Torino, scritte anarchiche contro il commissario Calabresi

Sui muri la frase ‘Calabresi assassino. Pinelli assassinato, nessuna pace con lo Stato!’
a firma della Federazione anarchica è comparsa nella notte dopo
l’incontro avvenuto al Quirinale, nella Giornata dedicata alle vittime
del terrorismo, tra la vedova del commissario e quella del ferroviere
anarchico

Torino, 11 mag. – (Adnkronos) – ‘Calabresi assassino. Pinelli
assassinato, nessuna pace con lo Stato!’. Queste scritte, con accanto
la firma della Fai la Federazione anarchica, comparse questa notte a
Torino su alcune sedi del Pd, quelle di via Mazzini, via Cervino e via
Beaulard e sul muro del quotidiano ‘La Stampa’ dove, proprio nei giorni
scorsi, è stato nominato direttore il figlio del commissario Luigi
Calabresi caduto vittima del terrorismo.

In un volantino la Fai torinese contesta "l’equiparazione tra vittime e carnefici"
facendo riferimento alla Giornata dedicata alle vittime del terrorismo
in occasione della quale il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha
invitato la vedova del commissario Luigi Calabresi e quella
dell’anarchico Giuseppe Pinelli che si sono strette la mano.

E dopo le scritte comparse sui muri di Torino "massima solidarietà” è stata espressa ”a Mario Calabresi e alla sua famiglia” dal presidente dell’Udc, Rocco Buttiglione.
”Proprio dopo la simbolica cerimonia di riconciliazione nazionale
patrocinata sabato dal presidente Napolitano con la presenza fianco a
fianco delle vedove Calabresi e Pinelli, i minacciosi graffiti anarchici di Torino sono la conferma che nel Paese c’è ancora qualcuno che vive di odio e che ha paura che questo nutrimento gli venga a mancare".

Anche per l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano del Pd "le scritte apparse sulle mura delle sedi del Pd e del quotidiano ‘La Stampa’ a Torino sono un atto indegno che deve essere condannato con forza. Rileggere la storia con gli occhi della vendetta e della conflittualità perenne è cosa grave e sbagliata".

"Le scelte del presidente Napolitano, a cui va la nostra
solidarietà – sottolinea Damiano – vanno nella giusta direzione e vanno
sostenute con decisione. La ricerca della verità, soprattutto quando si
tratta di una storia recente e dolorosa, quale quella dei cosiddetti
‘anni di piombo’, è doverosa e di sicuro non la si fa con verità
precostituite. Spero quindi che le forze dell’ordine facciano al più
presto luce su una vicenda grave ed estremamente preoccupante".

Analoga posizione viene assunta anche da Sinistra e Libertà che con Claudio Fava esprime "alla famiglia Calabresi, al direttore de ‘La Stampa’ tutta la nostra più affettuosa solidarietà. Ahimé – afferma Fava – la madre degli imbecilli è sempre incinta".

”Profonda solidarietà” viene espressa alla famiglia Calabresi anche dal leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro ”per
le ignobili e vergognose scritte comparse questa notte, a Torino, sui
muri della sede del quotidiano ‘La Stampa’ e di alcune sedi del Pd. Un
atto vile su cui occorre far luce immediatamente ”.

FIRENZE – STUDENTI MEDI CARICATI PIU’ VOLTE A FIRENZE

Il corteo spontaneo degli studenti medi, che si sono mossi dal liceo
Michelangelo dove tenevano un presidio contro la repressione ed il
recente divieto alla Rete dei Collettivi di riunirsi in aula
autogestita, è stato caricato verso le 16 in via della Colonna, con uno
studente all’ospedale, molti contusi e altri due portati in questura.

Dopo essersi ricompattati nel cortile della facoltà di lettere, gli
studenti si sono diretti verso la questura per richiedere il rilascio
dei compagni.

Lì il presidio (che non ha avuto nemmeno il tempo di formarsi) è stato
caricato numerose volte, fino a disperdere tutti i manifestanti,
rincorsi nella vie adiacenti con veri e propri rastrellamenti.

Durante le altre cariche un altra decina di compagni sono stati
fermati. Le accusa sono diverse: manifestazione non autorizzata,
lesioni, danneggiamento e resistenza.

Seguono aggiornamenti.

