Maurizio Alfieri trasferito di nuovo a Spoleto
Con un telegramma Maurizio ci ha avvisato che il 4 marzo è stato trasferito di nuovo nel carcere di Spoleto, e qui sottoposto ancora al regime di isolamento.
Gli avevano presentato il trasferimento nel carcerce di Ferrara come una tappa di avvicinamento a un carcere della Lombardia, cioè vicino a dove vivono i suoi famigliari. E invece ancora Spoleto e ancora isolamento. Forse non a caso questo trasferimento (il sesto per lui in un anno e mezzo…) è arrivato qualche giorno prima dell’annunciato presidio di solidarietà con i compagni in AS2, con Maurizio e con tutti i prigionieri del carcere di Ferrara. Forse non è un caso che l’isolamento arrivi a un mese della mobilitazione dei detenuti, che proprio nelle sezioni del carcere di Spoleto aveva avuto una delle maggiori partecipazioni.
“V.V.B. Sempre a testa alta”, conclude come al solito Maurizio.
Cosa aggiungere? Che la solidarietà non ci rimanga in tasca.
Per scrivergli:
Maurizio Alfieri
via Maiano 10
06049 Spoleto (Perugia)
Poco prima di essere trasferito, Maurizio ha mandato una lettera aperta alla madre di Riccardo Rasman, ragazzo di Trieste ammazzato in casa dagli sbirri. Eccola.
Lettera aperta di Maurizio Alfieri alla madre di Riccardo Rasman
Dolcissima e cara mamma,
desidero iniziare questa mia lettera dicendo che per me scrivere è un’emozione, come se lo stessi facendo con la mia amata e adorata mamma che ho perso due anni fa e che rivivo in tutte le mamme che hanno avuto il dolore di aver visto i propri figli/e strappati al loro amore e affetto.
Questa lettera dovrà essere letta soprattutto da chi chiama legge i propri crimini, ma anche e soprattutto da tutte le persone, perché devono sapere di cosa sono capaci di permettere nei tribunali. Ho saputo poco fa che il giorno 8 febbraio eri in tribunale a Trieste per portare la tua solidarietà a me e che sei la mamma del povero Riccardo ucciso da sgherri assoldati da uno Stato criminale, che avvocati infami servitori dello Stato hanno insultato la sua memoria e il tuo cuore.
Sono commosso per aver saputo che a Trieste una dolce e cara mamma era vicina a me, perché porto ed esprimo il mio dolore a tutte voi e mi unisco al vostro dolore, e con questo trovo la linfa e il nettare per lottare sempre al fianco di tutte voi insieme a tutti/e i nostri/e compagni/e e saremo sempre l’ombra delle loro sporche coscienze.
Ho sentito che avvocati infami al processo hanno detto che tuo figlio non merita un indennizzo perché non aveva un reddito! Per forza un figlio, un fratello e chiunque non abbia una fonte di reddito ha diritto ad essere ucciso! Siamo un peso per la società?
Non voglio più dilungarmi su avvocati capaci di dire questo, esseri così ignobili e indegni non devono permettersi di insultare una mamma a cui hanno ucciso un figlio. Se quei poliziotti non lo schiacciavano e non lo soffocavano uccidendolo, oggi questa madre avrebbe suo figlio, e avvocati così infami non avrebbero un lavoro, ma solo un’occupazione nei vespasiani…
A tutti i disoccupati, tutti i cassintegrati, a tutti/e coloro che non hanno e non trovano un lavoro, a tutti/e i compagni/e e solidali, vi invito a mettere anima e corpo per lottare contro questi crimini, contro chi ci vorrebbe indifferenti, distaccati, inebetiti, timorosi, noi urliamo la nostra rabbia e diciamo che non ci gireremo mai dall’altra parte e che saremo sempre vicini/e a tutte le care mamme che hanno perso i/le loro figli/e e che non saranno mai sole e in tribunale ci saremo anche noi al loro fianco (sempre).
Cara e dolce mamma, in tutto ciò in cui credo c’è stato anche tuo figlio, in tutte le mie lotte ci sono tutte le mamme come te.
Oggi aver saputo che in quel tribunale, in quell’aula c’eri anche tu, e non eri sola, tuo figlio era con te e con tutti/e noi, e non sarai mai sola, che lo sappiano avvocati, infami e chicchessia.
Un bacio, dolce mamma.
T.V.B. Maurizio