…e il parà ci rimise il baschetto…Sul corteo antimilitarista del 27.10 a Pisa…

Sabato 27 Ottobre si è svolto a Pisa un corteo contro la commemorazione di stampo fascista della battaglia di El Alamein. Circa 250 manifestanti -più che buona la presenza anarchica, viste anche le concomitanti manifestazioni di Roma e Genova- hanno attraversato la città, qualche bancomat è stato riallestito e qualche ricordo è stato lasciato sui muri e sui portoni della scuola S. Anna. Durante il concentramento un simpatico siparietto: due ribaldi parà in borghese ma con in dosso il loro bel baschetto hanno tentato di attraversare i manifestanti…all’inizio son volate solo offese e qualche sputo, finché uno dei due ha tentato di dare un buffetto ad un compagno che subito ha reagito e con lui in molti che hanno dato qualche scalpellotto al goffo rambo che ha anche usufruito della gentilezza di qualche convenuto che vedendolo accaldato ha ben pensato di offrirgli la propria birra…lanciandogliela…a conclusione del degno siparietto il nostro è stato privato del  bel baschetto amaranto con suo sommo scorno…a quel punto alcuni digossini lo hanno sottratto alle crescenti premure dei compagni per portarlo (verosimilmente a prendere di bischero) dietro le linee dei divisati.

Benevento – Per un pugno di ortaggi

riceviamo e diffondiamo:

Per un Pugno di ortaggi… alias come il trasporto di cipolle, peperoni e zucchine possa diventare reato!

Questa mattina, 26 ottobre 2012, alla vigilia della partecipata manifestazione studentesca che ha attraversato Benevento, una pattuglia dei Carabinieri insieme ad altri due agenti in borghese, ha fermato due giovani (di cui uno minorenne) ad una fermata dell’autobus sul viale Mellusi. Dopo le varie frasi provocatorie di rito, uno dei due giovani è stato perquisito in strada e GLI E’ STATA SEQUESTRATA UNA BUSTA DI ORTAGGI (cipolle, zucchine, peperoni…) che servivano per preparare la cena serale d’autofinanziamento per il Centro Studi Libertari “Pensiero e Volontà”.

Ci teniamo ad informare la città, di come purtroppo, ancora una volta, chi pratica (realmente) autogestione ed autorganizzazione continui ad essere nel mirino dell’arroganza poliziesca posta a difesa di Stato e Capitalismo.

Oggi è stato il turno di questi due giovani, ma tutti sanno che non si tratta di episodi isolati: sanno bene in che consistono le molestie poliziesche tutti gli esclusi, i poveri, gli sfruttati, i sovversivi che quotidianamente devono farci i conti…

Il giorno prima lo stesso compagno è stato strattonato dalla Digos, rischiando di finire in Questura, per essersi rifiutato di consegnargli uno dei volantini che stava distribuendo durante le lezioni pubbliche tenute in piazza Matteotti.

Ecco così che, mentre gli “intellettuali” e i “professori” pontificano in piazza sulla Democrazia, cercando di arginare la formazione di una coscienza sovversiva negli studenti, condannandoli inevitabilmente alla solita fine dei cittadini rassegnati, la Democrazia stessa assuma le sue forme reali nelle strade attraverso l’arroganza e la violenza istituzionalizzata e garantita dalla Legge.

Naturalmente sarà (speriamo non solo) un boccone di zucchine e peperoni sottrattici andatogli di traverso, che ce li toglierà dalle palle, ma sicuramente la solita risata di uno sfruttato che li seppellirà!

La repressione non impedirà né le cene né le lotte!

Gruppo Anarchico “Senza Patria”