Pistoia, Due giornate per l’Abruzzo

Venerdì 15 e Domenica 17 si terranno due serate di raccolta fondi per le popolazioni terremotate dell’abruzzo.

La prima serata, Venerdì 15 Maggio, è organizzata dallo e si terrà allo spazio liberato ex Breda est, in via pacinotti 9:

Ore 20: Cena benefit;

Ore 22,30: live music con I Davoli (Pistoia)+Valerian swing (Reggio Emilia)

Per prenotarsi alla cena: 3333552897 – 3395455497 – slebest@hotmail.com

Domenica 17 al circolo Primo Maggio di Via S. Marco 38, noi insieme al comitato antifascista di S. Lorenzo organizziamo dalle 20 una cena benefit terremotati, mentre dalle 21,30 parliamo della situazione nei campi con una compagna che settimanalmente si reca nelle zone terremotate a dare una mano…Portate i libri che non vi servono o che non leggete più, serviranno per allestire una piccola biblioteca nelle zone del terremoto!

Info: anarchicipistoiesi@canaglie.org

 

 

Convegno di studi sulla figura del sindacalista Alberto Meschi nel 130° anniversario dalla nascita e

16 maggio 2009


Archivio Germinal, Salone del Germinal


Palazzo Politeama II p.


Piazza Matteotti 31, Carrara

L’Archivio Germinal di Carrara
organizzerà il 16 di maggio, con inizio alle ore 10.00, un convegno di
studi sulla figura del sindacalista Alberto Meschi nel 130°
anniversario dalla nascita e tavola rotonda sul sindacalismo di base.

Ore 10.00: apertura del convegno

Interverranno:

Massimiliano Giorgi,
autore del libro "Alberto Meschi e la Camera del Lavoro di Carrara (1911-15)"


Gino Vatteroni,
autore del libro "Sindacalismo, anarchismo e lotte sociali a Carrara dalla prima guerra mondiale all’avvento del fascismo"

Tomaso Marabini
coautore del libro, "Attilio Sassi detto Bestione. Autobiografia di un sindacalista libertario (1876-1957)"

Italiano Rossi della Biblioteca Franco Serantini di Pisa e dell’Archivio Germinal di Carrara

Ore 13.00: pranzo a buffet

Ore 15.00: tavola rotonda, aperta a chiunque abbia voglia di partecipare, sul sindacalismo di base.
Parteciperanno:

Cosimo Scarinzi (CUB Scuola)
Guido Barroero (USI)
Claudio Galatolo (Unicobas Scuola )
Giovanni Pedrazzi (Cobas Marmo)
Moderatore: Andrea Ferrari (FAI reggiana)

Giuseppe Pinelli – Nessuna riconciliazione

riceviamo e pubblichiamo

"Diamoci la mano, figli della Nazione italiana! Diamoci la mano,
fascisti e comunisti, cattolici e socialisti, uomini di tutte le
opinioni. Diamoci la mano, e marciamo fianco a fianco per strappare il
diritto di essere dei cittadini di un paese civile quale è il nostro".
(Palmiro Togliatti, 1936)

