Lecce – Attenzioni poliziesche
Nei due mesi appena trascorsi molti compagni salentini hanno visto recapitarsi una serie di denunce quasi tutte riconducibili alle iniziative di contestazione contro il convegno di CasaPound in provincia di Lecce dello scorso 5 e 6 settembre 2014. Convegno che ha anche ospitato Borghezio per la Lega Nord e Adriana Poli Bortone, ex sindaco di Lecce in quota Pdl ed in seguito esponente di Fratellid’Italia-An.
Del resto, la Procura leccese aveva prontamente minacciato “provvedimenti contro gli antagonisti” all’indomani dell’indignazione mediatica e perbenista per il corteo autorganizzato del 6 settembre, e relative scritte e manifesti i cui contenuti non si limitavano al solo campo “antifascista” ma spaziavano fra le tante tematiche affrontate negli ultimi anni in città – dalla solidarietà ai compagni detenuti, al dissenso per i progetti di scempio ambientale, alla contestazione dei marò…
In totale sono una quarantina i denunciati, e le querele sono sapientemente miscelate un po’ fra tutti, divise in sei procedure e per molti reiterate.
Sono stati sanzionati:
– la contestazione a Otranto (Lecce) della onlus Sol.id (facciata “solidaristica” di CasaPound) presente il 27 agosto 2014 ad una iniziativa “culturale”;
– la comparsa di manifesti ritenuti offensivi nei confronti di una consigliera provinciale del Pdl-Fi che spesso ha appoggiato le iniziative dei fasci leccesi;
– lo scontro con un gruppo di fascisti avvenuto nella notte del 4 settembre, per il quale quattro compagni sono accusati di “rissa aggravata” e dal 16 febbraio 2015 sottoposti all’obbligo di dimora nel proprio comune di residenza;
– un’occupazione dei binari nella stazione di Lecce che ha ritardato di mezz’ora la partenza di un treno Freccia Argento il 5 settembre;
– il corteo del suddetto 6 settembre ed un altro del precedente 25 aprile a Lecce;
– rispolverata poi una procedura risalente a tre anni fa per l’opposizione ad un corteo cittadino di Forza Nuova avvenuto il 15 dicembre 2012 e per la contestazione di una manifestazione a favore dei marò Latorre e Girone del 12 aprile 2013.
I reati notificati sono: manifestazioni non autorizzate, porto in luogo pubblico di bastoni e caschi (“strumenti atti ad offendere”), getto pericoloso di cose, danneggiamento aggravato, resistenza, violenza e oltraggio a pubblico ufficiale, lesioni aggravate, vilipendio del governo e delle forze armate, istigazione a delinquere, turbativa del servizio ferroviario.
Infine, da quotidiani locali si è saputo che ci sarebbe anche un procedimento a carico di ignoti per minacce telefoniche nei confronti della titolare di un B&B cittadino in cui alloggiavano alcuni dei fascisti.
Niente di sorprendente, in realtà: si sa che lo Stato non può tollerare percorsi di autorganizzazione…
Alcuni denunciati
Di seguito i testi di volantini distribuiti il 7 febbraio 2015 durante un presidio in piazza:
Si stava meglio quando si stava svegli.
Il ritorno del fascismo? Ma va!
Certo è disturbante e fastidioso dover interrompere la monotonia quotidiana con argomenti così inopportuni e pesanti…
Ma potete stare tranquilli signori, c’è ancora abbondante offerta di distrazioni per dimenticarsi, ancora una volta, che quel passato non è passato mai e che i fascisti, mai ben pasciuti come ora, stanno provando a trovare casa nel vuoto pneumatico della politica italiana.
Una casa, anzi, ce l’hanno già: è CasaPound, cartello di neofascisti anche disposti, secondo necessità, a negare pubblicamente i propri fetidi ideali, pur di stare in piedi. Una casa dalle porte aperte a quelle formazioni di estrema destra che, già dagli anni ’90, prosperavano al di la delle alpi, e si alleavano nei soliti precetti razzisti, identitari e suprematisti, con gli accenti particolari di un odio anti-islamico talmente acceso da coincidere con l’isterismo. Erano gli anni in cui la Lega Nord entrava nel governo italiano con Berlusconi.
Ne sono stati fatti di progressi se oggi la Lega, dismessi i verdi panni celoduristi di bossiana memoria, può puntare ad accreditarsi come maggiore oppositore delle politiche governative cercando consensi anche laddove, fino a ieri, aveva distribuito insulti a piene mani. Semplicemente basterà rifiutare l’etichetta di estremisti, dimenticare di aver espresso certi raffinati giudizi in merito ai meridionali, sbandierare i diffusi stereotipi di disprezzo verso la casta, per arrivare all’obiettivo: un sistema in cui le pulsioni più aggressive e autoritarie diventino leggi dello Stato.
Che l’obiettivo valga qualche sacrificio lo ha capito anche un cervello rinsecchito come quello di Mario Borghezio che, dopo essersi accuratamente consultato con intelligenze al pari suo, ha voluto omaggiare della sua attenzione (quale onore..) proprio noi poveri terroni salentini!