http://gaa.noblogs.org

Lo sbirro perfetto, qualche riflessione

Qualche tempo fa le fragili coronarie da operetta dell’italiota medio sono state scosse dalle cruente immagini di un bimbo di dieci anni brutalizzato da alcuni birri incaricati di prelevarlo per assegnarlo alla tutela paterna, come deciso da qualche togato da qualche parte in qualche tribunale. Potenza dell’immagine televisiva…se anche nel mio caso il primo impatto ha portato a considerare la nuda rappresentazione della scena, provocando sdegno e rabbia, il movimento successivo è stato quello di ricercare nella memoria -ma gli automatismi mentali creano da soli le iterazioni tra immagine e ricordo- le scene della polizia israeliana che con la medesima violenza si accanisce sui bambini palestinesi, ovviamente creando molto meno scandalo nella “società civile” (qualsiasi cosa sia la civiltà cui questo animale mitico, la “società” si rivolge). La terza fase, passato l’impatto sensoriale ed il successivo coinvolgimento emotivo, mi ha portato ad analizzare la vicenda prendendo in esame i ruoli degli attori di questa scena indagando il loro ruolo, tentando di capire se  l’evento sia da ascriversi, come molti hanno detto e scritto, nell’ambito dell’eccezionalità o se invece le cose stiano in maniera diversa. L’idea di questo breve scritto tentava di farsi largo tra i mille pensieri già da un po e l’evento di Padova non ha fatto altro che fornire un esempio fresco e lampante delle idee che andrò ad esporre.
Non molto tempo addietrostavo riflettendo su come nella storia dell’antropologia, della psicologia e della sociologia si sia scritto su qualsiasi cosa e su qualsiasi categoria dell’umana specie, dagli Hippies ai naziskin, dai mistici agli atei e chi più ne ha più ne metta, ma nessuno, almeno per quel che ne possa sapere io, ha mai abbozzato niente sul mestiere del birro, su ciò che questa “attività” richiede e sui tipi umani adatti a svolgere il ruolo del “tutore dell’ordine” (su quest’ultimo punto approfondirò in altra sede).
Partiamo dalle considerazioni finali. I birri che sono intervenuti nell’affaire Padovano dovrebbero essere considerati degli eroi integerrimi da colleghi e superiori, per questo mi stupisce che il capo del braccio violento dell’autorità di stato, Manganelli, abbia stigmatizzato l’accaduto e chiesto scusa. Degli eroi? Si…ma precisiamo, ogni categoria, ogni gruppo sociale, individua al suo interno soggetti che rappresentino in maniera chiara e generalmente solenne gli elementi costitutivi cui chiunque si conformi ad una certa idea fa riferimento. L’Eroe è quindi il paradigma, il contenitore dei simboli e dei valori cui conformare, con più o meno successo, il proprio agire. I camorristi hanno i propri eroi, come li hanno i “democratici” o i totalitaristi, ognuno con i propri tratti distintivi e le proprie differenze. Allora i poliziotti padovani sarebbero il paradigma del birro perfetto? Sarebbero eroi? Si, dovrebbero esserlo per coloro che decidono di indossare una divisa, una divisa qualsiasi, perché mostrine e marzialità, al di là del colore, si configurano tutte attorno a specifici simboli.
Per capire di cosa sto parlando è però necessario “indagare” cosa voglia dire essere birro, non tanto nel suo rapporto con il prossimo, con il fuori di sé, né con la percezione che questo prossimo può avere della sua figura, quanto con il rapporto che l’essere birro concettualmente ha con l’esserlo del soggetto che decide di entrare all’interno della categoria.
Partiamo quindi con un’analisi logica del birro, riducendo il totale alle unità che lo compongono.
Il birro, come chiunque indossi una divisa, rende maggior onore alla categoria quanto più si conforma al corpus di simboli e valori della stessa. Il birro eroe è colui che più rappresenta l’idea autorappresentata dell’uomo in divisa.
Come d’ev’essere il birro, il divistato, a quali valori deve conformarsi? Prendiamo in esame alcune caratteristiche universalmente riconosciute al mestiere di Birro.
1- Il birro deve eseguire gli ordini;
2- Il birro deve rispettare la gerarchia;
3- Il birro non deve farsi condizionare nel suo lavoro dalle sue credenze personali;
4- Il birro dev’essere rigoroso nell’eseguire le disposizioni, ecc…
5- il birro non deve discutere la legge.
Soffermiamoci, per questione di spazio, su questi elementi mettendoli in relazione con l’evento Padovano.
Nel caso specifico, verosimilmente, l’ordine impartito ai birri era quello di prelevare il bambino e consegnarlo al padre che aveva ottenuto la patria potestà, e com’è ampiamente dimostrato dal filmato l’obbiettivo è stato raggiunto, assolvendo in maniera esemplare ai dettami del punto 1.
Sempre dal video possiamo ben vedere come i birri manovali ubbidiscano ciecamente alle disposizioni dell’ispettrice presente, che per altro ci regala anche un elemento chiarificatore e sincero del rapporto che il birro, a tutti i liveli, sente di avere nei confronti del “privato cittadino”: “…Io sono un ispettore di polizia e lei non è nessuno!”…illuminante.  Anche il punto 2 è assolto a dovere.
Nel filmato si può evincere chiaramente che il bimbo non voglia essere affidato al padre, è palese, ma l’autorità, verosimilmente in un’udienza di 5 minuti davanti ad un giudice monocratico (chi abbia asperienza a tutti i livelli del circo forense sa bene di cosa parlo), ha deciso di strappare il bambino agli affetti che sentiva più prossimi. Non sono fortunatamente nella testa di nessun birro ma mi viene da pensare che probabilmnte (affidiamoci alla legge dei grandi numeri) almeno uno dei partecipanti all’allegro consesso possa per un secondo aver pensato che quello che avevano sottomano era un bambino, cosa che è riuscita a rendere ancora più fastidiosa  la già orribile “procedura” che l’autorità precipita sulla testa dei malcapitati che la incrociano…ma gli ordini sono ordini.  Anche il punto 3 è perfettamente eseguito.
L’uso della forza dev’essere commisurato alla reazione dell’ “assistito”, il bambino ha opposto forte resistenza e la reazione dei birri è stata “energica” (così solitamente i burocrati della violenza definiscono le angherie dei loro colleghi picchiatori di strada), senza esitazioni e limitando al minimo i pericoli per gli operatori. Intervento da manuale, anche il punto 4 è assolto.
