Pistoia – Lettera di Alessandro dal carcere e Ricostruzione di Katiuscia

Lettera di Alessandro Della Malva dal carcere di Pistoia

14.10.09
Cari compagni,
per prima cosa vi dico che nonostante tutto sto bene.
Inizio a pensare, e lo denuncio pubblicamente, che il mio arresto l’11 ottobre sia una manovra per orientare anche il processo per la ronda proletaria antifascista di Massa del 25 luglio, che è iniziato a Massa il 9 ottobre (una coincidenza?)
Voglio ringraziare tutti voi che fin da subito siete scesi in piazza sotto la questura e anche tutti i compagni che in questi giorni si sono mobilitati e si mobiliteranno nei prossimi.
Voglio esprimere solidarietà ai compagni fermati e a quelli arrestati e in particolare voglio salutare i giovani compagni minorenni: compagni, non è con le montature giudiziarie e le intimidazioni che la borghesia può fermare la legittima organizzazione dei giovani e delle masse popolari contro la deriva reazionaria: con la mobilitazione, il protagonismo e il controllo popolare toglieremo ai fascisti l’agibilità politica che le istituzioni garantiscono loro, calpestando e oltraggiando la Costituzione.
Non escludo che le forze della repressione tenteranno di dividere il fronte antifascista: a vedere da come hanno gestito le operazioni dei fermi e degli arresti, probabilmente continueranno con manovre e provocazioni per dividere fra “buoni” e “cattivi”, tenteranno di gettare discredito e denigrare i compagni antifascisti. Dobbiamo rimanere uniti e rispondere compatti.
Infine voglio anche salutare tutti i miei compagni del P.CARC e rassicurarli: anche se costretto in carcere, sono idealmente lì con tutti voi a preparare il Secondo Congresso Nazionale.

Avanti compagni!
Trasformiamo questo attacco repressivo in mobilitazione antifascista e antirazzista!
10,100,1000 ronde popolari antifasciste e antirazziste.

2 – Ricostruzione di Katiuscia dei fatti del 10 e 14 ottobre
Ho pensato di scrivere ciò che è successo da domenica scorsa a Pistoia. So che sono cose già raccontate, ma penso sia utile scriverle così magari esce qualche elemento che avevo dimenticato.

