10 marzo 2010. Lambros Foundas, membro di Lotta Rivoluzionaria viene ucciso dai proiettili di uno sbirro a Dafni, durante un’azione preparatoria dell’organizzazione. Quattro anni più tardi l’azione politica proposta da Lambros Foundas e dalla Lotta Rivoluzionaria in cui agiva, è ancora più attuale, la scelta della lotta e della strategia dell’azione ancora più necessaria. Quattro anni più tardi e le condizioni di vita di milioni di persone stanno diventando sempre più misere nel nome della salvezza di un sistema politico-economico, che sta sprofondando sempre di più nella crisi. Quattro anni fa il compagno Lambros Foundas ha dato la sua vita per un tentativo politico di non trasformare la decadenza in un modo di vita, di non sacrificare le persone per la salvezza del sistema. Ha dato la vita per un tentativo politico il cui scopo finale era gettare il cadavere del capitalismo, e con esso anche lo Stato, nella spazzatura della storia. Ha dato la vita per aprire l’unica via per un completo superamento della crisi, per aprire la strada alla liberazione sociale, alla Rivoluzione Sociale. Questo è una cosa per cui vale combattere, e anche morire.
Lambros Foundas vive e sempre vivrà per tutti quelli che la rivoluzione rimane una prospettiva viva. Lui vive e sempre vivrà come questa figura rivoluzionaria che incarna i sogni dei rivoluzionari di oggi in ogni angolo del pianeta.
Lui vive e vivrà come un simbolo e come un faro della rivoluzione.
L’autorità ha sempre investito nella coltivazione e nello sfruttamento degli istinti più bassi dei suoi soggetti, per sterminare i rivoluzionari e gli oppositori politici. Lo stato greco ha una ricca tradizione in questo campo. Le taglie e le ricompense per lo sterminio dei combattenti di ELAS (Esercito Popolare Greco di Liberazione durante la seconda guerra mondiale) e dei guerriglieri dell’Esercito Democratico era un fenomeno ordinario. Nella guerra civile nella battaglia di propaganda del regime contro i suoi nemici politici, furono perseguitati come dei “comuni rapinatori”. E le ricompense per ogni testa tagliata di una guerriglia, che vari nazionalisti portavano, erano all’ordine del giorno.
Nonostante le differente condizioni dell’epoca odierna, il terrore dell’autorità attuale, che scuoia il popolo greco per nutrire le cornacchie del élite internazionale di fronte alla prospettiva dell’inizio di una nuova guerriglia che farà saltare i loro piani in aria, li fa ricorrere a dei squallidi e volgari metodi di taglie e caccia alle teste, cercando di svegliare gli istinti più spregevoli in ogni sorta di sostenitori dell’autorità.
E’ sottinteso che i meccanismi oppressivi tendono verso questo tipo di mosse, portate dal corso storico e politico delle persone, e nel nostro caso è un fattore particolarmente determinante il fatto che abbiamo rivendicato la responsabilità politica per la nostra partecipazione nella Lotta Rivoluzionaria. Il particolare peso politico dell’azione, la risonanza della Lotta Rivoluzionaria, la rivendicazione della responsabilità politica, l’atteggiamento politico dopo i nostri arresti e il nostro atteggiamento nell’aula del tribunale dove abbiamo difeso tutte le azioni dell’organizzazione, nonché la nostra ferma posizione che la lotta armata è un fattore molto importante per promuovere la Rivoluzione sociale, specialmente nelle condizioni in cui viviamo oggi, sono fattori che pesano sul tormento del meccanismo di Stato per trovare il modo per arrestarci.
La taglia di per sé e senza che nessuno aggiunga alcunché, rivela la dimensione tradizionale dell’azione armata nell’epoca odierna, in cui il sistema capitalista è entrato nella più profonda e lunga crisi della sua storia, è stato screditato nelle coscienze delle persone e la sensibile stabilità politica non si basa più sul consenso ma bensì sul ricatto, sulla paura e sulla cruda violenza. I governanti sanno che l’azione armata ha la forza di scuotere in modo decisivo il sensibile equilibrio politico spingendo il regime verso una destabilizzazione più profonda.
La nostra taglia di due milioni di euro è, a parte il resto, senza dubbio una somma enorme per i fattori economici di questo periodo e per la terribile situazione delle casse dello Stato, ed ha sconcertato addirittura alcuni maggiori giornalisti, tenaci amici del regime, che hanno pubblicamente chiesto: “da dove verrà questo denaro?”. Il fatto che il governo continua a fare tagli sulle spese che riguardano la sopravvivenza di milioni di persone, ma provocatoriamente dichiara che darà due milioni agli informatori e ai cacciatori di teste che aiuteranno ad arrestarci, rende questa taglia ancora più scandalosa sia sul piano economico che su quello etico.
