Comunicato delle detenute del carcere di Rebibbia

Il carcere non può essere la discarica abusiva di esseri umani "indesiderati"

In questi ultimi tempi è solo un susseguirsi di politiche e leggi
che rendono il ricorso al carcere come il “rimedio miracolo” per
togliere di mezzo dalla società i problemi sociali ai quali non si
riesce a dare una risposta. Per ogni problema la risposta è: carcere.
La politica che sembra sempre riscuotere il maggior consenso,
soprattutto elettorale, è quella del “buttare la chiave!” (questa è la
traduzione letterale da fare quando dicono “certezza della pena”).
Questo quando la Costituzione, in diversi suoi articoli, sancisce
invece che la pena (notare bene, scrive “pena” e non “reclusione” visto
che la pena può avere varie forme!) deve avere uno scopo rieducativo e
non può andare contro il senso d’umanità.
Noi che abbiamo la sventura di esserci finite in carcere, sia in
qualità di condannate che di detenute in attesa di giudizio, ci
rendiamo conto ogni giorno di quanto e quante volte quei principi
vengano violati.

Noi detenute di Rebibbia vogliamo allargare la protesta del 1° dicembre 2008 CONTRO TUTTE QUELLE VIOLAZIONI.
Intendiamo partecipare all’iniziativa con un giorno di protesta
pacifica con sciopero del sopravvitto, del lavoro, “battitura”, ecc.)
da riprendere il mese di marzo aderendo alla calendarizzazione dei
promotori della campagna contro l’ergastolo.

PER L’ABOLIZIONE DELL’ERGASTOLO, il “fine pena mai” che è la
violazione evidente del principio della possibilità della
“rieducazione”. Senza farsi ingannare dal falso argomento per cui, in
Italia, dopo 26 anni è possibile ottenere la libertà condizionale.
Innanzitutto questa non è mai concessa automaticamente ed è di fatto
esclusa preventivamente, come gli altri “benefici”, per coloro che sono
sottoposti all’articolo 4bis nella sua forma più restrittiva.
CONTRO IL 41bis, forma detentiva disumana che si può paragonare a un vero e proprio strumento di tortura.
CONTRO IL DISEGNO DI LEGGE BERSELLI che vorrebbe modificare la
Riforma penitenziaria del 1975 e il Codice di Procedura Penale in
materia di permessi premio e di misure alternative alla detenzione,
peraltro già lasciata alla discrezionalità dei giudici e poco e male
applicata.
Lo scopo è quello di rendere la detenzione ancora più oppressiva,
facendo credere, erroneamente, che un carcere ancora più afflittivo
serva a dissuadere dal commettere e reiterare i reati.
Il disegno di legge punta a ridurre i benefici nel suo complesso,
incluso i giorni di liberazione anticipata e a togliere la possibilità
di andare in semilibertà a tutti gli ergastolani, così come oggi
succede per quelli sottoposti alla misura del 41bis.
La possibilità di ottenere permessi verrebbe ulteriormente allontanata,
così come quella di usufruire di altri benefici. Per altro già la legge
cosiddetta Cirielli ha, di fatto, escluso da questa possibilità tutti i
recidivi.
Tutto questo, per altro, quando l’isolamento affettivo viene applicato
duramente per tutta la detenzione, in modo particolare tra familiari
detenuti, per i quali il diritto al colloquio, previsto dall’O.P. non
viene quasi mai rispettato.
CONTRO LA PRESENZA DI BAMBINI IN CARCERE. C’è qualche forma
detentiva più disumana di rinchiudere in un carcere con le loro madri
–per quanto si posso tentare di “abbellirlo”- dei bimbi in età da 0 a
tre anni? In seguito, quando vengono obbligatoriamente separati dalla
madre, acquistando la “libertà” vengono ad aggiungersi a tutti gli
altri bambini che separati dai loro genitori vedono, per lungo tempo,
ridotto il vitale rapporto affettivo familiare a qualche visita mensile
di 1 ora in squallidi parlatori.
La Costituzione dice che bisogna rispettare il senso di umanità: che
colpa hanno i bambini delle azioni eventualmente commesse dai loro
genitori?
Infine ai bimbi a cui è capitato di essere figli di persone in regime
di 41bis, solo 1 ora mensile, attraverso un vetro divisorio, visto che
compiendo 12 anni si perde il “diritto” ai 10 minuti mensili concessi
senza vetro!

CHI DEVE RISPETTARE LE LEGGI E IN PRIMO LUOGO LA COSTITUZIONE?

Le detenute del carcere di Rebibbia
Carcere di Rebibbia – novembre 2008