Milano – Finanzieri stuprano prostituta

fonte: repubblica

I due militari di 25 e 30 anni, del gruppo pronto impiego, sono
indagati per violenza sessuale. Oltre al fermo per stupro, la
contestazione di un’altra mezza dozzina di reati: fra questi il
peculato, l’omissione di atti d’ufficio, l’abuso di potere e
l’abbandono di posto, che da solo comporta fino a tre anni di carcere

Hanno accostato con la pattuglia di servizio. Un normale controllo
antiprostituzione, all’apparenza, uno dei tanti previsti dalle
ordinanze del Comune. Il cliente, impaurito, ha fatto scendere la
ragazza, ha messo in moto ed è sgommato via. Lei, romena, una ventina
d’anni, davanti ai due uomini in divisa grigia e basco verde era pronta
a recitare la solita formula: «Non ho documenti, non ho un fidanzato,
qui si lavora poco, la multa non so come pagarla». Invece di vedersi
recapitato il verbale da 450 euro, la lucciola è stata invitata a
seguire il capopattuglia in auto. Qui è stata costretta a un rapporto
orale, poi ancora a un rapporto completo mentre l’autista, fuori,
voltava lo sguardo da un’altra parte.

Adesso i due militari di 25 e 30 anni, del gruppo pronto impiego
della guardia di finanza, sono indagati per violenza sessuale. Ore 2 di
lunedì notte, viale De Gasperi, oltre la circonvallazione esterna. Tra
le viuzze laterali dello stradone che porta all’i mbocco dell’Autolaghi
e dell’A4 c’è la solita attività notturna di prostitute e clienti. La
Fiat Bravo blu notte con bande laterali verde e gialla punta i fari su
un’auto in sosta isolata. Dal finto controllo all’aggressione della
lucciola, è un attimo. Lo stupro si consuma in meno di mezz’ora. La
ragazza è scossa, si produce in un pianto ininterrotto, disperato.
L’autista della pattuglia, racconterà più tardi la ragazza alla
polizia, le si avvicina senza dire nulla e senza saper bene se per
consolarla o filar via in fretta. Quando la pattuglia delle Fiamme
gialle rimette in moto, ci sono un paio di compagne di marciapiede
attorno alla ragazza. Raccolgono i suoi singhiozzi. Una di loro prende
la targa della pattuglia e fa il 113.

Agli agenti delle volanti la ragazza fa un racconto dettagliato,
lucido, prima di essere portata al soccorso violenze sessuali della
Mangiagalli per le visite di rito, il tampone e il referto. I due
finanzieri vengono portati in questura di prima mattina, la loro auto
parcheggiata nel piazzale e a disposizione della scientifica per i
rilievi. Dopo qualche titubanza, il graduato e il sottufficiale
ammettono: «Abbiamo fatto una cazzata».

La loro posizione, tralasciati gli ovvi imbarazzi di Questura e
comando provinciale della Gdf, è delicatissima. I due militari
rischiano, oltre al fermo per stupro, la contestazione di un’altra
mezza dozzina di reati. Tra questi il peculato, l’omissione di atti
d’ufficio, l’abuso di potere e l’abbandono di posto, che da solo
comporta una pena fino a tre anni di carcere. Oltre a uno scontato
provvedimento disciplinare — e la «piena collaborazione» con la
magistratura, fanno sapere i vertici milanesi delle Fiamme gialle — e a
un possibile approfondimento d’indagini per verificare se i due
militari avessero già commesso violenze in passato.

(16 giugno 2009)