Qualunque cosa volesse il bambino non è né affare del birro, né dei giudici che si limitano ad applicare la legge, senza porsi grossi problemi, oltretutto non è “di loro competenza”…ecco che individuiamo anche il punto 5.
La vulgata ha gridato inorridita, l’apparato ha tenuto a precisare l’eccezionalità dell’evento, tutti sono stati concordi nel riconoscere la colpa all’uomo sotto la divisa e non al ruolo che esso è portato ad assolvere in nome degli stracci che indossa…eppure se è vero, come ci dicono, che il birro perfetto deve rispettare ordini e gerarchia, eseguendo le direttive senza metterle in discussione, in ultima istanza avocando il proprio libero arbitrio al superiore ed alla procedura, l’evento preso in esame dovrebbe rappresentare l’ottimo esempio di un’operazione felicemente portata a termine. I conti non tornano.
Il birro perfetto, l’ “eroe” è colui che automaticamente “esegue”, è la mano del superiore e l’incarnazione della procedura che è il tramite fra la teoria (la legge) e l’attuazione pratica dei suoi dettami. Il birro perfetto è l’automa, è il dormiente del dottor Calegari, è la negazione dell’individualità. Il birro “eroe” è il prototipo del credente, il birro “eroe” crede e confida nella negazione di sé che si palesa nell’accettazione della trascendenza della legge. Nel medioevo molti birri sarebbero stati fervidi credenti autolesionisti o preti, nel ventunesimo secolo il principio d’autorità e di gerarchia rappresentato da dio si secolarizza e si trasforma nella fede, propriamente di stampo religioso, nello stato e nei suoi rituali. Il birro perfetto è il golem ebraico, al quale l’ordine viene impartito non con un comando scritto su un foglietto inserito in bocca ma su un protocollo controfirmato da un ispettore. Ogni epoca ha i suoi riti (e chi li accetta senza metterli in discussione).
I birri di Padova DEVONO essere gli “eroi” della loro categoria perché hanno sublimato il soggetto pensante nell’oggetto eseguente, che è la vittoria del concetto di “uomo d’ordine”, di più: i birri di Padova devono essere gli eroi di tutti coloro che riconoscono come indispensabile il loro ruolo e confidano nelle leggi dello stato, perché solo questo tipo di soggetti possono garantire in maniera rigorosa la loro applicazione.
Ma il rispetto del ruolo deve sempre fare i conti con l’opportunità e se c’è una macchia nel comportamento birresco dei divisati padovani e quello di aver sollevato un po troppo il velo sul proprio ruolo in relazione all’autorità ed ai cittadini…alcuni, quelli un po più disincantati o attenti, hanno cominciato a rendersi  conto che se l’abitudine ha portato sino ad ora a pensare che la violenza della divisa fosse sempre e comunque legittimata dalla reazione del “malfattore”, sempre e comunque “reo” di qualcosa e tale anche solo e soltanto perché, semplicemente, l’autorità ha messo gli occhi su di lui (ma questa situazione cafkina meriterebbe trattazione a sé), la realtà è diversa, l’autorità risponde solo a sé stessa e ha diritto su tutto, diritto donatogli -in ultima istanza- dal monopolio legalizzato della violenza. Non c’è nessuno formalmente immune, tutti sono potenzialmente soggetti a rischio repressione, si tratti di pericolosi sovversivi o bambini di 10 anni…l’autorità non prevede e non accetta resistenze, rifiuta e reprime ogni vitalità che lambisca i confini che essa disegna.
Il birro risponde solo alla procedura ed alla “legge”, “giusta” o “sbagliata” che sia (devo necessariamente utilizzare le virgolette per definire concetti con i quali mal mi rapporto, non riconoscendoli). La legge è indiscutibile e il birro deve tutelare la sua indiscutibilità ed inviolabilità. Se la legge sancisce disoccupazione, impoverimento, asservimento di molti a pro di una ristretta cerchia di possidenti il birro dovrà difenderla e la difenderà, anche se la maggiornaza degli individui rivendicasse i propri legittimi diritti (se poi il birro è del tutto compenetrato dalla sua apercezione del ruolo sarà pronto ad agire anche contro il proprio interesse). Il birro è strumento, nulla più.  Il birro, la sua figura ed il suo ruolo sono la macchia più grande sulla produzione intellettuale di Pasolini (mi perdonino i fans dei suoi ipse dixit). Il birro non è un lavoratore normale, come la vulgata vuole, il birro è il guardiano atono del privilegio, è l’ultima ruota di un carro che però senza di lui non potrebbe marciare. Il birro, che se ne renda conto o meno, è solo uno strumento di violenza di classe.
La dimostrazione di queste ultime affermazioni si palesa ogni giorno, tra cariche agli operai che rivendicano la loro voglia di vivere o l’assedio ventennale in cui è tenuta la Val Susa. In tutti questi casi il birro si pone a difesa di interessi lobbistici che però sono formalmente riconosciuti dalla “legge” (ed anche su cosa sia questa “legge” ci sarebbe da scrivere molto).
Il birro che difende un tunnel, una discarica, il parlamento, non fa altro che assolvere il suo ruolo di categoria anche contro il suo essere (o essere stato) uomo o donna…In ultima istanza il birro è nemico di chiunque (anche di sé stesso) per convinzione o per stanchezza nel subire, decide di prendere in mano il proprio presente tentando di costruirsi un futuro degno di essere desiderato.
Quest’inverno promette di essere ben più caldo della torrida estate appena trascorsa e gli eventi greci, spagnoli, portoghesi, ecc…, sembrano avallare questa previsione…ricordatevi, una volta in piazza, che i birri che vi si parano innanzi non sono come voi, sono parte del problema, sono il pimo scoglio da superare…non abbiate paura e non vi fate troppi scrupoli, voi siete l’affermazione, siete la forza creatrice, loro sono i pedoni nella scacchiera di un sistema di sfruttamento in declino che però prima di perire definitivamente tenterà di allungare la propria agonia sacrificando tutto e tutti…a voi la scelta, cari. Mano alle fionde. M.

