Fatti di Pistoia, resoconto della terza udienza

Dal sito del MAL:

Si è tenuta nella giornata di stamani la terza
udienza del processo che vede coinvolti 7 imputati, di cui quattro
livornesi, per l’irruzione nel circolo Agogè-CasaPound di Pistoia,
avvenuto l’11 ottobre 2009. In questa terza riunione sono stati
ascoltati alcuni testimoni dell’accusa, quattro tra ispettori di
polizia e dirigenti digos che quel giorno hanno condotto le prime
indagini, M. D., consigliere del circolo Agogè, e due dei sette
accusati.


Riconoscimenti farsa.
Il processo si è aperto con la fase dei riconoscimenti.  Ad indicare i
presunti colpevoli M. D., esponente del circolo Agogè – Casapound e
l’altro testimone dell’accusa, M. L. proprietario della pizzeria
adiacente il circolo Agogè – Casapound. Il confronto si sarebbe dovuto
svolgere all’americana, ovvero mischiando gli accusati con delle
persone somiglianti. Ma è stato palesemente una farsa. In primis perché
M. D., essendo parte civile nel processo, ha potuto fin dalla prima
udienza accedere ai fascicoli coi riconoscimenti fotografici, avendo
quindi il tempo per memorizzare gli accusati. Tecnicamente poi, ci sono
state diverse mancanze. Le persone che hanno affiancato gli accusati (i
presunti “sosia”) erano poliziotti e per di più di Pistoia, quindi
persone note in un città piccola e per soggetti come M. D. e M. L.,
impegnati in politica e frequentatori dello stadio. Ai poliziotti è
stato perfino permesso di mantenere i propri cellulari e quindi la
possibilità di comunicare con l’esterno. Avevano poi caratteristiche
palesemente differenti dagli accusati per età (dai 40 ai 50 anni!), per
corporatura e segni particolari (uno stempiato, un altro con la barba
bianca!). In un caso però è bastato invertire un accusato e un
poliziotto (di 50 anni) che si prestava a fare da somigliante per far
confondere gli accusatori che non hanno saputo dare una precisa
risposta.  Nel caso dell’unica donna coinvolta invece, dove gli
affiancamenti sono stati fatti in maniera più idonea, gli accusatori
non hanno saputo riconoscere  l’imputata. Ogni commento è superfluo.


I testimoni dell’accusa, una contraddizione dietro l’altra.
E’ stata poi la volta della deposizione di M. L., gestore della
pizzeria che ha sede accanto a Casapound e del suo aiutante M. R.. Sono
loro, insieme al M. D. di Casapound, i testi principali dell’accusa. La
loro deposizione, timorosa, confusa e piena zeppa di contraddizioni, e
che ha rivelato l’inconsistenza dei tanto attesi  riconoscimenti 
visivi, getta una pesante ombra sull’operato di chi ha condotto le
indagini. E’ risultato evidente a tutti che entrambi i pizzaioli sono
entrati a far parte di un gioco più grande di loro, nel quale sono
co-responsabili delle detenzione di sette persone estranee ai fatti  e
verso il quale dovranno fare i conti con la propria coscienza. Senza
rievocare tutto il dibattimento occorre qui sottolineare le madornali
contraddizioni tra i due colleghi di lavoro. Entrambi dichiarano che
quel pomeriggio erano intenti a trasportare un oggetto pesante lungo la
strada del circolo Agogè (per M. L. è una stufa, per M. R. una
lavatrice!) e che sono stati distratti dalla corsa (“fuga”) di un
gruppo di circa 20-25 persone che arrivava alle loro spalle. Pensando
che fosse successo qualcosa nei pressi del circolo e ricevuta la
conferma dopo una telefonata (della moglie di M. L., impegnata in quel
momento nella pizzeria), M. L. dice che si sono precipitati verso il
medesimo abbandonando la stufa-lavatrice sul marciapiede mentre M. R.
afferma che hanno portato l’oggetto a destinazione e solo dopo si sono
incamminati verso il circolo e la pizzeria. E qui è emerso uno dei
particolari più interessanti della giornata odierna. M. L. dichiara di
tornare verso la pizzeria (accanto al circolo) per assicurarsi dello
stato della moglie, che nel frattempo sta medicando un taglio al M. D..
Dichiara di non rivolgersi in nessun modo alla persona ferita e di
prendere subito il motorino (con M. R.) per fare un giro nei dintorni e
tentare di individuare i responsabili. In precedenza interrogato sui
rapporti con Casapound, M. L. dichiara di non avere rapporti, se non di
considerare alcuni di loro clienti della pizzeria. M. R. al contrario
ricorda che entrambi si sono rivolti al M. D. mentre questi era in fase
di medicazione, di essersi informati tramite lui sull’accaduto e di
essere penetrati all’interno del circolo di Casapound per valutare i
danni. Un approccio umanamente comprensibile visto l’accaduto o c’era
una conoscenza pregressa? M. R. non ha dubbi e svela candidamente che
esistono dei rapporti tra Casapound e M. L., che è solito mandare i
figli a giocare a “calcino” (biliardino) nel circolo di Casapound.
Rivelazione pesante, che conferma la poca attendibilità del test M. L.
e i suoi rapporti pregressi con Casapound. Comica alla luce della
rivelazione del M. R., la precedente affermazione di M. L. circa il
possesso della tessera della CGIL e della sua ipotetica vicinanza “al
rosso”. E’ quanto meno difficile pensare che una persona di sinistra
mandi a giocare i figli in una sede fascista. A imparare cosa, il
saluto romano?


