La casa è di chi l’abita!

400 sfratti  in una città come Pistoia fanno scalpore…e ci mancherebbe! 400 famiglie che si ritroveranno senza casa non sono uno scherzo e danno la misura di quello che la “crisi” significherà di qui ai prossimi anni, povertà diffusa (quella povertà che molti avevano dimenticato), emergenza abitativa, aumento del divario di reddito fra ricchi e poveri…

Il governo, nelle veci di B.S. chiede agli italiani di lavorare di più, affermando, in pratica che per l’ennesima volta i lavoratori dovrebbero accollarsi i costi di una crisi nata tutta in seno alle dinamiche del capitalismo neoliberista e che ora si tenta di scaricare sulle spalle di chi di beghe ne ha già molte…insomma i padroni sempre al caldo e gli altri curvi a sgobbare

Intanto qui in città l’arci ed il sunia, annusando l’aria, propongono affitti a canone sostenibile da offrire attraverso la creazione di un’immobiliare sociale…

Dunque a fronte di una crisi generalizzata, che in futuro sicuramente si aggraverà, si continuano a dare soluzioni che rientrano, comunque, nell’impianto economico/sociale vigente, quello che crea disparità, che valuta solo in base al portafoglio –più o meno gonfio- e alle possibilità di monetizzare la propria esistenza…

Ma affitti calmierati, mutui sociali e cose del genere sono insufficienti a rispondere alle esigenze che si stanno venendo a creare non solo in città e non solo in Italia, e allora che fare?

Momenti eccezionali richiedono misure eccezionali diceva qualcuno, ebbene una vecchia canzone Anarchica diceva “la casa è di chi l’abita, il vile è chi lo ignora…”, ribadendo l’evidenza che uno spazio è di chi lo vive finché decide di viverlo, cosa che sembrerebbe ovvia ma che cozza pesantemente con il sacro dogma della proprietà privata…ma ci chiediamo, in un momento in cui si montano castelli di questioni morali su qualsiasi argomento, perché nessuno denuncia la vergogna che qualcuno possegga 4, 5 case mentre altre persone non hanno nemmeno un tetto sotto il quale ripararsi?

In numerose zone del paese in tanti –e stiamo parlando di famiglie normali, non di “pericolosi” squatters- hanno rifiutato, una volta sfrattati, di abbandonare LE PROPRIE case, e questo è più che legittimo, soprattutto se non si ha un posto dove andare; altri hanno deciso di occupare direttamente stabili a scopo abitativo (Firenze, Roma, Milano…); altri ancora hanno deciso di occupare e autorecuperare piccoli borghi montani (è il caso di Campanara, vicino a Firenze); tutte esperienze che affrontano radicalmente il problema abitativo e le speculazioni che lo accompagnano (a Firenze per esempio esistono un’enormità di abitazioni sfitte, e questo semplicemente per tenere alto e controllare più facilmente il valore degli affitti).

Tutte queste esperienze però sono sotto attacco da parte di amministrazioni comunali, provinciali e potere centrale, che evidentemente se a parole si dicono dalla parte dei “meno fortunati”, in realtà tendono a tutelare in prima battuta gli interessi dell’iniziativa privata (anche se questa va a discapito della collettività) ed in seconda la propria autorità, che non tollera che si possa agire al di fuori del proprio beneplacito assenso…ci sono le regole ci dicono…noi rispondiamo: queste regole che permettono l’omicidio sui posti di lavoro, che tolgono un tetto a chi non può permetterselo, che permettono a pochi di ingrassare alle spalle dei più, che reprimono dissenso e sogni…vanno combattute.

Utopisti, dissociati dalla realtà, ingenui, questi alcuni degli aggettivi che ci scagliano contro, ma chi è più ingenuo, chi crede che questa società e questa economia possano essere ristrutturate in maniera dignitosa per tutti o chi pensa che si debba rinnovare completamente un sistema al collasso? Quando delle scarpe sono vecchie e bucate, nonostante tutto vanno cambiate, e queste scarpe sono la nostra società, che vogliamo fare, continuare a subire inermi per l’opulenza di pochi o prendere in mano il nostro destino? Non è obbligo ribellarsi, ma almeno poi non ci lamentiamo…

Riprendiamoci le case, prendiamoci tutto!
Per l’autorganizzazione, per l’autogestione, verso l’Anarchia!