Firenze – Una buona notizia: tutti assolti per il “corteo della Madonna”

riceviamo e diffondiamo:

L’8 dicembre 2007,  in risposta agli sgomberi di Villa Panico e Asilo Occupato, un corteo vivace e senza alcuna autorizzazione sfilò per le strade di Firenze approfittando della festa dell’immacolata. Dopo aver riempito di uova le gioiellerie del Ponte Vecchio, il corteo si diresse all’ex-Casa del Popolo di Santo Spirito e la occupò. L’occupazione, durata circa due settimane, fu la degna prosecuzione di quella giornata e venne volontariamente abbandonata alla vigilia della ripresa di Villa Panico. Oltre a tante belle sensazioni e alla scoperta di nuove complicità, il corteo della Madonna si lasciò dietro i soliti strascichi giudiziari e 13 compagni si trovarono denunciati per manifestazione non autorizzata, danneggiamento, occupazione e persino resistenza a pubblico ufficiale, nonostante l’assenza di qualsiasi contatto con gli sbirri.

Questo lunedì, la sentenza di primo grado ha visto tutti i compagni assolti da tutte le accuse.

Lo facciamo sapere perché vogliamo aggiungere un po’ di schiuma alle boccacce rosicanti della Digos, che in questo momento si starà chiedendo in cosa abbia sbagliato nel montare le accuse.

