Cioni il fascista

Ci risiamo: dopo l’ordinanza vergognosa e razzista contro i lavavetri (che prevede per chi colto nella flagranza del lavaggio abusivo ai semafori, il sequestro dell’attrezzatura e dell’incasso, nonché la reclusione) ora è il turno dei mendicanti che chiedono l’elemosina stesi a terra, pericolosi –a sentire lo sceriffo Cioni- per l’incolumità dei passanti.
Firenze dunque si dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, come uno dei laboratori privilegiati della costruzione di quella rete di (a)socialità che vorrebbe tutti contro tutti e tutti contro il diverso; con il potere solo, che in ogni istanza sarà chiamato a decidere su ogni più piccola questione.
Per l’ennesima volta anche in questa vicenda si trasforma un problema sociale come la povertà, in problema di ordine pubblico, baipassando quindi quelle che sono le reali cause del “degrado” –così lo chiamano- e risolvendo il tutto eliminando il “problema” contingente lasciando immutate le condizioni che lo hanno generato e che ne genereranno altri sotto altra forma.
In questi mesi abbiamo assistito a due sgomberi di occupazioni (Asilo e Panico), e alla criminalizzazione di quelle situazioni in cui gli spazi abitativi, ed i rispettivi abitanti, decidevano di slegarsi dalle logiche rabbiose del profitto (leggi CasaLuzi o ex caserma Donati), oltre agli eventi già citati.
Il progetto che sottende a questi fatti è chiaro e si chiarifica ogni giorno in maniera più cristallina, ovvero la volontà di trasformare in maniera definitiva Firenze nell’avamposto di quella società totale in cui il controllo ossessivo di ogni istanza che si produca all’interno dello spazio cittadino (spazio fisico ed ideologico) sia per l’appunto totale e imprescindibile; eliminare il “fuori”, spostando i confini del lecito ben oltre quelli meramente giuridici rendendo di fatto impossibile sostenere ogni tipo di istanza che non si ascriva a pieno nel progetto preconfezionato dal potere.
Giorno dopo giorno la città di Dante (non dei fiorentini, troppa carne ed ossa da gestire) assomiglia sempre più a sé stessa, congelando ogni tipo di concezione che non si diriga nella direzione della massimizzazione del profitto a mezzo “vetrinizzazione” degli spazi cittadini ed incentivando, di contro, tutti quei progetti che possono in qualche modo agevolare questo stato di cose.
Città invivibile per chi la fruisce ogni dì, a misura d’uomo se per tale si intende il turista, con tutte le sue necessità d’un giorno…
Dunque prima l’attacco ai lavavetri, fomentando e, in seguito, cavalcando quei sentimenti razzisti presenti in parte della popolazione, poi l’attacco ad alcuni degli spazi liberati più decisamente avversi allo status quo e proponenti una forma di società altra, non solo totalmente slegata dal capitale ma anche decisamente avversi alla riproposizione della dinamiche di delega e gerarchia; quindi con la criminalizzazione del dissenso e delle differenze si cerca di legittimare ogni giro di vite della totalizzazione, che si avvia verso forme di controllo e riproduzione sociale “vincolata”, che non ha avuto precedenti nella storia.
L’unica possibile medicina a questa deriva è l’opposizione sociale in ogni ambito della nostra esistenza, nelle scuole, sui posti di lavoro, in strada, costruendo quella reale partecipazione diretta e non mediata, alla costruzione di un esistente liberante e liberato, che smembri il potere in tante parti quanti sono i membri della società, di fatto distruggendolo, affrontando ogni criticità in maniera condivisa; i problemi sono di tutti e tutti devono avere la possibilità di partecipare alla loro discussione/risoluzione.
Solo attraverso l’autorganizzazione e l’autogestione potremo finalmente liberarci dall’oppressione di stato e mercato e cominciare a ricostruire quei vincoli di solidarietà e sciabilità irrinunciabili all’alba di un nuovo tipo di convivenza.
                    AUTORGANIZZARE IL PRESENTE PER AUTOGESTIRE IL FUTURO!!