REPORT DAL CIE DI VIA CORELLI A MILANO – Sciopero della fame!!

Lo sciopero della fame continua, si mantiene e torna ad estendersi.
Questa in estrema sintesi la situazione così come descritto dalla
lettera scritta dai prigionieri in lotta riportata in allegato:

Sezione maschile: 14
Sezione trans: 10
Sezione donne: 10 (lo sciopero tra le donne era stato interrotto dopo
che Ingrid era stata deportata per rappresaglia ma è ripreso nel fine
settimana)

La situazione dentro è ovviamente molto dura. Anche se lo sciopero della
fame è a staffetta si tratta di uno sciopero reale e, soprattutto tra
gli uomini dove ha mantenuto una maggiore costanza, molti prigionieri
hanno perso in media da 5 a 9 kg. Rimangono molto determinati, ma sempre
più deboli fisicamente e hanno bisogno che il sostengo alla loro lotta
cresca, sia a livello di informazione che di appoggio pratico.

Da parte loro i detenuti in lotta hanno deciso di scrivere una lettera
da far girare nel movimento antirazzista e da rivolgere ai media.

Da parte nostra, come sempre cerchiamo di esserne i megafono e
rinnoviamo l’appello, ormai permanente, a dare tutto il sostegno
materiale possibile a questa battaglia, rilanciando con forza la
campagna di consegna di bevande (e frutta) che è giunta ormai alla sua
nona puntata.

comitato antirazzista milanese

 

CARI ITALIANI NOI SIAMO DEI CLANDESTINI

Cari italiani noi siamo dei clandestini, siamo detenuti al CIE di via
Corelli a Milano e stiamo facendo un sciopero della fame dal 03/03/2010
perché i tempi di detenzione per identificare le persone sono troppo
lunghi. Dovete immaginare chiusi e chiuse per 180 giorni, 24 ore su 24,
senza aver commesso nessun reato e senza nulla da fare per far passare
il tempo. Ma soprattutto, noi clandestini siamo condannati all’ergastolo
senza appello… Dopo 180 gg di CIE ti danno un foglio di via con 5
giorni di tempo per lasciare il territorio italiano e se ti beccano per
strada, rischi il carcere ordinario (da 6 mesi a 1 anno).

Ma in 5 giorni come fai a trovare i soldi per lasciare il territorio
italiano?
In questo periodo di sciopero il cibo che porta la Sodexo fa veramente
schifo; per le persone malate non ci sono medicine; i bagni sono sempre
sporchi e intasati e l’acqua del cesso esce fino al corridoio. Gli
infermieri ci trattano male, allo stesso modo dei poliziotti e della
croce rossa italiana.

E poi ci dicono che siamo clandestini ed è questo che ci spetta… Ci
danno sedativi per stare tranquilli, ma la depressione di chi prende
queste gocce é fortissima; sono tanti che piangono disperati, perché non
capiscono perché devono subire tutto questo. Noi siamo persone, ma loro
non pensano questo e ci umiliano, ridono della nostra situazione, ci
picchiano.

Noi rispondiamo continuando a fare lo sciopero della fame. Fino ad ora
lo abbiamo fatto in più di 80 persone.
Attualmente ci siamo organizzati con uno sciopero a staffetta e siamo in
34 a farlo: 14 della sezione maschile, 10 tra le donne e 10 tra le
trans.

Abbiamo già perso ciascuno dei noi da 5 a 9 kili. Stiamo stufi di questa
vita da clandestini. in tutto questo sciopero non hanno fatto nulla…
noi stiamo lottando ma da soli e abbiamo bisogno che la gente sappia
quello che lo stato fa con noi….

Grecia – Resoconto del processo ai 2 sbirri assassini di Alexis

Resoconto dell’andamento del processo a
due poliziotti per l’omicidio di Alexis, il
giovane la cui brutale uccisione avvenuta il 6 dicembre 2008 ad Exarchia
aveva innescato mesi di rivolte e solidarietà da molte parti del mondo.


fonte: http://www.occupiedlondon.org/blog/

Da
farsa a tragedia e via di nuovo: pochi appunti sul processo in corso
agli assassini di Alexis
Il processo per Epaminondas Korkoneas e
Vassilis Saraliotis, i due sbirri assassini che uccisero Alexandros
Grigoropoulos, sta avendo luogo da metà febbraio nella remota cittadina
di Amfissa. ontano dal caos di Atene, l’avvocato degli sbirri (Kougias),
a quanto pare ampiamente appoggiato dalla corte, sta tentando un
vergognoso insabbiamento dell’omicidio di Alexis.

Innanzitutto
la decisione di tenere il processo così lontano da Atene, giustificata
da motivi di sicurezza, sta causando gravi impedimenti ai testimoni
oculari nel fornire dichiarazioni in tribunale: molti di loro,
trattandosi di amici minorenni di Alexis, sono praticamente
impossibilitati a spostarsi per più giorni da Atene.