Coerente con la propria italica tradizione stalinista, l’attuale
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha commemorato oggi il
"giorno della memoria", celebrando le vittime degli "anni di piombo" e
del"terrorismo". Senza distinzioni. Attrazione principale dell’evento
spettacolare, per la prima volta sui nostri teleschermi, la presenza
simultanea fra il pubblico delle vedove Calabresi e Pinelli. I media ce
le hanno mostrate insieme, mentre si abbracciavano e si baciavano (più
convinta la prima, un po’ imbarazzata la seconda). La moglie dello
sbirro assassino assieme alla moglie dell’anarchico assassinato, unite
ieri nel dolore e nel lutto, oggi negli inviti presidenziali. La
riconciliazione nazionale ha fatto un altro passo in avanti. Dopo che
ci è stato spiegato fino allo sfinimento che fra partigiani e
repubblichini non vi sono differenze, e che anche fra sfruttatori e
sfruttati non vi sono differenze, oggi veniamo avvisati che pure fra
servi dello Stato e nemici dello Stato non vi sono differenze. Ma
davvero? Scusate la malacreanza, ma un rigurgito ci sta salendo in
gola. Se non lo sputiamo fuori immediatamente, corriamo il rischio di
finire soffocati.
Innanzitutto l’ipocrisia di Napolitano, con le
sue lacrime di coccodrillo, ha di che lasciare esterrefatti. Ma
Pinelli, secondo la giustizia italiana, non era deceduto prima per
"morte accidentale", poi per "malore attivo"? Non si era sentito male
mentre veniva interrogato e, volendo prendere un po’ d’aria ed essendo
un po’ sbadato, era scivolato giù dalla finestra? Ma allora, perché
definirlo "vittima del terrorismo"? Ha avuto un incidente, tutto qui.
Questa perlomeno è la versione fornita dallo Stato di cui Giorgio
Napolitano è Presidente.
A meno che… a meno che il signor
Napolitano sia perfettamente consapevole che Pinelli non scivolò
affatto giù dalla finestra, ma venne scaraventato fuori da chi lo stava
interrogando. E chi lo stava interrogando? Il commissario Calabresi,
per l’appunto, con i suoi tirapiedi. Ora, qui bisogna decidersi. O
Pinelli è rimasto vittima di un tragico ma banale incidente, oppure è
stato ammazzato. Nel primo caso, lasua vedova può anche starsene a casa
a piangere il marito. Nel secondo, con quale faccia tosta la si invita
a una simile commemorazione? Se Pinelli è una vittima del terrorismo,
non sono stati di certo i comunisti delle Brigate Rosse ad ucciderlo e
neppure i fascisti dei Nuclei Armati Rivoluzionari. Terrorista è lo
Stato, quello Stato oggi rappresentato nella sua più alta carica da
Giorgio Napolitano. Sono stati questi terroristi ad uccidere il
ferroviere anarchico: i poliziotti della Questuradi Milano Luigi
Calabresi, Vito Panessa, Pietro Mucilli, Giuseppe Caracuta,Carlo
Mainardi, ed i carabinieri Savino Lo Grano e Attilio Sarti. Senza
dimenticare il questore Marcello Guida, il capo dell’Ufficio Politico
Antonino Allegra (questore di Trieste nel 1985, all’epoca
dell’esecuzione in strada dell’autonomo Pietro Greco, detto Pedro), il
suo vice Beniamino Zagari, ed il commissario Antonio Pagnozzi.
Probabilmente non si saprà mai chi fra questi terroristi abbia sferrato
il colpo mortale a Pinelli, ma non importa: sono tutti responsabili
della sua morte.
Quanto a Luigi Calabresi, soprannominato
"commissario Finestra" già prima della morte di Pinelli per la sua
mania di interrogare i sospetti facendoli sedere sul bordo del balcone
del suo ufficio, il minimo che si possa dire è che ha avuto quello che
si meritava. Che sua moglie e la sua prole lo piangano, è ovvio, è
umano, è comprensibile. Ma che si mettano pubblicamente sullo stesso
livello vittima e carnefice è disgustoso, è aberrante, è infame. Le
loro vedove potranno anche essere unite nel dolore, ma loro erano
divisi dalle scelte di vita: amante della libertà l’anarchico, servo
dello Stato lo sbirro. Per quanti sforzi faccia il vecchio stalinista
seduto al Quirinale, non vi è riconciliazione possibile. E mai vi sarà.
Dietro
il revisionismo oggi imperante si intravede l’intenzione di
disinnescare preventivamente la rabbia che potrebbe esplodere da un
momento all’altro nei confronti di un mondo sempre più intollerabile.
Come se le stragi sul lavoro, la povertà dilagante, le retate razziste,
le guerre continue, le devastazioni ambientali… dovessero essere
accolte con toni concilianti, potendo suscitare tutt’al più un
rassegnato ed ordinato disappunto. Ma la lingua batte dove il dente
duole. Le barricate erette in Argentina e ad Oaxaca, come i fuochi
accesi in Francia e in Grecia, sono un incubo per i nostri signori e
padroni. È per questo che oggi si affrettano a dispensare in dosi
massicce il bromuro della riconciliazione e la camomilla
dell’ecumenismo. Spetta a noi fare in modo che quelle barricate e quei
fuochi non rimangano solo un nostro sogno.

