere l’appello del Soccorso Rosso Internazionale. Fate girare le informazioni sui vostri website o altri canali d’informazione. Partecipate secondo i vostri punti politici essenziali e unitamente ai prigionieri e alle prigioniere a voi vicini. Partecipate alla giornata d’azione internazionale il 18 e 19 di settembre.

La solidarietà è un’arma

amici/che e compagni/e di marco camenisch

giugno 2010

scrivete a Marco ( non dimenticare di mettere un mittente):
Marco Camenisch
postfach 3143
ch-8105 regensdorf

sostenete Marco:
conto 87-112365-3 (PAN-IG, ch-8000 zuerich)

per contattarci:     marco_camenisch@yahoo.de

Comunicato R.A.F.

Il giorno 19 Luglio 2010 il PM Luigi Boccia, l’inquisitore al processo per i fatti dell’11 Ottobre 2009 si è dimesso dall’ incarico, a suo dire a causa di pressioni divenute ormai insostenibili.

A nostro vedere queste dimissioni rappresentano l’ammissione, da parte di Boccia, dell’insostenibilità di una montatura giudiziaria che più passa il tempo e più diventa grottesca, tra testimoni pilotati e non-prove utilizzate a mò di" pistola fumante" dal questore Manzo e dalla digos di Pistoia.

Evidentemente a fronte di un castello accusatorio "granitico" quanto le scuole costruite con la sabbia a L’Aquila, Boccia a deciso di smarcarsi tentando di salvare la faccia ed evitando di accollarsi tutte le responsabilità di un operazione repressiva che viola ogni dettame legale denunciando così -seppur indirettamente- l’operato del questore Manzo che con quest’operazione di memoria Sudamericana voleva presentarsi alla città come paladino della legalità e replicare a Pistoia l’esperienza di Lucca (dove precedentemente aveva prestato i suoi "servigi"), città consegnata con i polsi legati alle violenze dell’estrema destra che nel periodo del suo mandato ebbero una crescita esponenziale.

Questa vicenda ci insegna che la vigilanza nei confronti delle angherie del potere e dei fascisti dev’essere operata da tutti coloro che si riconoscono nei valori di quella straordinaria stagione che fu la resistenza che continua tutt’ora anche se in forme diverse.

In questi giorni in cui l’autoritrismo sta gonfiando sempre più il petto è  necessario che tutti dimostrino il massimo di solidarietà agli antifascisti colpiti dalla repressione di regime, a Pistoia e ovunque. 

Rete Antifascista Pistoiese.

[Fi] “La città negata” 3 giorni di iniziative

LA CITTA’ NEGATA

è la
città concepita in funzione degli interessi dei padroni: una città
fatta di banche, supermercati, poli espositivi, di periferie in acciaio e
cemento dove segregare i poveri e di eleganti quartieri residenziali
per i ricchi, di centri commerciali sempre più estesi e di centri
storici museificati;

è la città dove il cemento e la speculazione
tolgono spazio e respiro alla vita;

è la città negata ai poveri,
a tutti i poveri, dai mendicanti cacciati dalla polizia ai precari
sfrattati per morosità, l’altra faccia del Terrore chiamato Sicurezza;

è
la città dove si viene multati se si mangia per strada, dove bisogna
pagare per entrare nei giardini, dove ci si può ubriacare ma solo nei
locali, dove non si può sedere sui monumenti per non rovinare le foto
dei turisti; dove si vogliono chiudere i Minimarket perché porterebbero
Degrado, ma aprire nuove Banche in nome del Progresso;

è la città
dei campi Rom devastati e degli spazi sociali sgomberati, delle retate
nelle piazze e dei raid polizieschi contro gli immigrati, la città che
cancella la diversità e reprime il dissenso;

è la città che fa
guerra a ciò che è comune per fare largo ai privati e al capitale

PER NON
SUBIRE IN SILENZIO LE ANGHERIE DEI POTENTI, DECISI A COSTRUIRE UNA
CITTA’ TUTTA PER LORO, DALLA QUALE TUTTI GLI ALTRI SIANO BANDITI

3 GIORNI DI INIZIATIVE E DIBATTITI

Venerdì 16 luglio, piazza Santo
Spirito

A partire dalle 18, ASSEMBLEA PUBBLICA E DIBATTITO:
Sabotiamo la metropoli capitalista, con i compagni del foglio Nonostante
Milano e alcuni compagni dell’occupazione milanese di via Savona

Sabato 17 luglio, Villa Panico (San Salvi)
A
partire dalle 16, ASSEMBLEA PUBBLICA E DIBATTITO: Contro la città dei
padroni, affiliamo l’arma delle occupazioni, con alcuni compagni di
Torino che hanno partecipato all’esperienza breve ma intensa de Lostile
 
A
seguire CONCERTO punk-hardcore

Domenica 18
luglio, giardini di Via del Mezzetta (dietro San Salvi)

A
partire dalle 18, CONCERTO HIP-HOP

In
preparazione dell’udienza del 23 luglio
, quando 19 nemici della
città negata rischieranno il rinvio a giudizio per "associazione
sovversiva con finalità di terrorismo"