Grecia: Scritto del compagno Michalakoglou Panos dal carcere di Nigrita

Lunedì, 13 ottobre 2014
Alle 5:30 dell mattino, mentre stavo ancora dormendo nella mia cella nel pianoterra della sezione F del carcere di Korydallos, insieme al ingiustificatamente detenuto compagno e amico M.B., ho sentito qualcuno chiamare il mio cognome. Mi sono svegliato e ho visto il secondino che mi diceva: “Trasferimento”. Ho chiesto nuovamente con rabbia: “Che trasferimento?”, e lui ha risposto: “Trasferimento d’emergenza”, mostrandomi un foglio con i nomi, tra cui solo il mio era scritto a penna. Ancora una volta compresi che la guerra continua anche all’interno delle carceri.

Poi mi hanno portato, da solo, nel cosiddetto frigo – “spazio d’attesa” – senza sapere in che carcere sarei stato trasferito. Quattro ore dopo, un altro secondino mi ha chiamato mostrandomi il foglio di trasferimento al carcere di Nigrita a Serres. Dopo avermi restituito le cose personali, mi hanno perquisito e poi portato nel furgone di trasferimento. Sono partito per l’Agenzia di Trasferimento di Salonicco assieme ad altri 30 detenuti. 11 ore più tardi sono arrivato a Salonicco, dove i bastardi in uniforme dell’Agenzia di Trasferimento mi stavano aspettando, e sono stato nuovamente perquisito. Ho trascorso la notte in cella. In mattina ci siamo diretti, con gli altri detenuti, al carcere di Nigrita. Appena arrivati ci hanno lasciato aspettare, me per ben 2 ore. I secondini mi hanno chiamato per controllare le cose personali e per un’altra perquisizione. Mi hanno sequestrato 2 felpe, una giacca e una penna stilografica (che a loro parere poteva essere usata con un’arma). Durante la perquisizione hanno tentato di impormi le loro condizioni umilianti, chiedendomi di spogliarmi completamente e di “piegarmi e tossire”. Naturalmente hanno incontrato il mio totale rifiuto, facendoli capire, in toni alti, che io sono un anarchico e che non obbedirò ai loro ordini che insultano la mia dignità. Dopo il loro primo sgradevole imbarazzo mi hanno portato nel pianterreno della sezione C2.

Durante questo breve periodo trascorso in carcere ho notato, purtroppo, che in molte sezioni la maggioranza dei detenuti vive di farmaci, droghe e delazioni.

Martedì, 21 ottobre 2014
Questa mattina la mia cella è stata invasa da uno sbirro e 4 secondini per essere controllata, mentre uno sbirro in borghese era fuori. Durante la perquisizione un mio oggetto è “casualmente” scomparso e la cella è stata messa sottosopra mentre cercavano di trovare qualcosa. Tutto questo ha rafforzato il mio odio e la mia rabbia. Non smetterò di combattere per le mie convinzioni. Sono stato, sono e sarò un anarchico impenitente della prassi.

Per quanto riguarda le armi trovate nel appartamento in cui vivevo, a Kolonaki, esse sono parte della concezione insurrezionale che io sostengo. Credo nella violenza rivoluzionaria, attaccando ogni forma del potere qui ed ora. Con i miei pensieri e le mie azioni voglio promuovere la tensione anarco-individualista, e combatto per la disintegrazione della società autoritaria, fino alla distruzione di tutte le leggi e della civiltà dominante. Per questo disprezzo il riformismo, le pacifiche manifestazioni-funerali e il falso stile di vita pseudo-anarchico della scena “ufficiale”, che trasformano la lotta anarchica in una pseudo-libertà disarmata (es. gli squat alternativi), separata da ogni tipo di elemento rivoluzionario. Nello stesso tempo mi sono tenuto a distanza dai rapporti di consumo degli aspiranti anarco-shop collettivizzati, dove l’unica cosa che fanno è servire un intrattenimento alternativo e una spavalderia insignificante. Non esiste azione anarchica senza la violenza. Le rivoluzioni non sono state fatte con i fiori e preghiere. L’unica via è la violenza contro la violenza dell’autorità.

Parlando del mio caso…
Al nostro arresto è stato allestito un intero show-terrorista già il primo giorno, parlando della neutralizzazione di una “nuova cellula CCF”, della preparazione di un attacco di solidarietà con i membri detenuti delle CCF, mentre alcune informazioni trapelate dicevano che siamo indagati per la sparatoria contro la casa dell’ambasciatore tedesco a Chalandri, nel dicembre 2013 (la fonte, nuovamente, era una chiamata telefonica “anonima”, secondo il fascicolo d’inchiesta).

Tuttavia, dopo l’analisi balistica sulle pistole l’unità antiterrorista non è riuscita a produrre nessuna prova e tutti i tele-tribunali hanno subito chiuso il nostro caso, però cercando di soddisfare la sete degli spettatori per la sceneggiatura-di-terrore si sono focalizzati sull’arresto dell’anarchico combattente A.Stamboulos, che in quei giorni si trovava nella cella vicina dell’unità antiterrorismo.

Dal primo momento del mio arresto, mi sono subito dichiarato responsabile per le armi, rendendo chiaro che il mio amico e compagno M.B., che casualmente si trovava in casa mia, non ha nulla a che farci. Ma la PM Maria Avgita, chiaramente eseguendo gli ordini e soddisfando la sete di vendetta delle autorità, non ha trovato quello che cercavano, e rimanendo esposta ha deciso di trattenere M.B. senza alcuna prova.

In più, voglio dire che possedevo le armi perché le pistole sono strumenti nelle mani dei rivoluzionari per attaccare il nemico. Nulla di più, nulla di meno.

Contro la violenza organizzata dell’autorità (sbirri, tribunali, carceri) dobbiamo attaccare con le armi, senza alcuna inibizione. Non ci sono innocenti. La società del silenzio, della rassegnazione e del conservatorismo porta una parte della responsabilità. I trionfi di potere basati sulla sottomissione dei suoi obbedienti. Ovviamente, non attaccheremo la massa dei sottomessi intenzionali con le armi, ma non dobbiamo adulare i molti per diventare simpatici o ammissibili, come fanno i comunisti e gli anarchici socialisti, proclamando il popolo come soggetto rivoluzionario assoluto. Lungi da dogmi ideologici antiquati e sorpassati, voglio distruggere la macchina sociale e la normalità che essa riproduce. Andiamo avanti verso la distruzione totale dell’esistente e del potere.

LIBERTA’ ALLE GUERRIGLIE URBANI ARMATE
SALUTI AI COMPAGNI CHE COMBATTONO PER LA NUOVA ANARCHIA, DALLA GRECIA FINO ALLA INDONESIA, CILE, MESSICO.

Anarchico impenitente
Michalakoglou Panos
30/10/2014