Un’inchiesta sullo squadrismo a Lucca dopo l’arresto a Sofia del leader fascista Andrea Palmeri

 Tratto da senza soste.it:

E’
incredibile (ma solo fino a un certo punto) che la stragrande maggioranza dei
144 tifosi italiani al seguito della nazionale fossero, malgrado il biglietto
nominale, pregiudicati per reati di stampo fascista o razzista o semplicemente
diffidati.

Tra
gli arrestati nientemeno che Andrea Palmeri (in foto), 29 anni, capo
del gruppo
ultras dei Bulldog Lucca. Già condannato in primo grado a un anno e
mezzo per
il pestaggio di un giovane appartentente a collettivi antagonisti con
una sentenza di colpevolezza che aveva escluso le circostanze
aggravanti ritenute cardine dell’accusa e poi scarcerato per decorrenza
dei
termini della carcerazione preventiva dopo sette mesi, Palmeri, figlio
di un medico molto influente in città,
continua a girare indisturbato per Lucca facendo esattamente ciò che
faceva prima di essere arrestato.

Tornando
alla cronaca, Palmeri sarebbe stato fermato dalla polizia bulgara in seguito ai
disordini avvenuti sugli spalti dello stadio di Sofia prima della partita di
calcio Bulgaria-Italia. "Sotto l’aspetto penale – minimizza il suo legale,
Alberta Cagnacci – nessun problema visto che il saluto romano in Bulgaria non è
reato".

Andrea
Palmeri e i suoi scagnozzi

Gli inquirenti che, dopo anni di pestaggi e violenze di ogni
tipo, si sono visti costretti a lavorare sullo squadrismo nazifascista a Lucca
dopo che alcune vicende sono balzate agli onori delle cronache nazionali,
ricostruendo la struttura dell’organizzazione non bulldog_sequestro.jpghanno avuto dubbi: Andrea
Palmeri ne è il capo, anzi, il "Generalissimo", come veniva
soprannominato il dittatore spagnolo Francisco Franco. "Dalle indagini
emerge tutto il suo carisma", hanno più volte detto gli inquirenti. Una struttura verticistica, quasi
militare, con un codice d’onore che impone la solidarietà tra gli aderenti
(specie se detenuti o diffidati), l’assoluta omertà, l’assidua frequentazione,
l’azione violenta e determinata soprattutto contro i comunisti, i traditori
("gli infami") e i migranti. A bordo di auto sono soliti pattugliare
le strade cittadine e fare i "giustizieri della notte".
Colpito da "diffida" (adesso anche da daspo internazionale dopo i fatti
di Sofia),
non è solito impegnarsi direttamente nelle azioni cruente, come
interventi in
curva, spedizioni punitive, aggressioni. Ma è lui – sostiene la procura
– a
dare ordini, a stabilire cosa si deve fare e cosa non si deve fare. Già
simpatizzante del movimento Forza Nuova, recentemente sembra aver
seguito
il vento confluendo nel Movimento Sociale Fiamma Tricolore, in favore
del quale
ha organizzato in provincia diverse iniziative impegnandosi nella
campagna del
cosiddetto "Mutuo Sociale".

Per gli
inquirenti, e secondo anche quanto riportato da Il Tirreno cronaca di
Lucca già il 21 settembre 2007, sotto Palmeri ci sarebbe Andrea Di
Vecchio, 20 anni, residente all’Arancio. È
soprannominato "Francuccio" o "Capo" e secondo la procura
sarebbe attivista di Forza Nuova. Ha assunto il ruolo di coordinatore
dei
Bulldog dopo che il Tar della Toscana, per vizi procedurali, aveva
annullato il
Daspo del 24 settembre 2006 (partita Pisa-Lucchese). Ci sono poi Daniel
Fratello, 28 anni, nei cui confronti gli inquirenti
evidenziano una serie di reati in ambito sportivo (invasione di campo,
lancio
di oggetti) e inerenti la discriminazione razziale, e Andrea Vanni, 36
anni. Palmeri li indica (Fratello in
un’intercettazione telefonica) come le persone più idonee "a tirare
avanti il gruppo all’interno della curva". Luigi Marotta, 22 anni,
detto "Gigi la Trottola",
all’interno dell’organizzazione era invece delegato alla raccolta dei fondi per
gli arrestati. C’è poi Stefano Vannucci, l’intestatario della scheda Sim
utilizzata da Palmeri e sottoposta ad intercettazione telefonica.

Sempre secondo Il Tirreno, sullo stesso piano ci sarebbero poi i vari
esecutori degli ordini impartiti dal
Generalissimo: da Francesco Preziuso, detto Cicogna, a Giacomo Baroni;
da Mirko
Santucci a Davide Giovannetti; da Lorenzo Pucci, detto Toffolo o Tozzo,
sino a
Francesco Venturini, Alessandro Frediani, Adam Alexander Mossa,
Alessandro
Bastone, Gabriele Bianchi, Matteo Frangioni detto Brioche, Alberto Del
Bianco
soprannominato Albertazzi, Federico Mecca e un Cantini che di nome fa
nientemeno che Junio Valerio, come il Borghese che tentò il colpo di
stato in Italia, responsabile della vendita dei gadget dei Bulldog.
Senza dimenticare gli altri due condannati che sono stati condannati
insieme a Palmeri: Alfredo
Franceschini, 43 anni, per lui un anno e mezzo di reclusione, e Daniele
Benedetti, di 26 anni, condannato a 8 mesi.

