Torino – Massacrato dagli sbirri a San Salvario

da macerie:

18 settembre. Sono le tre di notte, quando la gente dei palazzi che
affacciano su Torino Esposizioni – in piena San Salvario "bene" – viene
svegliata da uno sgommare di pneumatici e poi da urla disperate. Sul
lato del parcheggio di Torino Esposizioni, nell’ombra, c’è qualcuno che
grida in una lingua straniera mentre dall’altra ci sono tre pattuglie
parcheggiate di fronte alle case. Intanto due poliziotti trattengono
sul selciato un ragazzo di colore mentre gli altri agenti lo massacrano
a manganellate e calci. Solo un agente non partecipa al pestaggio: sta
facendo il palo, si guarda in giro per essere sicuro che nessuno si
avvicini troppo alla scena. Ma il pestaggio dura troppo, la gente si
affaccia ai balconi e poi, dalle case, qualcuno urla agli agenti di
smetterla. Velocemente, i poliziotti trascinano il ragazzo dietro un
angolo, si sente ancora il rumore di qualche colpo e poi lo caricano in
macchina. Prima di andare via, un poliziotto scruta per terra, si
piega, tocca il selciato. Al mattino dopo, sul marciapiede, rimangono
ancora delle chiazze di sangue.

Poi c’è la stampa borghese:

LA STAMPA ON LINE: TORINO. Il procuratore Marcello Maddalena ha chiesto ieri mattina di acquisire informazioni sui fatti avvenuti in via Saluzzo 38 nella notte tra mercoledì e giovedì e riferiti da «La Stampa». Don Piero Gallo, il parroco di San Salvario che undici anni fa aveva denunciato la microcriminalità, l’immigrazione selvaggia e le tensioni tra gli abitanti del quartiere, ha riferito di aver assistito dalla sua finestra, quella notte, al pestaggio di un maghrebino in fuga dopo un tentato furto.

Era stato lo stesso don Gallo che, telefonando al 113, aveva contribuito a far catturare ladro, che era stato scoperto in un cassonetto della spazzatura. «Un carabiniere ha lottato con quell’uomo, nel frattempo è arrivata una seconda pattuglia e l’immigrato è finito a terra ammanettato», ha raccontato don Gallo. «A quel punto, il più possente dei carabinieri ha sferrato un calcio in faccia al giovane steso a terra. Per un po’ il maghrebino non si è più mosso e ho avuto paura che fosse morto. Poi, i militari hanno cominciato a scrollarlo finché l’hanno tirato su e, barcollante, l’hanno trascinato verso una delle auto».

Nel sacerdote quella inutile aggiunta di violenza ha suscitato un conflitto di coscienza: «Continuavo a dirmi che per fare qualcosa di positivo, avevo creato una situazione ingiusta. So, come sanno i vicini che hanno assistito alla scena, che carabinieri e poliziotti sono esposti a mille pericoli, che sono frustrati da norme inefficaci, che a volte sono derisi e persino picchiati dagli spacciatori. Ma a certe reazioni non si può arrivare…».

Dal parroco dei Santi Apostoli Pietro e Paolo ieri mattina sono andati due ufficiali dell’Arma che hanno preso a verbale la ricostruzione dei fatti. La relazione sarà inviata al pm Paolo Toso, titolare delle indagini, al quale sono già pervenuti i certificati medici con le prognosi accertate: 5 giorni per il militare che ha ingaggiato il corpo a corpo con il fuggiasco e 7 per l’arrestato per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Ieri, intanto, sulla vicenda sono arrivate alcune prese di posizione che giustificano la reazione del carabiniere.

E la parrocchia ha ricevuto alcune telefonate di insulti insieme con le espressioni di amicizia di chi ha considerato l’intera ricostruzione dei fatti, dalla telefonata al 113 in avanti. Il sindacato autonomo di polizia Sap ha scritto che «a quel che risulta dai rapporti ufficiali ad essere aggredito è stato il carabiniere che stava facendo il suo dovere cercando di assicurare alla giustizia un delinquente. E’ ora di finirla di guardare le pagliuzze negli occhi delle Forze dell’Ordine, sempre che queste pagliuzze esistano, dimenticandoci delle travi, cioè delle decine e decine di scippi, furti, rapine commessi dagli stranieri irregolari».

Ancora: «Il lavoro di poliziotti e carabinieri èimprobo, specie a Torino. Gli eccessi non sono mai giustificati, ma è evidente che il contrasto alla criminalità e la tutela della sicurezza non possono sempre essere fatti in guanti bianchi». Carlo Verra del Coordinamento dei comitati spontanei ieri è ritornato sulla recente proposta di «un protocollo d’intesa tra sindaco, questore, prefetto e magistratura per chiarire una volta per tutte le regole di intervento nelle zone calde e far sì che le forze dell’ordine non facciano più gli “osservatori Onu” ma riescano davvero a prevenire il crimine. Polizia e carabinieri devono avere più prestigio e autorità».

Ancora: «Con tutto il rispetto, don Gallo spara sulla Croce Rossa». L’europarlamentare della Lega Mario Borghezio, a sostegno della richiesta dei comitati, afferma «la necessità di «stabilire nuove regole d’ingaggio. In tutta Europa sta emergendo l’urgenza di ricorrere alla mano pesante per ristabilire la legalità. Che non significa tirare il collo a qualcuno, ma chiarezza nelle norme di intervento. E’ diventato indispensabile che la magistratura si esprima perché tra le forze dell’ordine si fa strada una disaffezione diffusa per un lavoro non riconosciuto, pagato male e mal tutelato».

E un notorio sindacato di figli di troia:

Giorni fa, don Piero Gallo, prete impegnato nel sociale a Torino, ha denunciato un presunto atto di violenza gratuita nei confronti di un immigrato nordafricano ad opera dei Carabinieri, nel noto e problematico quartiere di San Salvario, episodio di cui sarebbe stato testimone.

Il nordafricano tentava di sfuggire all’arresto, dopo un tentato furto, quando è stato immobilizzato e ammanettato. A quel punto uno dei carabinieri lo avrebbe calciato senza ragione particolare.

Tanto per avere un’idea di quali risultati possa aver prodotto tale "gratuita violenza", basti dire che mentre uno dei Carabinieri ha una prognosi di 5 giorni, il nordafricano ne avrà 7: una ben minima differenza!

Quindi, assolutamente condivisibile la presa di posizione durissima da parte del Sindacato Autonomo di Polizia (il SAP):

[…]

…a quel che risulta dai rapporti ufficiali ad essere aggredito è stato il carabiniere che stava facendo il suo dovere cercando di assicurare alla giustizia un delinquente. E’ ora di finirla di guardare le pagliuzze negli occhi delle Forze dell’Ordine, sempre che queste pagliuzze esistano, dimenticandoci delle travi, cioè delle decine e decine di scippi, furti, rapine commessi dagli stranieri irregolari». Ancora: «Il lavoro di poliziotti e carabinieri è improbo, specie a Torino. Gli eccessi non sono mai giustificati, ma è evidente che il contrasto alla criminalità e la tutela della sicurezza non possono sempre essere fatti in guanti bianchi». […]