Ma lo facciamo sapere soprattutto perché a Firenze e altrove sono tanti i processi di dubbia consistenza, imbastiti per spaventare i tanti e tante che rischiano la loro libertà nelle lotte sociali anticapitaliste e antiautoritarie. Coraggio compagni, la strada è accidentata, ma non sempre la fortuna si dimentica di aiutare gli audaci.

qualche smadonnatore che c’era

UN PENSIERO SUGLI STUDENTI PESTATI.

LO ABBIAMO GIA’  DETTO, ORMAI IN PIAZZA SI DEVE ANDARE PREPARATI, E’ L’ORA DI SMETTERLA DI FARE LA PARTE DELLA CARNE DA MACELLO, COM’E’ GIUNTA L’ORA CHE I DEMOCRATICUCCI (MA VOI CHE PIANGETE PER TUTTO, PERCHE’ ORA STATE ZITTI?) SI RENDANO CONTO CHE IL MESTIERE DI SBIRRO E’ FUNZIONALE AL MANTENIMENTO DELL’ORDINE DI SFRUTTAMENTO VIGENTE, CHE QUINDI IL BURATTINO IN DIVISA E’ UN NEMICO, COME LO SONO BANCHE E POLITICANTI FUNZIONARI TERRITORIALI DEL CAPITALE TRANSNAZIONALE. SONO TUTTI NEMICI DA COMBATTERE, LO STATO, LA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA, SONO I LORO STRUMENTI DI ASSERVIMENTO. SMETTETELA DI CHIEDERE RIFORME O POLITICI PIU’ ONESTI. IL SISTEMA NON E’ DA SALVARE O DA RIFORMARE…E’ DA DISTRUGGERE! SOLIDARIETA’ AGLI STUDENTI PESTATI, SOLIDARIETA’ AI RIBELLI SEQUESTRATI DALLO STATO, TUTTI/E LIBERI/E!!! MORTE ALL’AUTORITA’ E A CHI LA DIFENDE!

Prigionieri No Tav – Maurizio trasferito a Ferrara

In concomitanza con il presidio solidale e anticarcerario sotto il carcere di Cuneo, apprendiamo che Maurizio Ferrari, arrestato il 26 gennaio scorso in seguito all’operazione repressiva contro la resistenza No Tav, è stato trasferito presso la prigione di Ferrara. Come prima risposta a questa subdola manovra viene confermato, con ancora più rabbia, il presidio davanti al carcere di Cuneo.

Per scrivere al compagno:

Maurizio Ferrari
C.C. Via Arginone, 327
44122 FERRARA

Prigionieri – “Il mondo in due righe” | Lettera di Massimo

IL MONDO IN DUE RIGHE

A volte, certi episodi minuti hanno per noi la forza di una metafora sul mondo.
Nei giorni scorsi ho ricevuto molti telegrammi, sia di compagni sia di altri che compagni non sono o non si definiscono. Poche righe, come la forma impone, generalmente due.
Eppure in quelle righe c’è un mondo, il nostro mondo. Parole di libertà, di solidarietà, di sogno, di ironia, di amore. Parole che rincuorano, fanno ridere, commuovono. Parole magiche, perché rendono presente l’assenza. Alludono alle lotte, a galere che saltano in aria, ad affetti che non si spezzano; alla vita per cui ci battiamo.
Una sera, in isolamento, sentiamo i detenuti delle altre sezioni battere sulle sbarre e urlare – le urla di sempre, “libertà”, “amnistia”…
Anche noi, pochi, decidiamo di unirci alla battitura. E’ il minimo. E urliamo non solo la libertà, ma anche il nome di un ragazzo, a noi sconosciuto, morto il giorno stesso, impiccato in un carcere a una quarantina di chilometri da quello in cui siamo rinchiusi.
Dopo un po’, arriva la guardia e ci dice semplicemente: “Adesso scrivo due righe!!” “Due righe”, nel gergo del secondino, significano un rapporto disciplinare. Anche quelle due righe, così come i telegrammi, contengono un mondo intero. Di meschinità, di servilismo, di potere. Con due semplici righe, una prigionia si può allungare. Ed è in fondo poca cosa. Ma con due righe altre vite vengono spezzate. Degli individui, in altre parti della città e del mondo, vengono espulsi, cacciati, cancellati, condannati a morte. In altre epoche, finivano in una nuvola di gas, o sotto la neve, o davanti a un plotone di esecuzione, o su isole lontane.
Ripeto mentalmente qualche frase dei telegrammi, e penso che aveva proprio ragione Stig Dagerman: “Chi costruisce prigioni si esprime sempre meno bene di chi costruisce la libertà”. Poi torno a battere e a urlare, assieme ai miei fratelli.