L’attività investigativa della Digos sarebbe iniziata nell’estate 2006.
Nel novembre 2006 arriva in procura la prima informativa
e l’8 gennaio 2007 il gip autorizza le prime intercettazioni.
Prima telefoniche, più tardi ambientali con una microspia inserita
nella Seat Cordoba di Palmeri. Alcuni compagni antagonisti vengono
fatti oggetto di atti di teppismo. Ma la chiave di volta dell’indagine
è l’aggressione a un altro compagno, inseguito in auto, fatto sbandare
e poi
massacrato, tanti contro uno, con calci, pugni e colpi di cinghia. I
telefoni di alcuni
Bulldog sono sotto controllo e alle 4 del mattino, qualche ora dopo
l’aggressione, sempre secondo quanto già riportato da alcuni media
locali Francesco Preziuso, uno dei partecipanti
all’aggressione, chiama Palmeri e
confessa che il gruppo "ha combinato un gran casino". I Bulldog (come
ricostruiscono le intercettazioni) si riuniscono immediatamente a casa
di Alessandro Bartone – altro componente del “commando” (oggi non più
residente a Lucca) che poi rivelerà tutti i particolari della vicenda
agli inquirenti – per discutere sul da farsi. Nelle successive 48 ore
s’incontreranno altre due volte, una in un locale pubblico. A settembre
2007 scattano le ordinanze di custodia cautelare in carcere e agli
arresti domiciliari.

Dalla città allo stadio

Secondo la procura della Repubblica sarebbero dieci le occasioni che hanno
portato i Bulldog, dal 28 novembre 2004 sino al 25 marzo 2007, all’assoluta
egemonia prima in curva Ovest e poi in tutto lo stadio. Una lunga serie di
minacce e aggressionbulldog_curva.jpgi che hanno costretto altri due gruppi ultras (Tori
Flesciati e Fedayn) prima a spostarsi in gradinata e poi a sciogliersi.
Lumezzane – Lucchese. E’ il 28 novembre 2004. I filmati in possesso
della Digos parlano chiaro. Nel settore riservato agli ultras della Lucchese
avvengono scontri tra tifosi. Da una parte i “Bulldog Lucca 1998” dall’altra i “Fedayn”.
La rissa segna l’inizio dell’era Bulldog.
Presentazione della Lucchese 2006-2007. 13 13 luglio 2006. Daniele Di
Piazza – conosciuto come “Il Porcarese”, sentito come persona informata dei
fatti – si reca al Porta Elisa per esporre lo striscione del club Cuore
Rossonero. Secondo la procura, Andrea Palmeri, capo incontrastato dei Bulldog,
gli fa capire che in quella sola occasione avrebbe potuto esporre lo striscione
in curva Ovest. Per gli altri lo spazio riservato era solo la tribuna centrale
o la gradinata.
Memorial Scoglio. Il 14 agosto una decina di Bulldog s’incontrano con
alcuni rappresentanti dei Tori Flesciati e degli altri gruppi ultras sulle
modalità con cui sarebbero stati esposti gli striscioni. Dalle parole si passa
alle vie di fatto. Calci, pugni, manate in faccia. I Bulldog sono di più e
hanno la meglio. I Tori Flesciati decidono di sciogliersi.
Pisa – Lucchese. È il 24 settembre 2006. Un esponente dei Tori Flesciati
appende alla barriera una maglietta con l’effige del “Che”. Due Bulldog impongono
di toglierla e quando in difesa arriva un altro supporter viene circondato e
colpito da un pugno in faccia.
Grosseto – Lucchese. 8 ottobre. Al casello Lucca-Est viene controllo il
pullman organizzato dai Bulldog. Occultati sotto i sedili i poliziotti trovano
di tutto: tondini di ferro, mazze da baseball. Inizialmente si prende la
responsabilità Giacomo Baroni. Ma il giorno successivo la paternità del
ritrovamento se l’attribuisce Adam Alexander Mossa. Per la Digos la decisione venne
presa da Palmeri.
Sassuolo – Lucchese. 15 ottobre. A Giglio di Reggio Emilia, Simone
Innocenti, leader dei Fedayn, alla guida dei cori dei tifosi lucchesi viene
fatto allontanare su ordine dal diffidato Palmeri che, stando alla Digos, da
fuori dallo stadio telefonicamente aveva ordinato a Baroni di cacciare l’ultras
ritenuto infame.
Padova – Lucchese. Al termine della sfida (5 novembre 2006) qualche
ultras entra in campo per avere una maglia dei giocatori rossoneri. Ma uno di
loro – stando alla Digos – viene preso a pugni da Palmeri.
Lucchese – Ravenna. Gara di Coppa dell’8 novembre. Palmeri viene filmato
mentre si rivolge con prepotenza a uno steward pretendendo che un tifoso dei
Bulldog, sprovvisto di biglietto, abbia accesso libero.
Pizzighettone – Lucchese. 19 novembre 2006. Nel furgone dei dai Bulldog
viene trovato dalla polizia uno scalpello, sequestrato. Nel furgone c’è Palmeri
con altri cinque Bulldog.
Lucchese – Padova. Al termine della sfida del 25 marzo 2007 una
delegazione di 10 tifosi, d’accordo con la società, viene fatta entrare negli
spogliatoi per un confronto con i giocatori. Il difensore Luca Ceccarelli dice
alla Digos che i tifosi avevano un «atteggiamento nervoso e concitato: due di
loro mi criticavano aspramente sostenendo di averli mandati a quel paese».

Per Senza Soste, Tito Sommartino