[Firenze] PRESIDIO PRESIDIO Contro la Repressione nelle Scuole e per l’Autogestione degli Spazi

appuntamento lunedì 11 maggio ore 14.30 al liceo Michelangelo (via della colonna, pressi d’Azeglio) dalle 13.30 Merenda Autogestita

CONTRO LA REPRESSIONE NELLE SCUOLE PER L’AUTOGESTIONE DEGLI SPAZI
 
 
GLI STUDENTI NON SI ARRENDONO, L’AUTORGANIZZAZIONE NON SI ARRESTA

 

Mercoledì 6 maggio, dalle pagine di diversi giornali locali, si
apprende la notizia che non sarà più permesso agli studenti della Rete
dei Collettivi di riunirsi all’interno dell’aula autogestita del liceo
Michelangelo, adottando come pretesto i fatti del corteo studentesco
dello scorso 25 aprile.
Il divieto sarebbe stato ratificato dal preside dell’istituto, tale
Massimo Primerano (candidato alle elezioni comunali nella lista di
Renzi, e già fattosi conoscere ad ottobre per due sospensioni contro
due studentesse colpevoli di aver promosso l’occupazione della scuola),
anche se non è difficile intuire come questo grave fatto arrivi dopo
numerose pressioni provenienti dal mondo della politica, dalla digos e
dai giornali.
Ad essere sotto attacco non è solo la "Rete", come gruppo studentesco
autorganizzato, ma la stessa libertà degli studenti di vivere le
proprie scuole in un modo diverso ed autogestito e di lottare. Ad
essere colpita è la pratica stessa dell’autoganizzazione, che con il
movimento di ottobre e le occupazioni è tornata ad essere
“pericolosamente” radicata tra gli studenti: oggi tocca alla Rete e
all’aula del Miche, domani toccherà a qualcun’altro.
E’ impossibile non vedere come questo non sia che l’ultimo dei tanti
provvedimenti repressivi che da ottobre ad oggi si sono abbattuti
contro il movimento studentesco a Firenze, tra denunce, sospensioni e
continui fermi e provocazioni polizesche, nel tentativo di fermare le
lotte che gli studenti stanno portando avanti nelle scuole e in città.
Quest’ultimo, però, si presenta come ancora più grave: arrivando a
proibire agli studenti di riunirsi, viene minato alla base il loro
stesso diritto ad esistere dal momento in cui essi decidono di
auto-organizzarsi per cambiare il presente e sperimentare alternative
concrete.

In un momento in cui gli spazi autogestiti all’interno delle scuole
sono ormai in via d’estinzione, e in un periodo di campagna elettorale
in cui nei nostri quartieri vediamo spuntare come funghi sedi
elettorali, agli studenti viene negata ogni possibilità di
auto-organizzarsi a di fuori di circoli di partito o sindacato vivendo
quegli stessi luoghi che dovrebbero appartenergli.

L’autogestione è pericolosa per chi ci governa, e la repressione è
l’unico modo che hanno per provare a fermarla… MA GLI STUDENTI NON
GLE LO PERMETTERANNO!

E’ per questo che, convinti della necessità di continuare ostinatamente
a lottare, facciamo appello a tutti gli studenti amanti della propria
libertà e desiderosi di difendere i propri spazi, a dare una risposta a
tutti questi tentativi di reprimere le nostre esperienze, per mostrare
a chi ci governa che non staremo a guardare davanti a ogni loro
sopruso, ma che ci ribelleremo con la stessa determinazione dello
scorso Ottobre, e non ci piegheremo alle loro logiche repressive e di
annientamento di ogni libero pensiero.

PRESIDIO

appuntamento lunedì 11 maggio ore 14.30 al liceo Michelangelo  (via della colonna, pressi d’Azeglio) dalle 13.30 Merenda Autogestita

CONTRO LA REPRESSIONE NELLE SCUOLE PER L’AUTOGESTIONE DEGLI SPAZI

 

Roma – Suicidio nel cie di Ponte Galeria | Aggiornato

da indymedia roma

In un intervista al Messaggero on line Claudio Iocchi, a nome della Croce Rossa di Roma di cui è direttore, si dice "profondamente addolorato per la scomparsa di Nabruka Mimuni".

Nabruka è morta impiccata questa notte al Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria, gestito proprio dalla Croce Rossa. Doveva essere espulsa questa mattina.

