[Pi] Contro la società nucleare rilanciamo la lotta e la solidarietà

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MERCOLEDI’ 29 OTTOBRE

Ore 9 presenza al tribunale di Pisa, via Cavour n°57

Ore 11 presidio presso il dipartimento di Ingegneria Meccanica
Nucleare e della Produzione, Via Diotisalvi 2, zona Stazione San
Rossore

CONTRO LA SOCIETA’ NUCLEARE RILANCIAMO LA LOTTA E LA SOLIDARIETA’

In passato le inchieste per 270 bis dispensate dalle varie procure,
hanno dimostrato l’intenzione di rendere ufficiale, duraturo e
permanente l’apparato di controllo nei confronti delle realtà radicali;
in questi ultimi anni le accuse di “associazione sovversiva” si stanno
traducendo in lunghe carcerazioni preventive e anni di misure
restrittive, come firme e sorveglianza speciale.
L’interesse dell’azione repressiva sembra concentrarsi su contesti in
cui le lotte si fanno riproducibili, solidali, dove nascono lotte e si
sviluppano idee, dove anche situazioni specifiche possono diventare
parte di qualcosa di più ampio. Con l’evidente volontà di disgregare le
realtà conflittuali, rendono di fatto difficoltoso, e talvolta
impossibile, portare avanti i propri progetti, soprattutto collettivi e
di movimento.
Annichilire, recuperare, gestire, mistificare le lotte, cercare di
spezzare in queste ogni radicalità e ogni pratica che voglia partire e
rimanere dal basso.
Tramite mirate operazioni di polizia, vengono applicati pesanti
provvedimenti repressivi alle e ai militanti, partendo esclusivamente
da un giudizio politico sulla loro collocazione e identità,
riformulando a proprio piacimento le accuse prima di qualsiasi
eventuale seguito processuale.
Tutto ciò che sta avvenendo, e allo stesso tempo si sta sperimentando,
non è certo una semplice casualità. E’ il frutto di una
riorganizzazione e di un adeguamento, da parte del potere, nel
tentativo di consolidare il nuovo ordine mondiale, recuperando o
arginando dove possibile, annientando ogni focolaio di conflittualità.

Sono anni che le situazioni ecologiste anarchiche toscane,
soprattutto pisane, sono sotto pesante attacco da parte della procura
di Firenze che, seguendo le linee del Ministero degli Interni, ha
imbastito sei inchieste per associazione sovversiva con finalità di
terrorismo. Senza contare le precedenti cadute nel vuoto.
L’ultima in ordine di tempo è l’operazione “Ardesia” che ha colpito i
compagni e le compagne della sede anarchica di Via del Cuore: dodici
richieste di arresto per associazione sovversiva, quattro accolte, due
verso compagni già in carcere con l’accusa di rapina.
L’attività delle componenti ecologiste e anarchiche sul territorio
toscano si è concentrata su una serie di iniziative volte a denunciare
e contrastare ogni forma di nocività: sia quelle presenti sul
territorio, come inceneritori e rigassificatori, sia in opposizione a
questioni come la vivisezione e lo sfruttamento animale, la
psichiatrizzazione, le biotecnologie; anche attraverso la realizzazione
di “Terra Selvaggia”, pagine anticivilizzatrici e di altre
pubblicazioni, dando un senso di priorità a determinati argomenti
all’interno di una prospettiva di liberazione da ogni logica di
dominio, per uno stravolgimento dell’esistente, nella sua totalità.

Le pratiche e i contenuti radicali delle lotte, sono tanto più forti
quando (o quanto) sono capaci di tessere rapporti di solidarietà, che
in tempi di repressione possono determinarne la continuità; solidarietà
indirizzata verso prigionieri rivoluzionari e pratiche di lotta fuori
dai canali prefissati dal potere.

Il 29 ottobre comincia il processo per l’inchiesta “Gruppi di Affinità”.
Dopo due anni di carcere, arresti domiciliari e altre misure
restrittive, l’accusa principale di associazione sovversiva è caduta in
fase preliminare. Otto compagni e compagne di Via del Cuore e del
Silvestre sono stati comunque rinviati a giudizio per i due reati
specifici: un sabotaggio contro un traliccio di alta tensione della
Terna, rivendicato contro la ripresa del nucleare, e un attacco verso
un’agenzia interinale, rivendicato in ricordo di Carlo Giuliani,
entrambi con l’aggravante di eversione.