11.10.09, giorno in cui la Digos di Pistoia ci ha “sequestrati”
Il giorno 11.10.09 io e Alessandro siamo arrivati a Pistoia per partecipare ad una riunione organizzativa mirata a cercare di far nascere, con l’appoggio di altre associazioni provenienti da diverse città toscane, un comitato contro le ronde. Siamo arrivati a Pistoia intorno alle 15.30 e ci siamo recati presso la gelateria Pare per mangiare un gelato…ci siamo stati una ventina di minuti. Siamo poi andati in macchina presso il parcheggio dell’ex Breda dove avevamo appuntamento alle 16.00 con le altre associazioni per recarci poi presso il circolo Primo maggio dove avrebbe avuto luogo la riunione. L’incontro era fissato presso l’ex Breda proprio perché nessuna delle persone che partecipava a questa riunione sapeva dove si trovava questo circolo prenotato precedentemente dai partecipanti pistoiesi. Intorno alle 16.30 ci siamo avviati verso il circolo con le macchine (salvo io e Alessandro che abbiamo lasciato lì la nostra e siamo stati portati al circolo da due compagni di Pistoia). Abbiamo formato un serpentone di sei macchine e nel giro di massimo 10 minuti siamo scesi davanti al circolo Primo maggio. Siamo subito entrati. All’interno c’erano tre signori sulla cinquantina gestori del centro. Vorrei sottolineare che la Digos non ha minimamente preso in considerazione di interrogare queste tre persone che potevano tranquillamente testimoniare la nostra presenza sul luogo. Verso le 16.50 abbiamo iniziato la riunione, passati circa 10 minuti si affacciano alla saletta dove stava prendendo luogo la riunione due persone che ci mostrano i distintivi e si qualificano come Digos. Ci chiedono i documenti senza dare spiegazioni se non dirci che era un “semplice riconoscimento”. Noi senza sospettare nulla abbiamo consegnato i documenti (in quel momento c’erano circa 20 persone che partecipavano alla riunione) e abbiamo continuato la riunione senza sospettare che da lì a due ore saremmo stati sequestrati in nome di un “semplice riconoscimento”. Dopo poco ci restituiscono i documenti come fosse tutto apposto. Verso le 19.00 concludiamo l’incontro e ci rechiamo verso la porta d’uscita per andare a casa. Appena usciamo dalla stanza ci viene incontro una ragazza che non aveva preso parte alla riunione e ci dice che non le avevano restituito i documenti in quanto sembrava ci fossero problemi nel riconoscimento a causa di un suo recente cambio di residenza.  A questo punto abbiamo deciso tutti e venti di attendere che a questa ragazza venissero restituiti i documenti per non lasciarla sola in attesa…abbiamo capito in seguito che questo era stato un espediente per permettere alla Digos di far arrivare rinforzi. Infatti nel giro di 10 minuti davanti al circolo c’erano almeno 7-8 tra macchine di servizio e macchine della Digos e antidroga. Passati appunto questi dieci minuti vengono restituiti i documenti alla ragazza e la Digos fa irruzione nel circolo impedendoci di uscire e dicendoci che avrebbero fatto una perquisizione dei locali (senza mandato) e dicendoci che se avessero trovato qualcosa nel circolo ne saremmo stati ritenuti direttamente responsabili. Hanno guardato ovunque più volte senza esito positivo per loro…non è stato trovato assolutamente niente di ciò che cercavano. Vorrei sottolineare che nonostante le nostre richieste nessuno ci ha voluto spiegare il perché di quanto stava succedendo né perché ci impedivano di tornarcene a casa. Fatta la perquisizione ci viene comunicato che saremmo stati portati tutti i questura per stilare i verbali di identificazione e che comunque non c’era nulla di preoccupante, era una semplice questione burocratica e nel giro di poco saremmo potuti tornare a casa. Ci caricano nelle macchine a tre a tre. Io, Alessandro e altri due ragazzi di Pistoia eravamo rimasti gli ultimi a dover essere portati via,  in questo momento mi è stato chiaro che dopo essersi resi conto dalle identificazioni fatte due ore prima che nel gruppo c’era Alessandro Della Malva, esponente di rilievo del P.CARC, qualcuno deve aver deciso che poteva essere l’ennesima occasione per perseguitare il compagno senza un valido motivo. Dico questo perché, come dicevo, eravamo in quattro a dover salire sulle due macchine rimaste e volevano far salire Alessandro su una vettura da solo e noi tre su un’altra. A questo punto ho chiesto se io ero in arresto e mi è stato risposto di no, per cui ho detto ai rappresentanti della Digos che se non ero in arresto sarei salita sulla macchina che volevo io altrimenti se volevano farmi salire sulla macchina che dicevano loro (e lasciare Alessandro su una macchina da solo) avrebbero dovuto arrestarmi. Il rappresentante della Digos a questo punto mi dice che non mi può arrestare in quel momento, per cui io monto in macchina con Alessandro e veniamo portati verso la questura. La conferma della sensazione che avevo avuto della volontà di isolare il compagno Alessandro è arrivata subito dopo aver messo piede in questura. Io e Alessandro, infatti, siamo stati portati al piano inferiore da soli e tutti gli altri compagni sono stati messi in una stanza insieme. A questo punto sono circa le h. 19.45 e ancora nessuno ci ha spiegato cos’era successo né perché ci trovassimo lì se non dirci che stavano stilando il verbale di identificazione. Veniamo a sapere dall’esterno (ci avevano lasciato i cellulari) che 6 compagni erano stati rilasciati. Passate circa 