Il
sistema giustizia va a rotoli. E quello carcerario è sull’orlo del
collasso. Due anni fa la scelta di promuovere l’indulto per liberare le
carceri e ora che l’effetto è finito, le celle sono di nuovo piene. Non
solo. Una volta mandati a casa i detenuti doveva partire un piano di
ristrutturazione delle case di reclusione per aumentarne la capienza.
Tutto abortito.
La
notizia è contenuta in un rapporto dello stesso Ministero della
Giustizia e degli uffici del Dap, il Dipartimento Amministrazione
Penitenziaria che facendo il punto dello stato dei lavori di fatto
rivela il fallimento dell’intero progetto.
L’elaborato
tiene conto dello stato dell’arte al 30 giugno 2008. Un impegno di
spesa che oscilla di diversi milioni di euro. Questi fondi hanno subito
un ulteriore taglio del 30 per cento nella Finanziaria approvata lo
scorso agosto. Solo per le piccole manutenzioni l’amministrazione
penitenziaria avrebbe già contratto debiti per circa 600 mila euro.
Dal
dettaglio dei numeri emerge anche una certa diffusa sciatteria
burocratica che impegna gli uffici centrali del ministero a sollecitare
gli istituti di pena per ottenere i dati "sui metri quadri delle celle
soggette a lavori". Il rapporto viene redatto mediamente ogni trimestre
ma i tempi di risposta degli uffici periferici resta la stessa: lunga.
I
lavori dovevano produrre l’aumento della ricettività delle carceri,
compresi gli ospedali psichiatrici giudiziari, portando così i posti
cella da 47.457 a 48.678: un incremento di 1.221 da realizzarsi in due
anni. Ma la scadenza è surreale perché nel compilare le schede inviate
al ministero i vari istituti hanno segnato date di fine lavori che
rasentano la chiusura del terzo millennio. La più gettonata è infatti
il 2099 ma si trova, nel caso di Livorno, anche 11 gennaio 4671.
Si
legge che sempre a Livorno è stata avviata l’istruttoria il 1 settembre
2007 per realizzare nel 2100, otto nuovi posti letto. Un escamotage,
quello delle date impossibili, per mantenere aperti i capitoli di spesa
così da non perdere i finanziamenti. In molti casi i lavori sono già
sospesi. E in altri non è neppure previsto un vero e proprio
ampliamento ma una semplice e ordinaria operazione di manutenzione di
celle.
"È
la totale mancanza di una politica sull’edilizia penitenziaria –
sostiene Leo Beneduci segretario del’Osapp, agenti penitenziari – In
soli 15 giorni le carceri hanno registrato un aumento dell’affluenza di
circa 600 detenuti. Il totale presenze è ora 55.647, su una capienza
regolamentare di 43 mila. Quasi mille detenuti al mese. E i lavori per
garantire maggiore capienza sono praticamente bloccati. I posti nelle
carceri sono così pochi, fittizi e neppure sicuri".
Secondo
le valutazioni del Dap, costruire un padiglione nuovo da 200 posti in
una struttura carceraria esistente costerebbe all’incirca, euro più
euro meno, 9 milioni contro i 45 di una struttura nuova con la medesima
capienza. Per non parlare, poi, dei tempi di costruzione che oggi, per
una nuova struttura, vanno dai 7 ai 10 anni. Per coprire una carenza di
20 mila posti occorrerebbe uno stanziamento di circa 3,5 miliardi di
euro.
Fra
il 2000 e il 2002 le varie Finanziarie hanno stanziato circa 450
milioni di euro per la costruzione di nuove carceri. Le prime quattro
sono state appaltate a dicembre 2005 e le stanno costruendo tutte in
Sardegna: a Oristano, Cagliari, Tempio Pausania e Sassari. Altre due,
Marsala e Reggio Calabria, sono da completare. A Savona e Rovigo i
progetti sono stati approvati. Con un finanziamento straordinario del
2002 sono state avviate le procedure per l’acquisizione in leasing
delle nuove carceri di Varese e Pordenone. Da ricordare che la
costruzione delle nuove carceri è di competenza del ministero delle
Infrastrutture.
(Il Tempo, 9 settembre 2008)
—————
Chi
dice che la pubblica amministrazione non è lungimirante di certo non ha
letto la relazione sullo stato dei lavori di ampliamento e
ristrutturazione dei penitenziari italiani. Non si allarmino ad esempio
i detenuti del carcere di Livorno dato che i lavori in sette celle per
ottenere altrettanti posti letto non inizieranno prima del 4 ottobre
4670, anche se, sempre secondo i dati della relazione, parte dei lavori
dovrebbe già essere in corso.
Ma,
se per Livorno è solo questione di millenni, la situazione è
decisamente più stressante per i detenuti del San Lazzaro di Piacenza.
L’istruttoria per sistemare 13 celle dava il via ai lavori 208 anni fa,
prevedendone il termine nel 2999. Risultato: 1199 anni di lavori e
nessun posto letto in più dopo l’intervento. Per non parlare del
carcere di San Gimignano che, se per sistemare 50 stanze con
altrettanti posti letto concluderà i lavori nel 2011, per ottenerne
altri 10 è in attesa dal 1800 di qualcuno che gli consegni i lavori
1.800 contando di concluderli poi nel 2.100. Infine
una sorte simile è toccata all’Ucciardone, il famoso carcere di
Palermo, che su 358 posti letto previsti dopo i lavori, 50 sono
previsti in consegna tra 92 anni.
Queste
sono solo alcune delle stranezze che le carceri hanno spedito ai
rispettivi provveditorati regionali dell’amministrazione penitenziaria
(Prap) inseguito raccolti dal dipartimento nazionale. Significativo è
anche vedere come su 210 strutture carcerarie 55 non hanno risposto
all’invito del Prap ad inserire i metri quadrati relativi alle singole
celle. Se infatti gli istituti detentivi di Liguria, Umbria e Sardegna
hanno nella loro totalità segnalato il dato, in Calabria ben 7 su 12
non lo hanno fatto e nelle Marche ben 5 istituti su 7 hanno glissato il
dato.
Inoltre,
ciò che più colpisce, è vedere come alcune carceri italiane non stiano
provvedendo minimamente a sistemare le celle. Se l’indulto, voluto
dall’ex Guardasigilli Mastella, le aveva svuotate, oggi il problema di
sovraffollamento è tornato alla ribalta. Umbria, Marche, Abruzzo,
Molise, Basilicata e Calabria non hanno preventivato alcun lavoro per
adeguare le strutture esistenti, a fronte invece di regioni come la
Sicilia e la Toscana che prevedono di incrementare rispettivamente di
624 e 299 posti letto le loro strutture.
In
conclusione non si possono tacere quelle 10 richieste di istruttoria, o
addirittura lavori siglati come "in corso", che prevedono l’inizio dei
lavori e la loro fine nello stesso giorno per sistemare in totale 80
celle e creare 65 posti letto in più.
(Il Tempo, 9 settembre 2008)