Si è, dunque, preoccupato di sollevare in sede europea la problematica questione della malattia degli ulivi leccesi. Anche gli ulivi, affondanti possenti radici nel sacro suolo nazionale, gli saranno sembrati virili tronchi fascisti, minacciati – poverini! – dalla Xylella, parassita extracomunitario e per giunta di genere femminile!
Chissà se l’amore per gli ulivi non gli sia nato proprio durante il soggiorno leccese dello scorso settembre. Questo non è dato saperlo. Quello che invece si sa è che proprio in quei giorni molti che hanno in odio il fascismo si sono attivati a contrasto di queste sporche presenze. Fra le altre cose, in città ha avuto luogo un corteo molto partecipato in cui sono stati ribaditi i principi irrinunciabili di ogni antifascismo che è pure lotta contro un sistema sociale fondato sulla supremazia del denaro, sull’esclusione del non conforme, sulla subordinazione, sull’arroganza della morale religiosa.
Eppure in quei giorni la presenza dei fascisti e la calda accoglienza a loro riservata da parte di alcuni politici locali non ha sortito alcun moto di sdegno nei placidi leccesi, indignati invece per “le intemperanze” dei manifestanti. Continua a dormire sonni tranquilli, Lecce.
Oggi a pochi mesi di distanza la Procura presenta il conto per quel corteo. Accusano di aver manifestato senza preavvisare la questura. Di non aver dichiarato preventivamente di quali argomenti si sarebbe parlato al megafono (che manifestanti smemorati… eppure quest’obbligo è in vigore nello stato italiano – immutato – sin dal Regio Decreto che lo sancì nel 1931!!), di essersi muniti di caschi e altre amenità del genere.
Niente di straordinario: punire gli insubordinati è compito di ogni stato, in dittatura come in democrazia. Ciò che è straordinario è il tenace immobilismo e l’indifferenza di questa società di indolenti.
Intanto i fascisti aggrediscono indisturbati in tutta Italia (i fatti di Cremona sono solo gli ultimi in ordine di tempo) e i loro rappresentanti politici contano pure di sfilare… oops, marciare su Roma alla fine di questo mese. Forse è ora di svegliarsi?
Xylella F.
È troppo tardi per stare calmi.
Le indagini preliminari sono terminate, i verbali consegnati, l’addomesticata opinione pubblica sapientemente manipolata: immaginiamo ci sia aria di compiacimento nei corridoi della questura. La punizione agli antifascisti è servita, a suon di denunce.
Denunce per chi, in un pomeriggio di fine estate, contestava l’“ambigua” onlus Sol.id di CasaPound nella turistica cittadina ottantina; per chi smascherava pubblicamente i collaborazionisti istituzionali dei fascisti, come la consigliera Simona Manca che nella sua miseria intellettuale, non rivendicava neanche la propria identità politica, e querelava i “fastidiosi diffamatori”; per chi, in concomitanza della convention dei fascisti di CasaPound, bloccava un treno con l’intento di portare all’attenzione di una città sonnacchiosa e apatica il fatto che loschi figuri, propagatori di ogni risma di discriminazione, si riunivano a pochi chilometri da lì.
E denunce per quei “violenti terroristi” che, in un sacro pomeriggio di shopping, si permettevano di prendersi le vie del centro per ribadire a chiare lettere che fascismo e fascisti non sono graditi in città come in nessun altro luogo.
Ecco completato, forse, il quadro repressivo alla lotta antifascista leccese. Tutto questo condito dagli scribacchini di professione, sistematicamente pilotati dalla questura al servizio dei poteri borghesi. Le tragicomiche ed infamanti ricostruzioni dei media locali hanno dirottato le attenzioni dell’opinione pubblica sull’indecorosità di qualche scritta sui muri e sul presunto sgomento creato da qualche petardo durante il corteo del 6 settembre 2014.
Noi rifiutiamo il silenzio di fronte alle sempre più frequenti e violente aggressioni squadriste ai danni di chiunque rifugga i loro schemi mentali, di fronte alla mentalità razzista che progressivamente si fa strada tra la bigotteria e il populismo propri delle masse che vedono nell’immigrato l’unica causa dei suoi mali, di fronte all’alleanza istituzionale che CasaPound e la Lega Nord di Salvini hanno stipulato con l’intento di far prendere al paese una deriva ancora più autoritaria e xenofoba.
Non solo riconosciamo la pericolosità di questi fenomeni ma li combattiamo, quotidianamente, in prima persona. Rifiutiamo ogni forma di imposizione statale ed autoritaria, l’assoggettamento dell’individuo al mercato capitalista, ogni forma di delega che priva l’individuo della possibilità di autodeterminarsi, ogni forma di sfruttamento dell’uomo e dell’esistente. In poche parole, rifiutiamo qualsiasi principio fascista. Crediamo nell’autolegittimazione dell’individuo e della società, nei liberi rapporti sociali non mediati da istituzioni, all’interno di una società libera.
Siamo coscienti che è solo con la lotta autorganizzata e determinata che possiamo opporci concretamente all’oppressione di questo sistema e al fascismo, onde per cui quell’aria di compiacimento che immaginiamo esserci nei corridoi della questura ha ragione di svanire nel nulla. Noi non ci fermiamo!
Binario 68 occupato