3 ore (siamo intorno alle h. 23.00) chiediamo che sta succedendo e se eravamo a questo punto in arresto o in stato di fermo e nuovamente ci dicono di no, ma che purtroppo avevano dei problemi con i pc. Alessandro a questo punto si alza e dice che se non è in arresto o in stato di fermo lui se ne sarebbe andato, ma viene fermato e gli viene impedito di uscire. A questo punto chiede di poter nominare un avvocato, ma anche questo all’inizio gli viene impedito in quanto gli viene detto che non ce n’era bisogno e non era previsto. Solo dopo ripetute insistenze si riesce a nominarlo. A questo punto siamo intorno alle h. 24.00 un personaggio dell’antidroga ci dice che saremmo stati portati al piano superiore dove “il grande capo”, cosi l’ha definito lui, ci avrebbe spiegato cosa stava succedendo. Appena arrivati davanti a questo “signore” è stato subito chiaro che non voleva spiegarci nulla, ma farci (in particolare ad Alessandro) un interrogatorio informale. Alessandro ha subito chiarito che se voleva spiegarci perché eravamo lì si poteva continuare la conversazione, altrimenti noi non avremmo risposto a nulla. Detto questo ovviamente la conversazione si è conclusa, abbiamo passato circa un’oretta seduti in quest’ufficio per poi essere ricondotti al piano inferiore. Siamo a questo punti intorno alle h. 2.00 di notte e da fuori via cellulare veniamo a conoscenza di cosa è realmente successo ossia l’assalto a una sede di Casapound che si trovava a circa 300 metri dal circolo in cui stavamo svolgendo la riunione. Apro una piccola parentesi per sottolineare che questa riunione faceva seguito ad altre due riunione avvenute in precedenza, una a Livorno e una a Firenze, ed era stata pubblicizzata ampliante nei giorni precedenti.
A questo punto veniamo messi insieme a tutti gli altri ragazzi, io e Alessandro realizziamo che eravamo stati gli unici isolati da tutto il gruppo e cominciamo a capire quale sarà l’epilogo di tutta questa montatura orchestrata ad arte per fermare Alessandro.
Rimaniamo insieme fino a circa le h. 4 del mattino, poi ci viene comunicato che saremmo stati interrogati e poi mandati a casa. Incominciano gli interrogatori, io posso riferire del mio. Appena entrata domando in che qualità vengo interrogata e mi viene riferito che sono interrogata come persona informata sui fatti. (fatti che se fosse stato per la Digos io non avrei ancora saputo quali fossero). Nonostante questo chiedo la possibilità di avere un avvocato (che sostava fuori dalla questura), ma mi viene negato in quanto in qualità di persona informata sui fatti non era prevista la presenza di un legale e cominciano le domande. Mi vengono chieste le generalità, gli orari in cui sono arrivata a Pistoia, con chi e con che mezzo e poi mi viene chiesto se avessi visto entrare o uscire gente dal circolo mentre ero sul posto. Nel momento in cui io nego di aver visto qualcuno vengo fermata perchè mi viene comunicato che non ero più informata sui fatti, ma fortemente sospettata di favoreggiamento, devastazione, saccheggio, ecc. dato che, mi è stato spiegato, abbiamo dato tutti e venti la stessa versione e questo non era  perché dicevamo la verità, ma perché ci eravamo accordati in precedenza su cosa dire. Faccio una piccola parentesi: ho saputo ieri dall’avvocato di Alessandro che, per tutto il tempo in cui siamo stati in questura, siamo stati sottoposti ad intercettazioni ambientali da cui non sarebbe emerso assolutamente niente, per cui le accuse che ci fanno sanno perfettamente che non hanno alcun fondamento se non una persecuzione politica contro gli antifascisti. Altro chiarimento per chi non fosse mai stato al circolo Primo maggio: questo circolo ha un’entrata che dà su un corridoio lungo circa 10 metri e una stanza sulla sinistra; è evidente e palese che se noi ci trovavamo (come hanno potuto verificare le forze dell’ ordine) nella stanza non avremmo mai potuto vedere entrare o uscire qualcuno.
Finito l’interrogatorio vengo ricondotta insieme agli altri ragazzi e ci viene ribadito che da lì a breve saremmo stati lasciati andare. A questo punto sale Alessandro e dopo circa mezz’ora arrivano 4 carabinieri, ci impongo di uscire alzando la voce e in malo modo. Io mi oppongo con forza e dico che senza Alessandro non sarei uscita dalla questura …e ancora nessuno ci dice che Alessandro è in stato di arresto, ma è comunque evidente dal loro comportamento che si vogliono liberare di noi prima che fossimo venuti a sapere dell’arresto. A questo punto mi squilla il cellulare: un compagno del P.CARC mi dice che Alessandro è stato arrestato e mi chiede di uscire. Io seguendo le sue indicazioni esco. Dopo circa dieci minuti vengo richiamata in questura e mi viene comunicato che Alessandro verrà portato al carcere S. Caterina di Pistoia. Questi sono i fatti avvenuti: ovviamente non ci sono tutti i particolari, ma credo basti per capire che si tratta di un teatrino montato ad arte.
Per quanto riguarda gli altri due compagni arrestati e in particolare di Elisabetta posso dire che lei stava molto male, è stata chiamata la guardia medica per visitarla: è stata chiamata moltissime volte, ma per molte ore non ha avuto il permesso di entrare in questura. Solo dopo svariate minacce di denuncia verso la guardia medica per rifiutato soccorso si sono degnati di farla visitare, senza però nessun esito: non le hanno nemmeno portato il farmaco di cui aveva bisogno per stare un po’ meglio.

