Firenze: Carcere di Sollicciano detenuto si cuce bocca

Da Indy Napoli:

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Firenze: ancora proteste a Sollicciano e detenuto si cuce bocca

Coriere della Sera, 26 agosto 2009

La protesta nel carcere fiorentino è cominciata il 18 agosto scorso
per l’eccessivo sovraffollamento. Un detenuto che voleva essere
rimpatriato si è cucito la bocca.
Continua la protesta, nel carcere di Sollicciano a Firenze, dove i
detenuti battono oggetti sulle sbarre delle celle per denunciare le
condizioni in cui sono costretti a vivere. Lo rende noto il garante dei
detenuti del Comune di Firenze, Franco Corleone, che si è recato nella
struttura per fare il punto della situazione con il direttore Oreste
Cacurri. La protesta nel carcere fiorentino è cominciata il 18 agosto
scorso per l’eccessivo sovraffollamento e per la gestione complessiva
dei posti nelle case circondariali in Toscana che viene definita, come
riferisce Corleone, "demenziale". "Ieri – informa il garante – a
Sollicciano c’erano 955 detenuti più sette bambini a fronte di una
capienza di 500. Per domani pomeriggio è previsto un incontro con una
folta rappresentanza dei detenuti che hanno preparato un documento nel
quale elencano le loro richieste".
Un primo incontro tra detenuti e direzione c’è stato il 19 agosto
scorso e, dopo la visita, Corleone ha esposto, al telefono, la
situazione al vice capo vicario del Dipartimento dell’amministrazione
penitenziaria (Dap) Emilio Di Somma. "Se non ci saranno a breve
risposte positive – ha detto Corleone – non lascerò soli i detenuti e
mi impegnerò coinvolgendo associazioni e società civile, parlando col
sindaco di Firenze Matteo Renzi e con l’assessore regionale Enrico
Rossi".
A Solliciano, informa Corleone, i detenuti sono reclusi in tre, in
celle da un posto e in sei in celle da tre. Oltre il 65% è composto da
stranieri spesso senza risorse. Nel documento i detenuti chiedono di
porre il limite alle presenze a 550-600 posti e anche un incontro con i
giornalisti. Intanto è migliorata la questione del vitto e dell’igiene
personale. Ai detenuti non danno più pane ammuffito (questo fatto ha
originato la protesta), vengono loro consegnati i gelati e possono fare
la doccia anche la domenica. Tra le richieste anche estendere almeno a
due turni (da uno solo come è ora) l’utilizzo del campo sportivo.
"La questione del sovraffollamento è paradossale – aggiunge Corleone –
perché a soli 100 metri da Sollicciano, c’è il Gozzini, o Solliccianino
per la custodia attenuata che è semivuoto. Ci sono 40 posti liberi, con
due posti a cella sarebbero 80. C’è poi l’ottava sezione di
Sollicciano, quella per i tossicodipendenti, dove ci sono altri 40
posti liberi. Inoltre il femminile di Empoli ha liberi altri 50 posti,
ci sono liberi 20 posti a Massa Marittima e ci sono spazi nella casa di
reclusione della Gorgona e nel penitenziario Forte San Giacomo a Porto
Azzurro sull’isola d’Elba. Hanno ragione i detenuti a dire che
l’utilizzo delle strutture in Regione Toscana è demenziale".
Riguardo alla presenza nelle carceri dei tossicodipendenti, per
Corleone dovrebbe avere applicazione la norma per il loro affidamento
speciale, con programmi alternativi e in particolare, l’ingresso in
comunità specializzate. "Così facendo – conclude il garante – in tutta
Italia si libererebbero 20 mila posti. Solo a Firenze 200".
Per protesta contro il mancato rimpatrio, un detenuto si è cucito
materialmente la bocca e così ha ottenuto quanto per legge gli
spettava. L’episodio, accaduto nei giorni scorsi nel carcere di
Sollicciano a Firenze, è stato reso noto dal garante della carceri del
Comune di Firenze Franco Corleone. Al detenuto, marocchino – ha
spiegato il garante – restavano due anni da espiare ma la sua richiesta
di rimpatrio non veniva accolta; così ha deciso di protestare cucendosi
la bocca. Solo a questo punto la magistratura ha accolto la richiesta.
Dopo essere stato medicato, per il marocchino sono cominciate le
pratiche per tornare in Marocco. "Questo episodio drammatico – afferma
Corleone – mette in luce una questione troppo trascurata. Sono molti in
Italia i detenuti stranieri che potrebbero usufruire della norma di
legge che prevede la possibilità del rientro in patria come misura
alternativa quando mancano loro da scontare due anni. È urgente un
monitoraggio per capire quanti sono questi casi".