In questa occasione, dove vengono messi sotto processo le lotte, le
compagne e i compagni, vogliamo ribadire che i veri progetti di terrore
sono il ritorno di vecchi strumenti di morte e sfruttamento come le
centrali nucleari, e le nuove appendici del dominio
scientifico-economico-politico: biotecnologie e nanotecnologie.

Dalle scorie stoccate in tutto il territorio, dalle centrali
disattivate con annessi centri urbani fantasma, come un’esalazione
mortifera risorge lo spettro del nucleare, evocato nei palazzi del
potere politico, economico e scientifico.
Con freddezza e avidità, tra la noncuranza di una popolazione
rassegnata a subire, governo, aziende e centri di ricerca gettano le
basi per il ritorno alla tecnologia nucleare in Italia.
Il bagaglio di nocività con cui bussa alle nostre porte è tristemente
noto: parte dalle miniere di uranio per riversarsi nelle discariche, si
manifesta con la militarizzazione dei territori interessati e con il
segreto di Stato su eventuali “incidenti di percorso”, passando per la
complicità dei consumi da cui la nostra società è dipendente.
E sono proprio i consumi (e i costumi) che mantengono in vita questo
sistema a necessitare del nucleare: la massiccia produzione
industriale, l’onnipotenza della merce, il torpore indotto dalla
tecnologia, nutrono la macchina economica-politica di cui siamo tutti
ingranaggi, una macchina che per continuare a questo regime, dopo aver
fagocitato ogni risorsa naturale, necessita di nuova linfa.
Non sappiamo se il nucleare sarà economicamente più conveniente di gas,
carbone o petrolio, e non ci interessa: ci stiamo autodistruggendo e
uno sconto sui veleni potrà solo accelerare questo processo.
Provano a convincere la popolazione dicendo che siamo già circondati da
centrali nucleari, omettendo che a Tricastin, a pochi chilometri dal
confine con la Francia, si sono verificati 4 incidenti nell’arco di un
mese.
Ma non vogliamo basare la nostra critica sull’allarmismo, di emergenze
e allarmi si nutre già questo sistema, ed è proprio per l’emergenza
energetica che si progetta il ritorno al nucleare. Siamo contro il
nucleare perché insieme a biotecnologie e nanotecnologie rappresenta
l’ennesimo sotterfugio per prolungare l’agonia di un sistema in crisi.
Un sistema che si nutre dello sfruttamento di tutto ciò a cui può
accedere, che sacrifica forme viventi e la stessa sopravvivenza del
pianeta sull’altare del progresso economico, il cui imperativo non sarà
mai la terrorizzante armonia ma il feroce dominio.

Complici di questo modello di dominio sono gruppi come Enel, Sogin o
Ansaldo, laboratori di ricerca e politecnici come quelli di Milano e
Torino, le università di Piacenza, Roma e Pisa, che lavorano
congiuntamente riunite in un consorzio interuniversitario per la
ricerca scientifica e tecnologica nucleare: il CIRTEN con sede a Pisa.

Non proponiamo alternative al nucleare né guardiamo alle fonti
rinnovabili, poiché saranno utili esclusivamente al rinnovo di questo
modello di civiltà.
Le soluzioni non vanno cercate all’interno di questo contesto
mortifero, ma altrove. In un’opposizione al nucleare che non sia solo
contro questa tecnologia, ma che guardi verso un cambiamento sociale,
per uno stravolgimento dell’attuale sistema di dominio.

MERCOLEDI’ 29 OTTOBRE

Ore 9 presenza al tribunale di Pisa, via Cavour n°57

Ore 11 presidio presso il dipartimento di Ingegneria Meccanica
Nucleare e della Produzione, Via Diotisalvi 2, zona Stazione San
Rossore

Anarchiche e Anarchici di Via Del Cuore, Coalizione Contro Ogni Nocività, Il Silvestre, Individualità Ribelli di Pietrasanta