Vale la pena sapere che Claudio Iocchi, direttore del comitato provinciale della Cri di Roma, vive a Roma in via Trasaghis, 11. E risponde al numero 06.332.09.29. E la sua mail è caludio.iocchi@tin.it

Roma – Suicidio nel cie di Ponte Galeria

Roma, 7 mag. – (Adnkronos) – ”Alle 6.45 di oggi il medico della Cri in
servizio presso il Cie di Ponte Galeria, chiamato d’urgenza dalle
nostre operatrici, non ha potuto far altro che constatare la morte di
M.M., una cittadina tunisina di 49 anni ospite del Centro dallo scorso
24 aprile. Il decesso e’ avvenuto per suicidio". Lo ha dichiarato il
Direttore del Comitato Provinciale di Roma delle Croce Rossa Italiana,
Claudio Iocchi.

Dalle gabbie dell’impero

Napoli – a Poggioreale detenuto si suicida; nel 2009 è il quarto

Comunicato stampa, 5 maggio 2009
Si è tolto la vita Gennaro I., 41 anni, il primo maggio, nel carcere napoletano di Poggioreale. È il quarto suicidio nel corso del 2009 in questo istituto, il sesto nella regione. "In poco più di quattro mesi – ha dichiarato Dario Stefano Dell’Aquila portavoce di Antigone Campania – abbiamo superato il numero di suicidi (5) dell’intero 2008.
È una tragedia prevedibile. Il sistema penitenziario della Campania conta 7.425 presenze a fronte di una capienza di 5.348 posti.
Poggioreale, che ha una capienza ufficiale di 1.387 posti e che registra oltre 2.500 presenze, è solo il simbolo più evidente di un sistema in forte crisi che progressivamente da un lato perde risorse e dall’altro vede incrementare la presenza di detenuti." "Di fronte – conclude Dell’Aquila – a questo scenario bisogna intervenire subito.
Rinviare la soluzione dei problemi al piano di edilizia penitenziaria significa rassegnarsi a lasciare le cose così come sono".

Livorno – 21enne si impicca in carcere | Aggiornato

Ion, si è tolto la vita dopo poche ore dal suo ingresso in carcere. Vergate su dei fazzoletti con una forchetta, unico strumento a sua disposizione, gli ultimi messaggi prima di impiccarsi:"Sono innocente" e altri in lingua rumena.
L’autopsia del corpo è stata affidata al dott. Bassi Luciani, ancora in condizioni di esercitare la professione di squarta morti dopo aver falsificato la prima verifica sul corpo di Marcello Lonzi, indicandone la morte naturale e un paio di costole rotte. Maggiori informazioni in questo articolo del Corriere di Livorno.

Fonte: Liberazione, 3 maggio 2009

Un detenuto romeno di 21 anni si è suicidato impiccandosi nella sua cella nel carcere delle Sughere, a Livorno, venerdì sera intorno alle 21. Non sono ancora chiari i motivi che avrebbero spinto il giovane a compiere il gesto: sull’episodio sta indagando la squadra mobile della questura di Livorno. Ion Vassiliu, questo il nome del ragazzo, era stato arrestato il pomeriggio di giovedì per una presunta violenza sessuale ai danni della sua ragazza. Dopo alcune settimane di indagini
gli agenti lo avevano arrestato nei giorni scorsi in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere richiesta dalla procura di Livorno e accolta dal Gip dopo le denunce della fidanzata.
Il giovane era rinchiuso in una cella singola e si è ucciso nel bagno con un cappio al collo fatto con le lenzuola. A fare la macabra scoperta è stato un agente della polizia penitenziaria durante un normale giro di controllo nella sezione penale dove era rinchiuso. Non vedendo l’uomo all’interno della cella, ha aperto ed è entrato trovandolo già privo di vita in bagno. Non si conoscono i motivi che hanno spinto il detenuto a compiere il gesto, nè trapelano altri particolari sull’accusa di violenza sessuale che lo aveva portato in carcere. Sul caso indaga la squadra mobile della questura livornese. La Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo di inchiesta con «atti relativi per far luce sull’accaduto». Il pm di turno, Antonella Tenerani, ha inoltre disposto l’autopsia della salma. Il ragazzo aveva un precedente per un piccolo furto per il quale aveva scontato 2 mesi e 20 giorni di arresti domiciliari.
L’ennesimo suicidio in carcere, peraltro di un giovanissimo, viene reso noto nel giorno in cui il ministro della giustizia Angelino Alfano ricorda che sono una sessantina i bambini da 0 a 3 anni che vivono in carcere con le loro mamme detenute. […]