“La canzone della NON appartenenza”

[parlato:] Quando mi è capitato di nascere, la maggior

parte dei miei simili si era allontanata da Dio. 

E per colmare questo vuoto aveva scelto

 come nuovo culto l’umanità,con tutti i suoi ideali

di libertà e di eguaglianza.

Tuttavia non so se per coscienza o per prudenza,

 non riuscendo ad abbandonare completamente Dio,

 né ad accettare fino in fondo l’umanità,

 siamo rimasti come alla deriva del mondo,

in quella distanza aristocratica

 da tutto comunemente chiamata decadenza.

Insomma siamo nati troppo tardi per Dio

 e troppo presto per gli uomini.

[cantato]
La grande intesa tra me e l’universo
è sempre stata un mistero,
il grande slancio verso la mia patria,
non è mai stato vero.
Il tenero attaccamento al paese natio,
mi sembra l’enfasi pietosa di un mio vecchio zio,
tutto quello che ho, tutto ciò che mi resta
è solo questa mia famiglia che non mi basta.

Quando non c’è nessuna appartenenza,
la mia normale, la mia sola verità,
è una gran dose di egoismo,
magari un po’ attenuato,
da un vago amore per l’umanità.

La mia anima è vuota e non è abitata
se non da me stesso,
non so bene da quando l’amore per il mondo
mi sembra un paradosso,
ma soffrire per gente di cui non si sa l’esistenza,
mi sembra il segno un po’ preoccupante di qualche