“Finalità investigative” queste le ermetiche motivazioni, che tutto spiegano senza nulla spiegare, fornite da Rinaudo e Paladino riguardo la decisione di bloccare i colloqui dei compagni e familiari con Chiara, Mattia, Claudio e Niccolò. Del resto la procura, fino alla conclusione delle indagini preliminari può fare e disfare a proprio piacimento riguardo la concessione dei colloqui, senza neanche fornire una precisa motivazione. Non si sa quindi oltre al perché neanche quanto durerà questa sospensione che isola i 4 compagni dal mondo esterno.
Oggi intanto in un palazzo di giustizia blindato, dentro come fuori, da celerini ed agenti in borghese (che a quanto pare presidiavano con particolare attenzione le tante toilettes), si sono svolti gli interrogatori dei quattro compagni che ripetendo quanto accaduto durate gli interrogatori di convalida si sono rifiutati di rispondere.
Prima ancora che gli interrogatori terminassero l’edizione online de La Stampa riportava già la decisione dei Pm di richiedere il giudizio immediato, e saltare dunque a piè pari l’udienza preliminare, per tentare di iniziare il dibattimento già in tarda primavera o al limite agli inizi dell’estate. Sempre sul sito internet de La Stampa si poteva poi leggere nel corso del pomeriggio, di come anche la stazione di Porta Nuova fosse presidiata da celerini e digossini per prevenire possibili iniziative in solidarietà con Chiara, Claudio, Mattia e Nico. Un nutrito numero di agenti antisommosa, a quanto sembra affollava l’atrio della stazione insieme a molti uomini in borghese dall’aria più o meno distratta e con una radiotrasmittente nella tasca dela giacca. Particolare attenzione era riservata ai binari da cui dovevano partire i Frecciarossa e alla Sala riservata ai clienti dei treni ad alta velocità.
La delusione della sbirraglia di non aver acciuffato nessuno si dev’esser poi tramutata in aperto rancore alla notizia che qualcuno, ben lontano dal Palazzo di giustizia e dalla stazione di Porta Nuova, si era affacciato con cassonetti, striscioni e cavi d’acciaio a bloccare la rotonda che congiunge corso Principe Oddone, via Cecchi e corso Vigevano. Alcune scritte fatte sui pannelli attorno alla rotonda spiegavano come di fronte al blocco dei colloqui deciso dai Pm qualcuno fosse deciso invece a bloccare tutto, partendo proprio da questo importante snodo stradale.
In alcuni tratti il traffico sembrava addirittura ancora rallentato un paio d’ore dopo quando alcuni solidali si sono diretti verso il carcere delle Vallette per salutare i quattro compagni prima di un ormai probabile ed imminente trasferimento. Qui petardoni ed urla hanno rotto un po’ il silenzio prima nei pressi della sezione femminile dove si trova Chiara e poi davanti al blocco D, dove sono rinchiusi Claudio, Mattia e Nico.
Mentre, dopo un’abbondante mezz’ora i solidali stavano ormai andando via, arrivano di gran corsa alcuni blindati e alcune auto della digos. Scesi dai furgoni i celerini inseguono allora i compagni lungo le vie del quartiere riuscendo infine a fermarli nei pressi di una fermata del tram. Dopo averli circondati bloccando le rotaie del tram con uomini e furgoni, le forze dell’ordine provvedono poi a identificare i fermati. Dopo un’ora e mezzo, il fermo finalmente finisce e termina così una giornata molto lunga in cui ai blocchi dei colloqui decisi dalla procura qualcuno ha scelto di rispondere bloccando un piccolo pezzo di città.
Una pratica che è auspicabile continui anche nei prossimi giorni lungo le strade e i binari anche di altre città.