Non è la prima volta che lo Stato emette una taglia su di noi. Nel 2007, dopo l’attacco all’ambasciata americana, lo Stato greco ha messo una taglia su di noi come Lotta Rivoluzionaria e non come individui naturalmente, dato che non siamo stati arrestati, di ottocento mila euro, e lo Stato americano di un milione di dollari. In quell’epoca le casse dello Stato non erano così vuote e nonostante tutto la somma della taglia per l’informazione che avrebbe aiutato a smantellare Lotta Rivoluzionaria era minore di quella odierna – in mezzo ad un’intensificazione della crisi e le casse statali completamente prosciugate – e hanno emesso una taglia su noi come individui. Questo non è un paradosso perché rivela il crescente peso dell’azione armata o addirittura una minaccia in questo periodo liquido. E probabilmente le taglie sono in una sorta di analogia con questo peso e la sua forza decisiva a guidare gli sviluppi politici e sociali.
Ma questo metodo di taglia dimostra un’altra cosa. Che non esiste un consenso sociale nella guerra contro il “terrorismo”, nonostante le dichiarazioni contrarie, una minaccia direttamente connessa con il periodo sociale e politico in cui il consenso nel sistema economico e politico cessa di esistere nella maggior parte della società a causa della crisi, e a causa delle scelte politiche fatte dall’autorità politico-economica nel gestirla. Quante persone oggi pensano che la minaccia sociale proviene dall’azione rivoluzionaria armata? Quante persone pensano che la minaccia sociale sono Maziotis e Roupa? La maggioranza delle persone oggi ha sentito sulla propria pelle che cos’è il terrorismo del capitale e dello Stato, e li considerano la minaccia più grande, questo è per loro la paura più grande. Le autorità sono consce che manca questo consenso al sistema, ed è proprio per questo che non credono di poter contare sulla “responsabilità sociale” delle spie, sulla loro fede nel regime, sulla loro devozione ai padroni economico-politici, e che in modo disinteressato e senza scambio materiale saranno capaci di trovare aiuto dal basso. Per questi motivi cercano di adescare gli informatori con il ricompenso, sperando che nei tempi di estremo disagio e povertà materiale a causa della crisi, ci sarà qualcuno che scenderà al più basso gradino della decadenza etica. Per questi motivi quello che il ministro dell’Ordine Pubblico e la testa della caccia alla teste, Dendias, ha affermato suonava completamente ipocrito e nello stesso tempo ilare, nel suo vano tentativo di presentare l’azione armata come una minaccia per i lavoratori di questo paese!
La lacuna dell’autorità politica che concerne lo sviluppo dell’azione armata nel periodo storico in cui viviamo si riflette nel pacchetto di misure annunciate dal governo per i combattenti armati in carcere, come anche la ristrutturazione della funzione della polizia greca. Le nuove carceri di massima sicurezza con lo scopo predominante di isolare gli oppositori politici armati e di separarli dal resto dei prigionieri, arriva come una progressione “naturale” delle leggi “antiterroristiche” votate l’anno scorso. Ma il periodo in cui viene creato un carcere come questo dimostra solamente la paura delle autorità di fronte al fenomeno politico dell’azione. Per lo stesso motivo hanno inasprito la struttura legislativa riguardante i combattenti armati cambiando le regole e i regolamenti sugli anni in carcere, abolendo i loro giorni di permesso e la scarcerazione anticipata. Noi comunque crediamo che con queste misure il regime pervade le coscienze di molte più persone e cerca di insultare la volontà dei nuovi combattenti che vedono l’azione rivoluzionaria oggi come una necessità politica indispensabile. E non è un caso che ad ogni occasione e a causa delle taglie e annunci su nuove misure per combattenti armati imprigionati, Dendias si riferisce ad “alcune migliaia di persone che flirtano con il terrorismo”, e recentemente ha messo in atto vaste operazioni nelle case degli anarchici, ovviamente cercando di terrorizzarli. Come per la ristrutturazione delle operazioni di polizia, anche questo rappresenta una progressione logica dei tentativi dello Stato di rendere più efficaci gli interventi contro l’azione armata e, sopratutto, di prevenire gli attacchi armati. Per questo motivo l’obiettivo principale ora è la strategia chiave delle polizia.