E’ nel
frattempo emerso come  Anta Tsormpatzioudi, presunta “testimone oculare
chiave” nella difesa dei poliziotti, abbia volontariamente mentito in
tribunale fornendo false testimonianze. L’accettazione da parte della
corte della sua deposizione originale, ha portato alle dimissioni degli
avvocati della famiglia di Alexis in segno di protesta (il processo sta
continuando con nuovi avvocati).

La deposizione della signora 
Tsormpatzioudi è stata davvero centrale, in quanto utilizzata come
“testimonianza oculare” nella ricostruzione dell’omicidio. Tuttavia, un
ordinanza della corte di rendere pubbliche le conversazioni telefoniche
tra lei e un dirigente della stazione di polizia di Exarchia,  Dimos
Minoudis, ha rivelato come tra i due vi siano state (sebbene lo neghino)
diverse telefonate: la prima a tre ore dalla morte di Alexis e le
successive fino ai giorni della ricostruzione dell’omicidio in
tribunale.

Un amico di Alexis, adesso diciassettenne, che si
trovava al suo fianco quando venne ucciso, si è rifiutato di comparire
in tribunale dichiarando di essere sorvegliato dalla polizia e di temere
per la propria vita, aggiungendo che non ripone alcuna fiducia nello
svolgimento del processo. La corte ha disposto un’ordinanza per il
trasferimento forzato del giovane in tribunale; attualmente si sta
nascondendo.

Nel frattempo, la recente deposizione di un
poliziotto dell’antisommossa contraddice le versioni rilasciate da ogni
singolo altro suo collega, negando che vi fosse una rivolta in atto e
affermando che prima dell’omicidio la situazione era tranquilla.

Il
“processo” continua…

Perugia – Arrestati 3 attivisti del Csoa ex-Mattatoio

Avevamo pubblicato ieri la notizia
di un’aggressione contro una volante della polizia a Perugia
. Dalla
versione tratta dai media sembrava trattarsi di una risposta spontanea e
dionisiaca della folla alla presenza degli agenti, in questo comunicato
se ne da una lettura molto diversa.

Segue comunicato:

11 / 4 /
2010

Quella che stiamo per raccontare è una storia di ordinaria
follia. Non sappiamo come definire altrimenti quello che è capitato ieri
sera a Lorenzo, Michela e Riccardo, tre attivisti del Centro Sociale Ex
Mattatoio.

I tre si trovavano nella centralissima Piazza IV
Novembre e stavano bevendo una birra insieme ad altre persone, in attesa
di mettersi in macchina per raggiungere Fabriano per assistere al
concerto degli Assalti Frontali, in programma al CSA Fabbri. Tre loschi
individui si sono avvicinati chiedendo loro di esibire i documenti senza
mostrare nessun distintivo. Uno dei ragazzi ha chiesto quale fosse il
motivo del riconoscimento ricevendo come risposta insulti e spintoni.
Gli animi si sono surriscaldati e sul posto sono arrivate due volanti.
Lorenzo, Michela e Riccardo sono stati malmenati, ammanettati e portati
via sulle vetture che partivano a sirene spiegate verso la questura. Nel
frattempo un altro ragazzo, che aveva ripreso l’accaduto con il
videofonino, è stato aggredito da altri poliziotti in borghese.

Per
tutta la notte nessun avvocato e nessun parente aveva ancora potuto
incontrarli e accertarsi delle loro condizioni. L’unica notizia fornita è
stata la convalida del fermo dei tre, con l’accusa di resistenza
aggravata a pubblico ufficiale. Notizia che ha provocato sgomento e
rabbia dei parenti e dei tanti amici/he e compagni/e che nel frattempo
avevano raggiunto la questura.

Una storia che vede la violenza e
la sopraffazione rasentare la follia pura, in cui i vigilanti hanno un
potere di discrezionalità pressochè assoluta. Una storia ordinaria,
simile a tante altre che quotidianamente avvengono nella nostra città e
che hanno come vittime soggetti sfortunatamente invisibili.
Un’ordinarietà figlia del biocontrollo che dilaga nelle nostre
metropoli, nei nostri territori e nelle nostre vite. Un’ordinarietà che
si innesta nel tessuto di una città dove si respira sempre più un clima
"cileno" e dove sembrano avere agibilità solamente massoni, costruttori,
faccendieri e narcotrafficanti. Decine di posti di blocco ogni sera
sulle strade che delimitano il centro storico; poliziotti in borghese,
vigilanti privati e pattuglie a presidiare le piazze e le vie
principali. Perugia puzza di deserto. Un deserto che mira ad entrare
nelle nostre esistenze per saccheggiarle e svuotarle.

Vogliamo la
libertà immediata per Lorenzo, Michela e Riccardo, "sangue del nostro
sangue".

Vogliamo una città altra, e la costruiremo con la forza
delle nostre  lotte e delle nostre passioni e con la potenza che la
nostra indipendenza riesce a sprigionare, sempre e ovunque.

Domani
mattina alle ore 10,30 si terrà, presso  l’atrio del Comune, in Via dei
Priori, una conferenza stampa pubblica, in cui verrà denunciata alla
stampa ed alla città intera il gravissimo episodio accaduto.

Csoa
Ex Mattatoio

CommonsLaB Perugia

Collettivo Femminista
Sommosse Perugia