Indonesia: “Alcuni pensieri sulla FAI/FRI”. Scritto di Eat

Alcuni anni fa mentre ero dietro le sbarre a causa di un’azione politica, due “anarchici” europei che non avevo mai incontrato prima vennero a visitarmi. Mi dissero che condividevano le stesse idee per l’azione che avevo fatto. Ma una cosa sembrava infastidirli e da qualche tempo ora che sono “libero”, ho capito da alcune delle mie corrispondenze con individualità del cosiddetto “movimento anarchico e attivista dal locale all’internazionale”, che l’idea di chiamare FAI una cellula è una grande questione.

Una cosa che questi due europei mi chiesero fu perchè avevo “etichettato” la cellula dell’attacco. Risposi loro con una semplice logica: è stata etichettata come Federazione Anarchica Informale perché condividevamo le stesse idee di attacco sporadico e la critica dell’organizzazione che viene dall’anarchismo insurrezionalista.

E’ stata una scelta consapevole di identificare la rivolta, sia individuale che collettiva, contro la macchina del controllo. E’ stato un gesto di solidarietà ad ogni anarchico prigioniero nel mondo e soprattutto al nostro caro amico [Luciano Tortuga] che era ricoverato per un fallito attacco esplosivo ad una banca e per il quale era rimasto gravemente ferito. La FAI è anche una manifestazione dell’idea dell’attacco sporadico e della critica generale alla specializzazione dell’attacco – come le organizzazioni terroriste professionali e le vecchie gerarchie marxiste-leniniste e l’avanguardia della lotta armata. Non si tratta necessariamente di lotta armata, ma più di mezzi per armarci contro la macchina.

La domanda posta da questi due europei veniva fuori da una critica dell’organizzazione stessa: il nominare un attacco con una sorta di organizzazione invisibile e in questo caso era la FAI/FRI. Comunque, cercai brevemente di spiegargli che io penso sia una logica molto semplice per ogni individualità che ha la passione per portare guerra al sistema capitalista. Non ho mai incontrato o corrisposto con la FAI prima di aver fatto l’azione, ma ho capito molto bene le idee che ci stanno dietro. E per me, la nostra azione è stata anche una forma di comunicazione tra individualità, soprattutto anarchiche, in senso globale. E cosi è stato, infatti ero molto contento quando leggevo e sentivo di tante azioni solidali fatte per il mio caso e non ho interesse che ciò sia stato solo un progetto della FAI/FRI, ma che sia stato una miccia, una prova per la nostra teoria e la formula d’azione e organizzazione. La FAI/FRI per me è stata un punto d’icontro globale, come molti prigionieri membri della CCF hanno datto più volte e io condivido le loro idee. Perché il sentimento di potenza, autonomia e passione di andare avanti nel senso dialettico delle parole è molto chiaro. Non devi avere le capacità di creare bombe o molotov, hai solo bisogno di desiderare l’attacco, di screditare il sistema che continua a farci sentire impotenti nelle nostre vite quotidiane. E significa distruggere alcune parti del controllo sistematico nelle nostre vite.

Io sono stato uno di quei “pazzi” che ha catturato il fuoco e sono stato felice quando esso non è morto ma anzi è cresciuto sempre di più in altri progetti, come la Green Nemesis [1]. Quanti anarchici consapevoli hanno sognato di non fare solo tremare i potenti ma di farli ritirare dalla prima linea anche solo per poco?

Ma la triste notizia della solita argomentazione ideologica riguardo al sociale e all’individuale ha continuato a farmi mettere in discussione l’intera idea di movimento. Ero consapevole quando sono stato arrestato e accusato che la mia azione era una sorta di minaccia per l’agenda del movimento sociale e dei loro congressi, dei quali avevo fatto parte molto attiva in passato.

La stupidità del movimento quando non considera l’urgenza dell’attacco e che la prigionia sarà sempre la conseguenza logica per chi ha il desiderio di distruggere il sistema. Lo stato e il capitalismo hanno grandi armi e soldati armati, antisommossa, ma se si compara come un migliaio di persone che protestano per chiedere stipendi più alti non è pericoloso per il potere, rispetto a quelle individualità che “bruciano” solamente alcune delle loro piccole proprietà, dichiarando che non saranno più sottomesse, e mostrano al potere che non rispondiamo più al suo solito linghuaggio di controllo.

La FAI/FRI è forse solo un nome per delle individualità che condividono certe idee, ma è anche un’esperienza in azione e organizzazione e non una forma di feticismo. Non ci sono individualità o gruppi che monopolizzano le idee, perché il dialogo e il dibattito è ancora in corso. L’azione non si è mai fermata. Ma i movimenti sociali adesso che posizioni hanno verso questi ribelli “reietti”? Ho sentito che il divario va aumentando. Piuttosto che dialogare, molti cosiddetti “attivisti” dei movimenti sociali che ho conosciuto scelgono di restare zitti e creare distanza, spaventati di essere associati ad azioni illegali. Ma cosa sono queste logiche per gli anarchici? O per chi ha detto di aver letto la dialettica di Hegel o forse ciò che il loro dio Karl Marx ha detto riguardo al porre la teoria nell’azione?