14.10.09, giorno dell’interrogatorio del Gip
Oggi ha avuto luogo il primo interrogatorio con il Gip ad Alessandro, Elisabetta e Alessandro di Livorno. Noi abbiamo fatto un presidio e ovviamente siamo stati nuovamente identificati tutti. Dall’interrogatorio è emersa la volontà di incastrarlo cercando di mettergli in bocca cose da lui non dichiarate (vedi cambi di orari in cui sarebbe arrivato a Pistoia). Visto l’andazzo, Alessandro si è rifiutato di proseguire con l’interrogatorio. Io ho ottenuto un permesso permanente di visita e ieri l’ho potuto vedere. Il compagno sta bene sia fisicamente che psicologicamente, è tranquillo ed è cosciente che si tratta di una persecuzione politica contro gli antifascisti e in particolare contro il P.CARC. Mi ha detto che a questo punto più lo trattengono peggio è per loro quando verrà fuori la verità. Ha la percezione di cosa succede fuori perché ha la televisione e legge i giornali. Io per quanto ho potuto l’ho aggiornato su cosa i compagni stanno facendo per lui  all’esterno e di tutta la solidarietà che arriva da tutta Italia e dall’estero. Mi ha detto che in carcere è già diventato molto popolare e che è appoggiato, anzi ha già raccolto delle richieste di intervento (una volta uscito) per denunciare le condizioni dei detenuti in carcere. Non può ricevere al momento libri né vestiti, cose queste che agli altri non sono negate.
Vorrei sottolineare uno dei tanti fatti che dimostra che ci troviamo davanti a un processo politico: ieri mi hanno lasciato far visita ad Alessandro. Mi era stato spiegato dall’avvocato che fino alla convalida nessuno lo poteva vedere se non il suo avvocato, ma stranamente io ieri ho ottenuto il permesso. Non so, forse pensavano avessimo chissà cosa di compromettente da dirci, ma ne hanno ricavato qualche risata, qualche bacio e poco più…poveri loro. Anche da quello che sta uscendo dalle notizie Ansa si capisce che la carcerazione riguarderà solo Alessandro, mentre gli altri due compagni andranno ai domiciliari. Anche questo fa saltare agli occhi che si tratta di una persecuzione  mirata che poco ha a che fare con i fatti accaduti a Pistoia domenica.
Credo che per il momento sia tutto. Colgo l’occasione di dire a tutti che Alessandro vi saluta tutti e mi ha chiesto di riferirvi un messaggio che allego, vi manda a dire che è tranquillo e non vi dovete preoccupare per lui e che bisogna continuare con la mobilitazione Da parte mia ringrazio davvero tutti per l’appoggio continuo e l’aiuto che mi state dando con le vostre indicazioni per affrontare questa persecuzioni al meglio. Io da parte mia ce la sto mettendo tutta per muovermi nel modo giusto e più proficuo possibile. Sicuramente avrò fatto o detto qualche cavolata o avrò sbagliato qualcosa, ma col vostro appoggio sono sicura si riuscirà a volgere questa situazione a nostro favore. Grazie a tutti davvero.
Katiuscia

One thought on “Pistoia – Lettera di Alessandro dal carcere e Ricostruzione di Katiuscia

  1. massima solidarietà da napoli ai/alle compagn* pisotoies*
    un abbraccio ribelle

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