Tuttavia, i loro tentativi di isolare e reprimere l’azione armata, e i loro tentativi di terrorizzare, sono un esercizio futile, dato che gli sviluppi sociali e le condizioni che lo stesso sistema forma, prima o poi contribuiranno alla creazione di un ampio fronte rivoluzionario armato per la liberazione della società dalla schiavitù dello Stato e del capitalismo. Essi contribuiranno a trasformare i loro incubi nella realtà.
Il denominatore comune di tutte queste azioni del regime è la creazione degli ostacoli legislativi, di polizia, ma anche politici ai combattenti armati e soprattutto a quelli che sono in clandestinità. Questo denominatore comprende la strategia a lungo termine della creazione di un regime “di pressione crescente” con ogni mezzo possibile, sperando che possa creare una situazione socialmente più gradita per i nostri arresti, come la continua propaganda lo canalizza attraverso i mainstream media, in cui siamo implicati in una lunga serie di incidenti, attacchi e atti politici, nessuno dei quali comunque ci appartiene. Questa strategia sarebbe logica e giustificata da parte dei meccanismi di Stato, dato che comprendiamo che il loro desiderio di arrestarci sia enorme. Però adesso ha abbandonato il livello di mosse calme e studiate, e potremmo dire ha raggiunto i limiti dell’ossessione e paranoia, poiché dietro ogni attacco armato che avviene in questo paese, dietro ogni incidente che potrebbe avere anche delle minime dimensioni o estensioni politiche – ad esempio il caso delle armi trovata in una macchina a Faliro – loro “vedono” che noi abbiamo a che farci direttamente o indirettamente, “il gruppo Maziotis” ecc. ha qualcosa a che farci. E in questa procedura, naturalmente, entrano in gioco anche i mainstream media come portavoce del ministro dell’Ordine Pubblico. Naturalmente, non ci si riferisce a tutto il ciarpame dei “comunicati” giornalistici, nei quali sono inclusi anche gli scenari sui nostri possibili “coinquilini” in clandestinità. Come per quest’ultima, l’unica informazione che abbiamo da pubblicare è che possediamo dei seri criteri per le nostre relazioni politiche, che sono sì politiche ma basate principalmente su un codice etico che include l’atteggiamento dei combattenti durante il momento, cruciale e nello stesso tempo rivelatore, dell’arresto. La questione in esame tuttavia è l’implicazione arbitraria dei nostri nomi nell’organizzazione OLA (…). Noi comprendiamo che per quelli “in carica” dei meccanismi d’oppressione e persecuzione, la filosofia dell’azione e l’approccio teorico e l’analisi di un’organizzazione sono cose difficili da analizzare. Per questo la giustificazione della loro “certezza” del nostro presunto ruolo principale in questa organizzazione, come al livello operativo così anche nei suoi testi, è basata su approcci scadenti e completamente falsi. Questo è il motivo per cui affermano che “questa sicura conclusione” l’hanno basata sul fatto che questa organizzazione specifica utilizza i RPG.
Però la Lotta Rivoluzionaria aveva differenti criteri politici nel suo modo di agire, il modo e il luogo per colpire il bersaglio politico prescelto, un fatto che definisce la scelta dei mezzi e la metodologia operativa, evitando acrobazie operative. Il secondo è il comunicato. Ovviamente, non ci aspettiamo che le analisi dell’unità antiterrorismo possono distinguere piccole o grandi differenze politiche nei testi delle organizzazioni armate – come le differenza tra un comunicato leninista e anarchico – e sappiamo ormai da anni che le loro analisi e le interpretazioni rimangono ancorate a letture scadenti e superficiali dei comunicati. Ad esempio, in questo caso specifico, siamo sicuri che un’analisi di qualche organizzazione sulla crisi economica, non importa di quale origine o direzione politica, loro crederanno che provenga da noi. E questo perché la Lotta Rivoluzionaria ha fatto ripetutamente riferimento alla attuale crisi del sistema, con i suoi testi molto prima che esprimesse la sua dinamica e, soprattutto, ha un ruolo strategico nella formazione della direzione politica completa dell’organizzazione. Per questa questione principale abbiamo continuato dopo i nostri arresti a scrivere e parlare come membri di Lotta Rivoluzionaria.
Speriamo che non dovremo tornare a tali questioni. E per ogni eventuale menzione futura dei nostri nomi negli incidenti e gruppi per noi irrilevanti, vogliamo chiarire che la nostra stessa storia sarà quella che alla fine discrediterà la miriade di false dichiarazioni del meccanismo di Stato contro di noi e contro le nostre scelte politiche. Perché la nostra storia è il nostro nome, siamo noi.
ONORE PER SEMPRE AL COMPAGNO LAMBROS FOUNDAS
Pola Roupa, Nikos Maziotis
Tradotto da Erika