M. L. amico di Casapound. Anche
oggi 1+1 fa due? In ogni caso, deve essere stato un brutto colpo la
rivelazione del collega pizzaiolo circa i suoi rapporti taciuti con
Casapound. Del resto, in fase di interrogatorio, il tentativo di
occultare questo rapporto, ha sfiorato più volte il paradosso, come
nella situazione, già citata, in cui di fronte a M. D. lievemente
ferito a un braccio, M. L. dichiara di non rivolgergli la parola e di
non chiedergli niente circa l’accaduto. Una circostanza umanamente
insostenibile. M. L., decisamente abbacchiato a fine interrogatorio,
come consolazione ha ricevuto la pacca sulla spalla dal capo della
Digos. Uno dei tanti particolari che riempiono di stranezze queste
giornate di dibattimento. La presenza ossessiva di Digos e Polizia,
oggi visibilmente agitati e turbati dalla scarsa credibilità dei
testimoni, rivela un clima inusuale, nel quale probabilmente
l’imbarazzo per aver montato su degli innocenti pesanti e insostenibili
accuse, comincia a emergere, tradendo evidenti nervosismi.  


Da testimoni della difesa a indagati.
E’ forse anche per questa svolta, infelice per l’accusa, che alcuni dei
restanti testimoni della difesa, le cui deposizioni sono state
rimandate all’8 marzo, sono stati informati di essere indagati. Ora che
l’estraneità ai fatti dei primi 7 accusati sta emergendo, insieme
all’inconsistenza dei test dell’accusa e al sempre più inquietante
ruolo degli investigatori pistoiesi, si toglie ai test della difesa la
possibilità di fornire ulteriori materiali che confermino la verità
sostenuta dal principio dagli accusati.

Le deposizioni degli indagati
I
due indagati interrogati nella seduta odierna, Elisabetta Cipolli e
Alessandro Orfano. hanno inizialmente descritto, in modo coerente e
lineare, gli spostamenti e le attività che hanno svolto nella giornata
dell’11 ottobre 2009. Il dibattimento è proseguito poi con le domande
dell’avvocato di parte civile, del pubblico ministero e dell’avvocato
della difesa: i due hanno risposto a tutte le interrogazioni,
dimostrandosi, al contrario dei testimoni dell’accusa, spontanei e
naturali, senza mai cadere in contraddizione. Nel corso delle
deposizioni è stato illustrato il carattere dell’assemblea dell’11
ottobre al circolo primo maggio a cui parteciparono gli indagati:  si
trattava di una fase preparatoria in vista di un nascente coordinamento
regionale che aveva il fine specifico di denunciare
l’incostituzionalità della legge sulle ronde, di recente approvazione.
È emerso dunque chiaramente che l’assemblea non aveva niente a che
vedere con il circolo Casa Pound Agogè o con la presenza di militanti
neofascisti sul territorio pistoiese. La  nostra impressione è stata
che, dopo la deposizione dei due imputati, tutti i presenti, dal
giudice al pubblico, abbiano ascoltato per la prima volta la verità.
Alla
fine dell’udienza, alla luce degli elementi emersi, gli avvocati della
difesa hanno chiesto nuovamente la liberazione degli imputati. Il
collegio giudicante deciderà entro 5 giorni.

One thought on “Fatti di Pistoia, resoconto della terza udienza

  1. ma l avete visto il processo o vi siete confusi co una fiction tv? siete bellissimi 😀 comunque vi consiglio di mettervi a scrivere romanzi la fantasia certo non vi manca

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