Trento e Rovereto – Né retate né Alpini

Un fine settimana piuttosto movimentato.

Sabato sera, attorno alle 18,00, una trentina di compagni ha
occupato – smurando e aprendo l’ingresso principale – la Palazzina
Liberty, una villa all’interno del parco di fronte alla stazione dei
treni di Trento. Per quell’ora era stato pubblicizzato un concerto
contro il controllo sociale in un altro parco della città, dove alcuni
compagni comunicavano che l’iniziativa si sarebbe svolta alla Liberty
occupata e autogestita per quella sera.

Piazzato l’impianto sulla terrazza della palazzina, gli anarchici
hanno spiegato le ragioni dell’occupazione: riaprire uno spazio già
occupato da altri e sgomberato cinque anni fa e allo stesso tempo
creare un momento di lotta e di confronto contro il delirio securitario
e contro le continue retate ai danni degli immigrati che avvengono
proprio in quella piazza, che da anni autorità e benpensanti vorrebbero
normalizzare. Gli interventi in italiano e in francese sui CIE, le
espulsioni, il controllo poliziesco, la limitazione della libertà di
tutti hanno fatto avvicinare e discutere diversi immigrati. All’interno
della palazzina si è poi svolto un concerto hip-hop e hard-core. La
sala si è riempita (soprattutto di ragazzi ma anche di meno giovani), a
dimostrazione di come sia sentita in città l’esigenza di aprire spazi
di libertà.

Domenica mattina, a Rovereto, si è svolta la parata degli Alpini per
commemorare l’80° anniversario della sezione locale dell’ANA. Ma non è
stata una festa. Ignoti avevano vergato durante la notte parecchie
scritte sui muri contro la presenza degli Alpini in Afghanistan e nelle
città italiane, contro la militarizzazione dei territori. Coperte in
fretta e furia le scritte all’alba, le penne nere si sono viste
costrette a celebrare l’adunata con alzabandiera e frecce tricolori
davanti al loro monumento (eretto nel 1940, per la cronaca) che ancora
grondava vernice rossa. Raggiunto il corso principale della città, i
circa duecento vecchi e giovani guerrafondai hanno trovato prima tre
compagni che hanno lanciato fumogeni e calato uno striscione da una
torretta, poi, duecento metri più in là, una quindicina di altri
anarchici con striscioni, fumogeni, petardi, trombe e megafono su un
tetto della centralissima piazza Rosmini. Visibilmente nervosi, hanno
sfilato mentre al megafono veniva spiegato che qualche giorno prima gli
Alpini avevano pestato alcuni immigrati nel lager di corso Brunelleschi
a Torino con la complicità della Croce Rossa (anch’essa presente alla
sfilata). Dall’Afghanistan alle città italiane – questo il ragionamento
fatto – il ruolo degli Alpini è difendere gli interessi dei padroni,
preparandosi sempre di più alla guerra anche “in patria” (oggi contro
poveri e clandestini, domani contro intere popolazioni in rivolta). Non
poteva mancare, ovviamente, un riferimento alla base militare di
Mattarello.

Polizia, carabinieri, vigili urbani e finanzieri hanno brigato non
poco prima di identificare la ventina di compagni. Un quotidiano
titolava oggi “Agguato anarchico agli Alpini” (esagerati), parlando di
circa venti denunce (scontate).

compagni di Trento e Rovereto