Lettera di Francesco Gioia

[Francesco chiede se qualcuno può tradurre la lettera in spagnolo ed in inglese]

Cari compagni,
è più di 2 anni che io e il mio amico e compagno
Daniele siamo stati fatti prigionieri dalla dittatura democratico –
borghese. La mattina del 12 giugno 2007 nel piccolo paesino di Terrina,
provincia di Lucca, a detta dei 2 testimoni, una persona vestita di
nero, con casco integrale ed occhiali neri, alto 1.60-1.65, magro e con
accento non italiano, si fa consegnare 3460 euro dalla direttrice
dell’ufficio postale; restituendo il portafoglio ad
una cliente, senza prendere niente al suo interno. Dopodiché si allontana facendo perdere le sue tracce.
Questo
avviene verso le 12:15 Ore 18:00, a circa 15-20 km di distanza io e
Daniele stiamo prendendo il sole ai piedi di una montagna. Vicino
all’unica strada principale della zona, arrivano quattro persone a
pistole spianate, senza
identificarsi, ci catturano e iniziano a farci domande senza ottenere risposta.
Sequestrano
dei soldi che erano nello zaino dicendo che venivano da una rapina, ma
le cifre assolutamente non coincidono. Questo a meno che non facciano
qualche magia per farli corrispondere.
Dicono di aver trovato una
moto dall’altra parte della montagna, che secondo loro noi avremmo
abbandonato. Si dimenticano di dire che per fare questo avremmo dovuto
scalare una montagna di 1200mt e riscendere dall’altro lato. Vicino
alla moto trovano un casco ma non integrale. Non è stata ritrovata né
un impronta, né un frammento di DNA nostro su nessun oggetto
incriminante. Io sono alto 1.78 e peso 93 Kg, pratico Thai boxe e
sollevamento pesi, per questo ho una corporatura molto riconoscibile.
Daniele è alto 1.85.
Le descrizioni non coincidono per niente, ma il risultato non cambia, rimaniamo prigionieri del nemico.
Un
altro fatto da tener presente è che nei processi in cui siamo imputati
ci troviamo sempre di fronte gli stessi magistrati e gli stessi
giudici, nonché a fare le indagini sono sempre gli stessi carabinieri e
poliziotti che ci seguono da 12 anni.
Non c’è che dire un gran bel teatrino o circo davvero.
Nei
mesi a seguire, si susseguono indagini, intercettazioni e perquisizioni
a danno di molti compagni della toscana molte anche le visite di loschi
figuri dell’antiterrorismo che cercano collaboratori in cambio di
libertà o soldi.
Risultato: zero.
Vorrei ricordare un altro
fatto, prima dell’arresto ero uscito solo da un mese dal carcere e io
come i miei compagni ero sempre pedinato, pure quando andavo al
mercato. Quindi secondo loro avrei fatto questa rapina senza che
nessuno si accorgesse?
Sorvoliamo sulla loro stessa ammissione di
imbecillità. Dopo un anno si pensava di esser vicini alla scadenza
termini, ma ci raggiunge un altro mandato di cattura per associazione
sovversiva con finalità di terrorismo, oltre a
noi sono accusati anche Leonardo e Paola, altri compagni sono indagati ma fortunatamente non è emesso mandato d’arresto.
Molti
compagni indagati erano agli arresti domiciliari nel mese che ero fuori
e io purtroppo non ho potuto neanche incontrarli… …figuriamoci se
potevo coinvolgerli nell’organizzazione di una rapina. Inoltre logica
vuole
che le persone che devono essere al corrente di un’azione
diretta (qualunque sia) sono solo quelle strettamente necessarie al
compimento dell’azione stessa e nessun altro. Mi sembra ridicolo che
realmente qualcuno pensi che organizziamo una rapina da 3400 euro in 12
persone, sarebbe un delirio.
Ho voluto raccontare questa storia per fare un quadro più o meno completo della situazione. Me ne frego del concetto
di
colpevole o innocente, o del giudizio del giudice. Allo steso tempo
nessuno di noi vuole prendere le distanze dalla pratica della
riappropriazione individuale o collettiva dei beni e dei denari dei
ricchi e dei capitalisti. Sia che si chiami rapina o esproprio
proletario, che serva per finanziare l’attività rivoluzionaria, aiutare

