2 luglio 2012, 25 persone vengono arrestate nelle diverse parti di Salonicco, con l’accusa di appartenenza ad una organizzazione criminale e altri pesanti reati.
Vengono trattenuti nelle celle di detenzione provvisoria di GADTH (sede centrale della polizia di Salonicco) fino all’interrogatorio, dopodiché vengono lasciati liberi. Durante la loro detenzione viene scoperto che l’accusa principale si fonda solo sulle intercettazioni telefoniche che, dopo le costruzioni della polizia, diventano le basi da cui presumibilmente scaturirono gli atti illegali e la partecipazione organizzata degli imputati agli stessi.
A dispetto di tutte le sue particolarità, che riguardano l’interno del movimento anarchico/antiautoritario, questo caso presenta anche una dimensione sperimentale per i meccanismi repressivi. E’ la prima volta che gli anarchici vengono perseguiti in base alle telefonate come l’unica prova. Questa tattica, che si basa sulla vaghezza intenzionale dell’articolo 187 del codice penale, detto anche “Legge antiterrorismo”, è già stata utilizzata molte volte in casi irrilevanti per il movimento anarchico.
In questo modo si sta tentando di creare un precedente in cui gli individui e le situazioni (molte volte senza nessi rilevanti tra i due) vengono raggruppati nelle organizzazioni criminali, allo scopo di facilitare il compito repressivo. Nel caso specifico le implicazioni per la maggior parte degli imputati sono piccole, ma non per tutti.
Il 10 aprile 2013 il compagno Spiros Stratoulis riceve, dai servizi penitenziari di Larissa, un mandato di comparizione davanti al procuratore incaricato il giorno 23 aprile, accusato nel caso menzionato, nell’ambito della convocazione di secondo grado per le persone che compaiono nell’accusa. Durante la procedura non è stato rilasciato e da allora si trova in custodia preventiva nell’attesa del processo.
La situazione di Spiros Stratoulis in questo specifico caso ha una particolare importanza soprattutto a causa delle conseguenze che scaturiscono dalla sua detenzione. Trovandosi già in carcere e il fatto che ha altre accuse a carico lo pongono nella posizione del sequestro giuridico, dato che ottiene molto spesso la libera uscita, ma allo stesso tempo gli viene negato il rilascio su cauzione. In pratica questo significa che rimarrà in carcere altri tre anni e mezzo, fino a quando non sconterà la massima pena prevista, che è di 25 anni.
Nello stesso tempo il sequestro giuridico del compagno è significativo per un altro motivo molto importante. La sua implicazione in questo specifico caso è una chiara espressione della vendetta dei meccanismi repressivi verso tutti coloro che non si piegano alle loro prigioni. Il fatto che Spiros non è stato “corretto”, dopo aver trascorso 22 anni rinchiuso nelle celle democratiche, periodo che egli ha trascorse lottando e subendone le conseguenze, è sufficiente per renderlo bersaglio dei meccanismi repressivi e continuamente sospetto ai vari servizi della polizia.
A partire dal 11 novembre il compagno Spiros Stratoulis ha iniziato lo sciopero della fame chiedendo la fine di queste persecuzioni di vendetta.
Noi siamo solidali con la sua battaglia e gli staremo vicini fino alla vittoria.
Non un solo compagno nella mani dello Stato.
Fine immediata delle sue persecuzioni.
Rete di prigionieri anarchici – Domokos – Koridallos – Corfù