Massimo
(scritto nel carcere di Tolmezzo il 30 agosto 2012)


Per scrivere al compagno, trasferito nel carcere di Alessandria:

Massimo Passamani
Carcere San Michele strada Casale 50/A
15122 Alessandria

Prigionieri – “Settembre con chi vuoi?” | Libertà per Alfredo e Nicola

Settembre con chi vuoi?
Venerdi 14 settembre vengono arrestati Nicola ed Alfredo, anarchici conosciuti da anni a Torino ed in Italia,l’ accusa non è delle più lievi:attentato con finalità di terrorismo  per il ferimento dell’  AD di Ansaldo Nucleare, azione rivendicata nel maggio 2012 dal Nucleo Olga Fai- Fri. Al momento del fermo non emerge nulla se non una ricostruzione fatta con poca arte da ROS e Digos , in litigioso connubio,che aveva portato ad una prima richiesta di arresti  l’11 luglio 2012, rigettata dallo stesso g.i.p. per l’ insussistenza del quadro probatorio.Al rifiuto del g.i.p. il P.M. torna alla carica, sguinzagliando con magri risultati RIS,ROS,Digos,ecc ,fomenta compulsivamente  i suddetti che dopo un ulteriore  rimescolamento di intercettazioni, vecchi fascicoli informativi ed amenità varie producono il capolavoro:vanno arrestati per pericolo di fuga,vogliono scappare, prima a giugno poi a settembre ,finanziandosi la latitanza dorata con con i proventi di una tattoo convention,andranno in Francia, no in Portogallo, no in Messico, probabilmente con l’ ausilio di una Toyota picnic da rottamare, forse vendendosi i  quadri che hanno in casa, vanno arrestati x pericolo di fuga, anzi no perchè uno sta andando a lavorare, non riesce neppure a  progettare le vacanze,vanno arrestati perchè anarchici insurrezionalisti,anzi no  filobrigatisti (visto che vanno ad ascoltare la conferenza del già noto brigatista da poco uscito dal carcere Sante Notarnicola) vanno arrestati perchè strappano microfoni e telecamere quando se le trovano in giro x casa,perchè frequentano pregiudicati , perchè controllano su internet  le notizie delle indagini   sul suddetto ferimento e su altre notizie di repressione antianarchica,perchè fanno commenti scherzosi sui continui retatoni ed indagini benchè ben consapevoli di essere ascoltati,perchè fermano a loro discrezione gli stessi sbirri che li seguono,perchè fanno un giornale che si chiama KNO3,perchè hanno un altro processo  in corso, per 270 bis a Perugia, perchè  è da 15  anni, dal processo Marini in poi ,che vengono indagati dalle più svariate procure d’ Italia, quindi qualcosa dovrà pur esserci.

Io so di avere due amici, compagni, fratelli, o come ho preferito chiamarli in 15 anni di amore ed amicizia nostra , so che sono in galera, in isolamento, so che  bisogna lottare per la libertà loro e per quella di tutti i prigionieri, tutto il resto sono veline di questura e chiacchere da osteria.

irrimediabilmente x l’ anarchia  anna

PER SCRIVERE AI COMPAGNI:  

NICOLA GAI
ALFREDO COSPITO

CASA CIRCONDARIALE SANREMO
VIA VALLE ARMEA  144
18038  SANREMO (IM)

Napoli – Trovate microspie all’interno dello spazio anarchico 76/A

riceviamo e diffondiamo:

Mentre facevamo dei lavori all’interno dello spazio anarchico 76/A abbiamo trovato due microspie. Le due sfogliatelle erano posizionate nelle bocche di lupo dei locali sottostanti, nelle due sale dove facciamo i concerti e le iniziative.
L’intero marchingegno era composto da tre pile da 9 volt montate in parallelo tenute assieme al microfono-trasmettitore da nastro isolante coperto a sua volta da comune nastro da imballaggio.

Così apparivano le microspie al momento del ritrovamento. La parte vicino ai 2€ è il microfono, dalla parte opposta è attaccata l’antenna.

La microspia privata del nastro più esterno. Il microfono è stato reciso da noi.

Particolare dell’antenna-trasmettitore con e senza coperchio di protezione.

Il tutto smontato. Le pile sono risultate essere scariche.