che ha bisogno o per sottrarsi alla schiavitù del lavoro salariato,
io non posso che appoggiare come anarchico questo tipo di pratica
rivoluzionaria. Che l’ala più pacifica dl movimento anarchico non
storga il naso a queste mie parole, perché nella gloriosa storia del
movimento anarchico, centinaia sono gli anarchici espropriatori, come
Jacob, la banda Bonnot, Durruti ecc…
In
tutto ho fatto quattro anni di galera e gira e rigira mi sa che me ne
farò molti altri visto che non smetterò mai di combattere contro lo
stato, la dittatura democratica e lo sfruttamento.
Sono felice e orgoglioso di tutto il supporto che danno i compagni fuori a noi prigionieri, con lettere, benefit,
manifestazioni,
scritte sui muri, ma vorrei che la situazione che stiamo subendo sia di
stimolo per molti per passare all’azione. Sbirri, fascisti e
sfruttatori pensano di fare qualsiasi cosa impunemente, ma non è stato
e non sarà sempre così, con un po’ di coraggio che dia la coerenza di
unire i fatti alle molte parole. Quanti immigrati devono essere
picchiati o uccisi, case sgomberate, compagni arrestati, famiglie
ridotte alla miseria, montagne, valli e campagne distrutti, prima che
ci svegliamo e decidiamo di dare tutto noi stessi per fermare questo
scempio?
Io ho tanti interessi e mille cose da fare nella vita, ma
oppormi a tutto questo è la cosa più sensata da fare, se ci tengo alla
mia e alla vita di tutti. Il pacifismo e la passività del movimento e
della gente ci hanno portati ad essere come agnellini pronti per essere
mangiati dai lupi. Sosteniamo e diffondiamo la contro-informazione, che
sia di sostegno all’azione diretta, non solo all’interno del movimento,
ma rivolta a tutti gli sfruttati. Che le nostre
parole siano
sempre supportate dall’azione, che è l’unica cosa che dà credibilità a
noi e alle nostre parole. I nostri nemici hanno la televisione, i
giornali, la menzogna, il ricatto. Noi abbiamo l’amore, la verità, il
coraggio, la creatività e l’intelligenza che qualificano l’agire
rivoluzionario. Sono stati scritti migliaia di libri, fanzine, giornali
teorici, militanti, anarchici e comunisti, è stata analizzata in lungo
e in largo la nostra idea, ci sono migliaia di libri su i mali
dell’industria, dell’inquinamento, sulle malefatte dei governi. Le
nostre
parole e i nostri scritti da soli, non ci rendono meno complici di
questo scempio. Mettersi un’etichetta di anarchico, comunista o
ambientalista non ci rende meno complici. Visto che adesso la libertà
non è cosa di questo mondo, io mi sento libero solo quando agisco
contro chi ci vuole schiavi, contro di lui, i suoi strumenti, o i suoi
beni.
Vivere, combattere, gioire, soffrire e morire alla conquista della
libertà vale più della più agiata e tranquilla vita che uno sfruttato
possa desiderare.
Un saluto a tutti i compagni anarchici, comunisti e antimperialisti che combattono contro lo stato e lo
sfruttamento.
Un
saluto e un abbraccio a tutti i compagni prigionieri, un saluto
particolare a Leo: sapendoti in libertà quando ti penso mi sento un po’
più libero anche io. Ogni giorno che passi in libertà è uno schiaffo in
faccia a questi aguzzini che ti vorrebbero prigioniero e questo fa
gioire tutti gli amanti della libertà.

Per la rivolta
Per l’anarchia

Francesco Gioia
Via casale 50/A
15040 San Michele (AL)