I poveri soldatini morti

Qualche giorno fa è morto l’ennesimo milite italico in quel pantano simil-vietnamita che si sta dimostrando l’Afghanistan; l’eroico "portatore di pace" (armato fino ai denti), ha fatto il botto a causa di un "Ied", Improvised Explosive Device, che un profano chiamerebbe bomba artigianale, nome che i gloriosi italici soldà non possono certo usare, sarebbe disonorevole ammettere che un moderno e preparato esercito possa essere attaccato con ordigni casalinghi…e poi il nome in inglese fa sempre trendy…La salma è tornata in Italia, il Sig. Napolitano, presidente della repubblica, ha reso omaggio al paladino della libertà caduto per la democrazia, mentre Mr. La Russa, ministro della difesa, ha annunciato che i militari italioti presenti nelle zone afghane saranno forniti di migliori equipaggiamenti…Ebbene, ci chiediamo una cosa…il camerata (si definiva "troppo di destra") Di Lisio da Campobasso era in medio oriente come volontario, a guadagnare -oltre il suo stipendio- circa 170 euro al giorno, quindi un bel gruzzoletto per i sei mesi che dura la missione…era quindi a fare il suo (merdosissimo) lavoro e li è morto…funerali di stato, pagine sui giornali e coccodrilli nei telegiornali…eppure anche in Italia si combatte una guerra, molto più sanguinosa, e i cui combattenti guadagnano molto meno rispetto ai burattini in divisa…stiamo ovviamente parlando della guerra del lavoro, che ogni giorno fa in media quattro morti, silenziosi e meno mediatizzabili (almeno che non siano tanti, tutti insieme e morti in maniera straziante…)…”caduti” che non meritano una lacrimuccia dall’infame Napolitano o chi per lui, morti che hanno meno dignità di un caporale, che per lavoro spara e uccide,  impugna un fucile, che fa parte di un apparato di morte.

Si fotta lo stato e la sua retorica!

Ogni giorno tanti lavoratori perdono la vita e gettano nel dramma intere famiglie, sogni si spezzano e si congelano in quell’istante in cui un’esistenza fugge via, magari dopo ore di straordinario che il bilancio familiare esigeva ma che il corpo non poteva sopportare…ma questi sono morti del capitale, ingranaggi sostituibili nella grande macchina del profitto, che in occidente uccide nelle fabbriche e nei cantieri, in medio oriente (come in Africa o in Sud America) utilizza come armi contro le popolazioni autoctone i vari Di Lisio, ufficialmente li per portare la pace (armata), in realtà catapultati in quegli scenari per contribuire ad asservire interi paesi ai bisogni di quelli "sviluppati".
No, noi non piangiamo un assassino che muore, porti la divisa dell’esercito, dei Carabinieri o quella anonima di mercenario (contractor per usare un altro termine trendy); noi non siamo e mai saremo dalla parte di chi opprime in nome di una bandiera o di fantomatici “valori” da esportare (leggi profitto)…non abbiamo paura a dire che non ce ne frega niente dei vari Di Lisio…dispiace per la sua famiglia, ma niente di più…Ci fa invece imbestialire che qualcuno debba spaccarsi la schiena in fabbrica o in un cantiere per tirare a campare, mentre la crisi –che è crisi del sistema neoliberista- morde alle gambe e i politicanti di ogni colore si sforzano di aiutare solo banche ed imprese, che poi non fanno altro che scaricare sui lavoratori gli oneri del “risanamento”.
Le aziende chiudono in Italia per riaprire in paesi dove il costo del lavoro e le tutele per i lavoratori sono minori, aumentando così i propri profitti a scapito di chi il lavoro lo perde ed esportando schiavitù, questa si. In pochi mesi la cassa integrazione straordinaria è aumentata di più del 300%, i posti di lavoro vanno in fumo, aumentano gli sfratti…e dovremmo star qui a piangere per un soldatino? Momenti eccezionali richiedono sforzi e soluzioni eccezionali: in Argentina l’autogestione operaia è una realtà, come in Germania (anche se i “liberi” media italici non ne parlano), mentre in Francia i lavoratori sequestrano manager e minano fabbriche.
In Italia siamo ancora agli albori della lotta, anestetizzati da un sindacato assistenzialista e colluso con il capitale, ma qualcosa si sta muovendo anche qui. A settembre la crisi si farà ancora più netta ed evidente, la tensione sociale salirà ancora e gli apparati dello stato non si faranno certo scrupoli a reprimere ogni forma di dissenso più o meno organizzata.
A fronte di ciò dobbiamo prepararci, e alla svelta, alle sfide che dovremo affrontare.

Per i piccoli uomini in divisa addetti alla lettura di questo blog: Ma non vi vergognate? MERDE!

Evjenij Vasil’ev Bazarov.

2 pensieri su “I poveri soldatini morti

  1. ..è davvero triste che per certa gente questi mercenari siano degli eroi..qualsiasi parola in piu sarebbe di troppo.
    Stretta di mano all’ autore del post…..

  2. MA QUALI “EROI” E MORTI DI NASSIRYA!
    AD OGNI OPERAIO AMMAZZATO SUL LAVORO DEDICHIAMO UNA VIA! (A)

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