Non sappiamo bene tutti che il potere non si farà indietro solo perché il nostro movimento diventa più ampio? Ho vissuto decenni di pratiche del movimento sociale anarchico che non vanno da nessuna parte.

Anche nel cosiddetto terzo mondo, molti degli anarchici che conosco sentono solo la correttezza politica quando i loro compagni occidentali hanno fatto la stessa cosa. Ma gli attacchi contro il sistema avvengono ogni giorno. Questi non vengono fatti con intenzioni politiche o apolitiche, vengono fatti per sopravvivere, o per molti fatti; ogni anarchico consapevole dovrebbe sapere che il capitalismo è crisi. Hanno sigillato queste questioni nella forma di “imprigionare i criminali che non si adattano alla loro logica” e sono un’attuale realtà della loro contraddizione. Non capisco perché questo è cosi difficile da capire. Se solo perché essere anarchico significa diventare ipocriticamente una persona “buona o decente”, solo per impressionare la società che le idee anarchiche sono dopo tutto la migliore opzione?

Se è cosi, allora forse gli anarchici oggi dovrebbero rileggere i loro predecessori che hanno scritto le loro storie con cosi tanta contraddizione contro la società, i loro principi individuali che superano il tempo.

Anche di questi signori barbuti io non condivido alcune teorie, ma molti di loro che hanno sostenuto l’azione nella storia della civilizzazione hanno detto la stessa cosa: gli anarchici sono sempre contro la società attuale che è organizzata dallo stato e dal capitalismo.

Chi lo capisce meglio: un ladro prigioniero da molto tempo che passa la maggior parte della sua vita in carcere, consapevole del fatto che la sua vita quotidiana significa guerra costante contro ciò che è parte del sistema che vuole lui, la sua famiglia, i suoi cari, o chiunque morto di fame o nel sonno al freddo per strada; quelli che stanno quasi morti in ospedale solo perché non hanno l’assicurazione sanitaria o il denaro per pagare la sanità privata; o l’anarchico che si sveglia per andare all’ufficio o all’università?

Non si tratta davvero della FAI/FRI. Si tratta di voi, autodefiniti anarchici che dovreste chiedervi: Si tratta davvero di chiamare o identificare la rivolta di ciascuno contro il controllo sistematico? O lo stiamo usando giusto come immagine, rappresentazione, e non vero desiderio di “elevare la nostra grande anime… al fine di portare una stella danzante nel mondo?“

Io sono stato coinvolto solo nell’aver bruciato la proprietà di una banca e di avere collocato li undici comunicati, e la reazione del governo è stata isterica. Non siamo stati più di tre. Cosa accadrebbe se le centinaia di sporadici “pazzi/e” creassero i propri progetti simili di attacco rivoluzionario contro il sistema? Quali sono le possibilità?

Ma no. Non lo vedo accadere perché ho ricevuto continuamente calci in culo da molti degli autodefiniti anarchici che non vogliono questo. E’ il caso degli autodefiniti marxisti che vogliono solo avere le loro carriere accademiche. Suppongo che tutti noi dimentichiamo la frase che si diceva alcuni decenni fa “che la teoria ritrovi la pratica”.

Come può un insegnante che insegna ideologia marxista e non fa altro nella vita oltre al proseguire la sua carriera accademica – deludente – proclamarsi marxista? O un anarchico che non ha gli attributi di dire ai suoi compagni che è in disaccordo e che quel disaccordo significa anche metterlo in pratica.

La Federazione Anarchica Informale è una negazione coerente di questo duraturo silenzio e del vicolo cieco ideologico. Non avete bisogno della FAI e la FAI non ha bisogno di voi. Perché la vostra vita è la vostra vita e noi non saremo mai lì per fermare chi vi dice di inchinarvi ogni singolo giorno.

La FAI è un forte rumore di terrore per quelli che restano zitti come un gregge di agnelli e per chi lo pascola.

Eat

Eat è un egoista-nichilista del Borneo che è stato imprigionato nel 2011 per aver preso parte all’incendio di un bancomat rivendicato come Long Live Luciano Tortuga Cell – FAI Indonesia. Eat adesso è libero, insieme al suo compagno Billy, anche lui arrestato per l’attacco.

[1] Il Progetto Green Nemesis, nuovo progetto dell’internazionale nera degli anarchici d’azione, della FAI/FRI, del Fronte di Liberazione della Terra e del Fronte di Liberazione Animale.

La prima azione di Green Nemesis, un sabotaggio-ricatto a Coca-Cola e Nestle avvenuto in Grecia, ha provocato perdite per miliardi di euro alle due multinazionali. Le due aziende hanno confermato l’impatto dell’azione senza comunicare mai nulla sulle perdite economiche causate del ricatto. L’azione ha causato il ritiro di merci dai negozi e dalle attività durante il periodo natalizio.

 

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