Comunicato di Daniele Casalini dal carcere di Alessandria

COMUNICATO DI DANIELE

E’ passata una ventina di mesi da quando, il 12 giugno 2007, durante
una camminata su per i sentieri delle alpi Apuane insieme a Francesco,
siamo stati fermati da alcuni automi in borghese con tanto di pistole
in pugno che, dopo averci informati che eravamo accusati di aver
rapinato un ufficio postale qualche ora prima, ci hanno arrestati. Col
passare del dei mesi comincia ad intravedersi la reale sostanza di
questa inchiesta quando passa tutto nelle mani della super procura
fiorentina che nel gennaio 2008 ordina una serie di perquisizioni in
Toscana con la scusa di cercare una pistola che sarebbe stata usata
nella rapina. La farsa si rivela definitivamente per quello che è nel
maggio 2008 quando il P.M. titolare dell’inchiesta, tale Giuseppina
Mione, rispolvera il 270 bis (nemmeno troppo impolverato) chiedendo il
carcere per 12 tra compagne e compagni vicine/i al circolo anarchico
ecologista di Via del cuore a Pisa. Il P.M. sostiene che la rapina
sarebbe stata finalizzata al finanziamento di un’associazione
sovversiva con finalità di terrorismo. Il G.I.P. emette 4 ordinanze di
custodia cautelare in carcere (per me, Francesco, Leo e Paola). A fine
gennaio 2009 le indagini vengono chiuse, 13 risultano essere le
compagne e i compagni indagate/i, a tutte/i viene contestato il 270
bis, a me, Francesco, Leo e Paola di essere coinvolti a vario titolo
nella rapina, inoltre a me e Francesco ci contestano anche la
ricettazione di una moto che sarebbe stata usata per compiere la
rapina. Ad oggi io e Francesco siamo in carcere, Paola  dopo più di 8
mesi tra carcere e domiciliari ha la firma tre volte la settimana e Leo
risulta irreperibile.
Questo per fare una breve ricostruzione dei fatti.

Non
mi interessa in questa occasione dilungarmi su quel che gli automi
spioni hanno scritto nei loro fogli, tantomeno intendo lanciarmi in una
difesa dalle accuse che mi vengono mosse, aggrappandomi a concetti che
non mi appartengono come quello di innocenza/colpevolezza. I termini
propri dei tribunali, dei salotti democratici e delle gogne mediatiche
li lascio a chi giudica le persone sulla base del codice penale che,
come qualsiasi codice e leggi imposte da uno stato, non è che uno
strumento finalizzato ad organizzare gerarchicamente la società, a
mantenere l’assetto politico-economico-sociale, a tutelare gli
interessi di pochi e ad assicurare una condizione di sottomissione e
sfruttamento alla maggior parte della popolazione. Evito quindi di
fornire qualsiasi tipo di elemento utile a far maturare, sia pur
inconsciamente, un giudizio basato su codici e leggi che lo stato ci
impone. Piuttosto credo che sia più importante focalizzare l’attenzione
sulla manovra repressiva che va al di là di questa specifica inchiesta
ma di cui, questa inchiesta, è sicuramente parte.
Sono anni che
assistiamo al susseguirsi di inchieste per 270 bis che vedono
coinvolte/i compagne e compagni che frequentano il circolo anarchico
ecologista di Via del cuore a Pisa. Inchieste che indiscutibilmente
vanno ad inserirsi all’interno di un’unica manovra tesa a porre fine
all’esperienza del circolo di Via del cuore e così sradicare una realtà
di critica radicale dal territorio. Stessa cosa è successa e sta
succedendo nei confronti di altre realtà di critica radicale non solo
in Italia.
Perché ovunque magistrati, sbirri e tutti gli altri
servitori del potere vorrebbero che di fronte ad un’esistenza squallida
fatta di sottomissione, alienazione e sfruttamento, di fronte ad una
realtà caratterizzata dall’oppressione di pochi su molti, dallo
sfruttamento e il dominio dell’essere umano sull’essere umano, sugli
altri animali e sulla terra, da devastazioni perpetrate in nome del
denaro, per il mantenimento ed il progresso della civiltà
tecno-industriale, di fronte a tutte le odiose ed infami peculiarità
dei singoli stati, ecco vorrebbero che di fronte a tutto questo
volgessimo lo sguardo altrove invece di tenerlo fisso su coloro che
tutto questo generano e da questa miseria generalizzata traggono
giovamento.
Vorrebbero che la paura di perdere quella che si affannano chiamare “libertà” ci facesse abbassare la testa, ci immobilizzasse.
Vorrebbero
che di fronte alla prospettiva di vedere gabbie e catene più o meno
astratte (leggi, codici e regole imposte dagli stati) trasformate in
gabbie, sbarre e catene ben più concrete (come sono quelle di un
carcere) ci rassegnassimo ad accettare tutto quello che ci impongono,
imparassimo ad amare le catene e le gabbie che quotidianamente
stringono i nostri polsi e rinchiudono i nostri pensieri, e
rinunciassimo così a lottare per la libertà di ogni essere vivente. La
libertà vera! Non la loro.
Nella società galera la libertà viene
negata, è sostituita da quelle ridicole possibilità democratiche che
vengono concesse. Si tratta di briciole che per il fatto stesso di
essere concesse da qualcuno, possono in ogni momento essere negate, ma
soprattutto le briciole non sfamano, anzi, prolungano l’agonia e in più
rendono servili e dipendenti. Contrattare sulla quantità o chiederne di
più grosse è una pratica triste e degradante.
Riappropriamoci delle
nostre esistenze, della nostra libertà e di tutto quello che da troppo
tempo ci è stato tolto! Un abbraccio alle compagne e i compagni
indagate/i, a Francesco, a Paola e a Leo, a coloro che con i metodi che
più ritengono opportuni lottano per la libertà di ogni essere vivente.

Con la testa alta e lo sguardo ben fisso
Saluti ribelli
Daniele


Questo comunicato risale a qualche settimana fa, per ritardi con la posta lo pubblichiamo solo adesso.
Ad oggi Paola non ha più alcuna restrizione e Daniele è stato trasferito nel carcere di Alessandria.
Ricordiamo gli indirizzi:

DANIELE CASALINI                                                                    FRANCESCO GIOIA
Via Casale 50/a                                                                        Via Lamaccio
15040 san Michele Alessandria                                                  67039 Sulmona (AQ)

Rinnoviamo l’invito ad esprimere la propria solidarietà, anche per
capire se persistono, per quanto riguarda Daniele, problemi con la
posta (sempre avuti nella sua detenzione a Parma, anche dopo la revoca
della censura)


Per quanto riguarda il processo “gruppi di affinità”, per il quale è
imputato anche Daniele, mercoledì 29 aprile ci sarà la penultima
udienza e mercoledì 27 maggio ci sarà la sentenza.

Ribadiamo la nostra solidarietà, appoggio e vicinanza a Daniele, Leo e Francesco

LIBERTA’ PER DANIELE E FRANCESCO!
SOLIDALI CON LEO NELLA SUA CORSA PER LA LIBERTA’!

Anarchiche e anarchici di via del cuore